SEGNALATE I LUOGHI DEL CUORE E DELLA PANCIA

QUALE LUOGO AMATE E QUALE DETESTATE? COSA SUSCITA IN VOI? SEGNALATELO CON SCRITTI, FOTO, COMMENTI, FATELO IN MODO ANONIMO, CON UNO PSEUDONIMO O CON IL VOSTRO VERO NOME MA PARTECIPATE AL SONDAGGIO DI SALVIAMO IL SALVABILE!
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giovedì 29 dicembre 2011

Salviamo la sequoia di Muralto

Cara Icchia,
leggevo l'altro giorno sul CdT a firma Michele Fazioli la bella storia dell'albero di Natale di Lugano, un magnifico abete rosso di 50 anni nato ad Airolo ma cresciuto a Cademario. Gli acciacchi dell'età hanno spinto i proprietari a farne dono alla città concedendogli di finire addobbato a festa. Una sorte più triste si prospetta invece per la maestosa sequoia di 133 anni (!) del parco del Grand Hotel di Muralto che ha visto la conferenza di pace del 1925:  la si vorrebbe sacrificare sull'altare dei progetti di rilancio del vecchio albergo.

foto da cdt.ch
Ma sull'onda dell'indignazione suscitata a suo tempo dai progetti di abbattimento dei cedri della clinica Moncucco sta nascendo la proposta di salvarla dalle motoseghe. L'idea è di Francesca Machado, coordinatrice dei verdi del Locarnese. Non possiamo che condividerla, a fronte della silenziosa e continua strage di alberi in atto ovunque anche a Lugano. Facciamo quattro calcoli?  Basta prendere in mano l' interrogazione sulla salvaguardia del verde dei consiglieri comunali Gianni Cattaneo e Melitta Jalkanen -leggi qui la risposta del municipio- per rendersi conto che il bilancio è pesante: il solo parco Ciani si è visto depauperato di tre platani, una quercia, un cedro e un esemplare di Liquidambara a tronco doppio. Abbattuta una conifera al parco San Michele, tagliati diversi grandi alberi in via Cortivo per far posto agli archi di luce di Herzog e Demeuron, recise per sbaglio le radici di un antico gelso della masseria di Cornaredo. Vittima dell'uso del decespugliatore un rarissimo esemplare di Carpesium Cernuum a Pregassona. Abbattute pure una magnolia e una conifera dietro lo Studio foce.  Eppure la presenza dei nostri amici verdi è preziosa e irrinunciabile e come tale va salvaguardata alla stessa stregua del nostro patrimonio architettonico!
Ortica

venerdì 16 dicembre 2011

Quel pasticciaccio brutto di Via Peri

Giordano Macchi e Melitta Jalkanen non hanno perso tempo. Oggi, il pasticciaccio di Via Peri è diventato oggetto di un'interrogazione che chiede al Municipio se le disposizioni relative al mantenimento del tetto siano state rispettate e se - in barba al vincolo conservativo - sia stato ricavato un piano abitabile supplementare. Sarebbe un danno irreversibile:  "i volumi si possono ricreare ma se il tetto è stato alzato, sono andate perse le strutture storiche dell'edificio. In che modo intende il Municipio far risarcire questo danno alla città e ai luganesi di oggi e di domani?"
Anche noi, come gli autori dell'interrogazione, aspettiamo con trepidazione le risposte.
Ortica

Via Peri: quando il sindaco-architetto risponde per l'architetto-sindaco

Cara Icchia,
ultimamente non ho avuto molto tempo di scriverti, ma il polverone suscitato dalla presunta multa di 100'000 franchi a Giorgio Giudici - nel frattempo smentita dal diretto interessato - per le irregolarità nel cantiere di Via Peri non accenna a diminuire. Anzi!

fotoarchivio TI-PRESS
Ti ricordi? Già nel  2009 il progetto di ristrutturazione della Archiconsult era stato oggetto di un'interrogazione - primi firmatari Giordano Macchi e Melitta Jalkanen - in quanto si temeva che, nonostante sottoposto a vincolo conservativo, questo "ultimo pezzettino del nucleo storico" potesse "essere trasformato in modo irriconoscibile". La risposta del Municipio a firma del sindaco-architetto era giunta poche settimane dopo. Alla specifica domanda: "Sono state fatte delle fotografie "a futura memoria" per verificare che alla fine dei lavori non siano stati causati danni alle parti preziose e protette?"  Giudici aveva risposto che non c'erano "motivi di eseguire degli accertamenti aggiuntivi a quelli già esperiti nell'ambito dell'esame del progetto e degli allegati presentati. I piani della domanda di costruzione sono sufficientemente dettagliati per garantire un'esecuzione conforme alle disposizioni vigenti (la sottolineatura è mia). Che insegnamento trarre da tutto ciò?
1. Essere sempre vigili.
2. Dubitare delle affermazioni del sindaco-architetto quando parla di un progetto dell'architetto-sindaco.
Intanto, di fronte agli sviluppi del caso, i firmatari dell'interrogazione stanno valutando il da farsi.
Ortica

martedì 6 dicembre 2011

L'agonia della Romantica

Cara Icchia,
la Romantica di Melide finirà come Villa Branca? Rabbrividisco solo a pensarci... sarebbe l'ennesimo schiaffo alla credibilità del Cantone in materia di salvaguardia del patrimonio. Ma Villa Galli è in mani private! dirai tu. Vero: ma proprio questo è il punto. Aver concesso una licenza edilizia. Ora - leggo- le trattative intavolate da Cantone e Comune con i proprietari per una soluzione pianificatoria condivisa si sono arenate... l'unica cosa che avanza è lo stato di incuria e di degrado.

2011 (foto Maffi da cdt.ch)


2009 (Fotogonnella da cdt.ch)
Sorge un dubbio: che sia una strategia per spianare la strada alla sua demolizione?
Ortica

venerdì 2 dicembre 2011

Il cemento inghiotte la città e i luganesi non ci stanno più

È andato in onda Salviamo il salvabile! il servizio di Falò dedicato al ruolo delle associazioni dei cittadini contro la speculazione immobiliare che continua a cementificare crescenti fette di territorio. Una rete trasversale che coinvolge luganesi sempre più indignati - il termine è di moda, ma una ragione c'è - pronti a far sentire la propria voce, a scendere nelle strade, a raccogliere firme, a inoltrare petizioni per salvaguardare scampoli di territorio e di città dall'assalto delle ruspe. Ad ispirare il servizio, la lotta per la tutela di Gandria, Bré e Moncucco - emblematica di questo fermento civile.

Dal sito di Falò: foto tipress

E i politici sembrano finalmente prenderne atto, Giudici compreso. Inchiodato alle sue responsabilità dai risultati impietosi del sondaggio  di Falò - il 65,2% dei luganesi è favorevole al blocco delle costruzioni, l'80% pensa che si è costruito troppo e l'85,6% che si è demolito troppo -, il sindaco si è mostrato sotto una luce inedita: possibilista e aperto nei confronti della controparte, cosa impensabile ancora sino a poco tempo fa.... Politico di lungo corso e vecchia volpe della politica, G.G ha capito che nella "sua" città tira un'altra aria. Lugano vuole cambiare e lo dice forte e chiaro mobilitandosi contro le nefandezze perpetrate da chi, per dirla come Settis, considera il territorio alla stregua di una merce da occupare, prezzare e cannibalizzare.
Ortica

mercoledì 23 novembre 2011

A Falò si salva il salvabile

Cara Icchia,
domani andrà in onda una puntata di Falò indirettamente dedicata a noi... ovverossia - leggo su "ticinosette" - "a quelle associazioni di cittadini che lottano contro progetti edilizi che ritengono inopportuni". E sai come si intitola la trasmissione? "Salviamo il salvabile!". Come interpretarlo? Un riconoscimento velato all'attività di SIS? Rimane il fatto che di "Salviamo il salvabile" ha parlato anche il primo numero della nuova rivista "La Cité" in un articolo a tutta pagina titolato "Lugano, la loi du béton". Il nuovo bimensile è apparso sul mercato editoriale romando quest'autunno allo scopo di "devenir le porte-parole d'un  lectorat exigeant qui entend reprendre ses droits sur les mutations de la presse en Suisse. S'abonner à La Cité, c'est notifier à celles et ceux qui prennent les décisions en haut lieu qu'un nombre croissant de lecteurs veulent, par le bas, avoir leur mot à dire". 
Ortica

lunedì 14 novembre 2011

Un muro a secco da salvare, memoria del nostro passato rurale

Cara Icchia,
a Pregassona, a pochi passi dal campanile di Pazzalino (bene cantonale protetto) si è conservato nel tempo - forse perché in un luogo discosto -  un acciottolato delimitato da un muro a secco, uno dei pochi rimasti a ricordare un passato rurale non tanto lontano.


È un angolo suggestivo che rischia però di essere deturpato (con l'avvallo dell'autorità) da un nuovo, inutile complesso edilizio. L'ennesima rapina del territorio non è però sfuggita ai consiglieri comunali Giovanni Bolzani (Plrt) e Marco Chiesa (Udc) autori di un'interrogazione nella quale chiedono spiegazioni al Municipio. Leggi quanto scrivono:

"Lodevole Municipio
il campanile di Pazzalino è un bene culturale di interesse cantonale, la sua architettura romanica si erge come sentinella a guardia dei declivi sottostanti dove convivono qualche filare di vigna, orti e boschi fra palazzine, case unifamiliari, ville e resti di un passaro contadino.
Dalla rotonda di San Siro una piccola strada, la via al Campanile, si inerpica ombrosa sotto il Bré per giungere ad un incrocio dove convergono due sentieri e due riali con varie camere di contenimento, qui sulla sinistra, il cammino prosegue su un acciottolato su cui poggia un muro a secco. A monte del muro a secco, su di un irto terreno boscoso, sta per sorgere un complesso edilizio costituito da 3 condomini, un progetto che nonostante i ripetuti appelli e consigli delle varie commissioni preposte è rimasto "debole" e a detta di molti un vero esempio di non-architettura. Purtroppo il piano regolatore del quartiere lo permette e pertanto non possiamo che "subire" un ulteriore esempio di speculazione edilizia sul nostro territorio.
(...)
La via al Campanile rappresenta ancora un angolo di percorso "suggestivo" grazie al suo muro a secco e al contesto naturale circostante. Il cammino attraverso anche alcune pregevoli scalinate porta al campanile romanico ed alla Chiesa di S.Maria di Pazzalino, posto da cui si gode una bella vista sul nostro territorio. Si tratta di uno di quei percorsi a mobilità lenta che oggi dovremmo tendere a valorizzare ai fini educativi (spesso viene percorso dalle scolaresche), turistici e di recupero della memoria del territorio.



                                                                    Alla luce di quanto sopra chiediamo:
1. Corrisponde al vero che il mappale 224 RFD Viganello può essere edificato in maniera così importante come previsto dal progetto sopracitato?
2. Se sì, come verrà salvaguardato il muro a secco oggi esistente sulla via al Campanile?
3. Corrisponde al vero che il muro verrà demolito in almeno 3 punti per consentire l'accesso alle autorimesse e alle costruende case?
4. Per quale motivo non viene considerata l'opzione di accesso al terreno, sia per il cantiere che un domani per l'accesso alle abitazioni attraverso la via San Siro?
5. Quali misure di sicurezza verranno preso per salvaguardare la sicurezza da possibili frane ed esondazioni se il cantiere e l'accesso ai nuovi edifici venisse confermato attraverso la via Campanile proprio in prossimità delle vasche di contenimento che sono già state teatro delle esondazioni del 2008?"

V'è da sperare che alla luce della nuova sensibilità dimostrata con l'accettazione della nuova lista dei beni da tutelare, il Municipio si adoperi per la salvaguardia di questa umile ma poetica testimonianza del nostro passato. 
Ortica

Operazione fiorita al Parco Ciani

Cara Ortica, un po' di colore per gli amici del verde.
Nel 2012 JardinSuisse compirà 80 anni e per celebrare questo giubileo sono stati organizzati diversi eventi legati al mondo del giardinaggio.
Il primo, ha avuto inizio settimana scorsa proprio al Parco Ciani di Lugano dove oltre 90 apprendisti giardinieri si sono alternati nella piantagione di 100'000 (!) bulbi di narciso. Ho saputo che l'operazione avviene in collaborazione con la ditta Caminada di Cadempino che nel 2012 festeggerà 125 anni di attività...
Ci aspetta una bella primavera fiorita...
Icchia

martedì 8 novembre 2011

L'ex Romantica e le promesse non tenute del Governo


Totale abbandono, degrado preoccupante, impegni disattesi. Sono parole dure quelle con cui Riccardo Bergossi, Tita Carloni, Bernhard Furrer, Pier Giorgio Gerosa, Simona Martinoli e Heiner Rodel si sono rivolti con una lettera aperta al Consiglio di stato per denunciare lo stato di incuria di Villa Galli a Melide. Incuria che rischia addirittura di metterne a repentaglio l'esistenza. Villa Galli, per il cui salvataggio si erano mossi mari e monti, oggi è abbandonata al suo destino nonostante il Consiglio di stato si fosse impegnato a trovare una soluzione per l'aprile 2010. È ora di intervenire senza indugi: l'ex Romantica non è che l'ombra di sé stessa e le foto allegate allo scritto ne sono la prova migliore.



Ortica
Ecco di seguito lo scritto indirizzato al Consiglio di stato: 

Lettera aperta al Consiglio di Stato, novembre 2011
Gli impegni non rispettati del Cantone su Villa Galli - La Romantica
Signora Presidentessa, Egregi signori,
è scaduto da oltre un anno e mezzo il termine che il Consiglio di Stato aveva annunciato per trovare una soluzione pianificatoria, che consentisse di salvaguardare Villa Galli di Melide – la ex Romantica – e il suo parco. Il comunicato stampa dell'ottobre 2009 indicava il mese di aprile del 2010 come termine per la presentazione di una soluzione.
Nel frattempo l'edificio e il parco, considerati dalla Commissione cantonale dei beni culturali degni di tutela anche per la eccezionale collocazione geografica e il valore di testimonianza storica degli albori del Cantone, giacciono in stato di totale abbandono, e il degrado della struttura avanza in modo preoccupante. Le recenti fotografie qui allegate lo mostrano chiaramente: abbandonata al suo destino, senza alcuna misura provvisionale, privata dei pluviali e quindi vittima dell'umidità e del marciume, la villa in questi tre anni si è gravemente deteriorata.
Che cosa si aspetta? Che ancora una volta un bene culturale deperisca a tal punto da rendere arduo o impossibile il recupero? Sappiamo fin troppo bene che in Ticino ciò è già successo con altre preziose testimonianze storiche e culturali, ormai perse per sempre. Secondo l’art. 17.1 della Legge cantonale sulla protezione dei beni culturali il Consiglio di Stato “deve senza indugi” ordinare delle misure provvisionali quando un bene culturale degno di protezione è esposto al rischio di alterazione, manomissione o simile.
Forse non è bastato il grande interesse che la vicenda aveva suscitato nell'opinione pubblica tre anni fa, sfociato nella petizione popolare dei cittadini dello stesso comune di Melide? Forse non si è tenuto conto delle ricerche preliminari, condotte gratuitamente, che hanno permesso di dimostrare l'importanza di Villa Galli, né delle moltissime prese di posizione, in Ticino, in Svizzera e all’estero, affinché la villa venisse preservata?
Proprio nel momento in cui si diffonde la coscienza comune che, giorno dopo giorno, vengono distrutti beni che dovrebbero invece essere conservati e valorizzati con la massima cura, non sarebbe opportuno che il Consiglio di Stato venisse meno agli impegni assunti e deludesse i cittadini nelle loro aspettative.

In attesa di un vostro riscontro, salutiamo distintamente.

Riccardo Bergossi, Tita Carloni, Bernhard Furrer, Pier Giorgio Gerosa, Simona Martinoli, Heiner Rodel

La terra strappata sotto i piedi

Anche in Ticino il territorio è a rischio: l'allarme giunge a margine della tragedia di Genova, l'ennesimo disastro italiano dovuto all'incuria territoriale. A dirlo - in un'intervista di oggi sul Corriere del Ticino - è il geologo Christian Ambrosi, ricercatore dell'Istituto Scienze della Terra. Si continua a costruire troppo e male, il cemento sta soffocando letteralmente il territorio. "Le piogge intense e violente ci sono sempre state. Quello che sta cambiando in modo drammatico e repentino è la risposta del territorio a simili eventi". Che altro non è che la risposta al suo saccheggio. "Il livello di sfruttamento - sottolinea ancora lo studioso - è ormai massimo anche da noi e ormai si può affermare che è il territorio stesso a non essere più ecocompatibile". Urge un ripensamento se non vogliamo ritrovarci a gestire emergenze devastanti come quella genovese.

Luglio: fango a Capolago -  da Localnews.ch
"Occorre mettere finalmente da parte il mito anacronistico, folle e rovinoso della crescita illimitata fatta solo di sprechi, e decidersi a considerare il territorio come il bene più prezioso perché scarso e limitato, quindi come bene collettivo da conservare gelosamente(...)
Altrimenti assisteremo alla distruzione del nostro stesso spazio di vita, e a poco a poco la terra ci sarà strappata di sotto i piedi (
la sottolineatura è mia
)"
Queste non sono parole di Ambrosi, bensì di Antonio Cederna. Scritte nel 1987.
Ortica

mercoledì 26 ottobre 2011

Cara Ortica!
Per cambiarti un po' le idee, ... e per fare un viaggio nel passato, eccoti un sito carino dedicato ai laghetti alpini ed una bella piccola raccolta di immagini e cartoline d'altri tempi!
Icchia

martedì 25 ottobre 2011

Via Peri, Villa Favorita, Via D'Alberti

Cara Icchia,
giorni fa ha destato un certo scalpore la notizia del parziale blocco dei lavori di ristrutturazione  di un antico stabile del '600 in via Peri. La misura è stata intimata dal Consiglio di stato dopo un'istanza d'intervento presentata da un confinante a fronte di anomalie che farebbero pensare a presunti abusi edilizi.
L'immobile è sottoposto a vincolo conservativo, e questo da tempo, poiché inserito nel nucleo... ragione per la quale,  è stata presentata al municipio un'interrogazione che chiede lumi in proposito. Bene, dirai, tu, significa che i nostri politici vigilano sul nostro patrimonio. La cosa preoccupante è che si tratta della seconda interrogazione in poche settimane concernente modifiche edilizie a un edificio protetto... e che edificio! Niente di meno che Villa Favorita, inclusa da poco nella lista dei nuovi beni da tutelare nell'ambito della variante PR al pari della villa di Via D'Alberti (ricordi "La lettera di Ariane"?). Salvo che in quest'ultimo caso era stata inoltrata opposizione, peraltro prontamente rispedita al mittente in base all'articolo della Variante dei Beni Culturali che "concede facoltà al municipio di derogare alle prescrizioni di PR, al fine di autorizzare interventi architettonici ed urbanistici di qualità che facilitino il raggiungimento degli obiettivi pubblici e risultino meno limitativi per i proprietari”. Guarda caso, dietro al progetto di via Peri e di via D'Alberti vi è lo studio di architettura Archiconsult. Rimane da sperare che il cpv 1 dell'articolo 25 della Legge cantonale sulla protezione dei beni culturali (LBC)  ("Il proprietario di un bene protetto di interesse locale ha l'obbligo di sottoporre ogni progetto di restauro al Consiglio di stato, il quale si pronuncia entro 30 giorni dalla ricezione degli atti, ritenuto che la decorrenza infruttuosa di questo termine vale come approvazione") sia stato rispettato.   
Ortica

venerdì 14 ottobre 2011

Cultura e territorio

Cara Icchia, discutendo con un'amica sul progressivo degrado territoriale, il discorso è inevitabilmente scivolato sul valore e sul significato del territorio per la cultura. La cultura è e deve essere anche cultura del territorio, ma purtroppo non sempre è così.   Invece il territorio è sempre  specchio della nostra cultura, della nostra società. Riflette quello che siamo, come viviamo, quali sono i nostri valori:  purtroppo, oggi, ci rimanda un'immagine impietosa. In passato, per il territorio si nutriva rispetto poiché era considerato un valore da preservare. Il suo uso era parsimonioso, dettato esclusivamente dal bisogno. Oggi ne facciamo un uso scriteriato, per soddisfare bisogni fittizi. Lo stiamo consumando. Fino a quando?
Ortica

giovedì 13 ottobre 2011

... sempre a proposito della trincea ...

Cara Ortica,
ricordo agli interessati, che all'indirizzo dell'associazione "cittadini per il territorio-massagno",

http://www.cittadiniperilterritorio-massagno.ch/it/stazione-ffs-e-trincea/la-strada-sulla-trincea.html

È possibile informarsi maggiormente al riguardo della questione della trincea ferroviaria.
Icchia

lunedì 10 ottobre 2011

Salvatore Settis, difesa del territorio e impegno civile

Cara Icchia,
non è un caso che abbia scelto per queste mie riflessioni lo stesso titolo del 26 settembre scorso. Tempo fa, stavo leggendo un'intervista a Settis, un'autorità in materia di salvaguardia di beni culturali e paesaggistici. Riporto alcune sue considerazioni, oggi più che mai d'attualità anche per la nostra realtà, e che rispecchiano -guarda caso- il medesimo impegno civile nei confronti del territorio che da sempre guida l'operato e il pensiero di Tita Carloni.
"Bisogna fare attenzione a quanto di capzioso si può nascondere in chi si scaglia contro una presunta ibernazione del paesaggio (...). Il paesaggio non va protetto perché estetizzato, ma perché portatore di valori civili, garante della vita associata. È il filo che lega esperienze sociali,, delle classi ricche e colte e delle persone umili, a cominciare dai contadini".
E prosegue: 
"È saltato l'equilibrio città-campagna. La campagna è invasa dalla città, ma non è diventata città e non è più campagna. Si è posto il mercato al di sopra di ogni altro valore e lo spazio sociale, che era carico di senso, è stato travolto dal meccanismo consumistico di una  violenta rottamazione, è diventato esso stesso una merce, vale non perché possiamo viverlo, ma solo in quanto può essere occupato, prezzato, cannibalizzato".
Le conseguenze sono devastanti. Ma per Settis c'è ancora speranza.
"Il degrado di cui parliamo è parte di un degrado che investe le regole del vivere comune. E l'opposizione cresce. Ovunque sorgono comitati di cittadini, che scavalcano la mediazione dei partiti, attivano forme di rappresentanza nuove, acquistano competenze, manifestano, vanno al Tar e vincono. Si muovono con passione e abilità politica. Il paesaggio rappresenta una cartina di tornasole, un test per intendere come il cittadino vive se stesso in rapporto all'ambiente e alla comunità che lo circondano".
Le parole di Settis non hanno bisogno di altri commenti.
Ortica

domenica 2 ottobre 2011

Si parla ancora della trincea

Cara Icchia,
da sempre contro la trincea,  i nostri amici massagnesi di Cittadini per il territorio riuniti  mercoledì in assemblea hanno deciso all'unanimità di dare il proprio sostegno sia al refererendum sia all'iniziativa lanciata contro l'attuazione del piano regolatore che ne permetterebbe la realizzazione. Non entrerò nel merito, ma sappi però che la raccolta di firme scade il 25 ottobre per il referendum e il 30 novembre per l'iniziativa.  


Contrari o favorevoli, l'importante è confrontarsi: la tutela del territorio non concerne forse tutti?
"Ogni società umana ha come preoccupazione primaria la gestione del territorio dal quale trae sostentamento e sul quale definisce gli spazi di produzione e di abitazione. Proprio perché frutto dell’ingegno umano molti sono i modelli di sviluppo e varie sono le soluzioni d’intervento sul territorio, alcune più ammirevoli, altre meno felici o addirittura sconcertanti.
Il territorio può essere modificato dall’uomo perché meglio risponda alle sue esigenze d’insediamento, ma è evidente che se ciò è fatto in armonia con la natura dei luoghi, con la cultura umana e nel rispetto per la qualità di vita di tutta la popolazione, rappresenterà un sicuro valore esistenziale e in ultima analisi anche un bene economico indiscutibile"
(dal testo di presentazione dell'Associazione).
Ortica

lunedì 26 settembre 2011

Tita Carloni, difesa del territorio e impegno civile

Cara Icchia,
la demolizione dell'ecomostro in vetta al Sighignola ha fornito lo spunto al Corriere del Ticino di sabato di una doppia pagina interamente consacrata al problema della tutela del territorio. Quasi doverosa, in questo contesto, l'intervista all'architetto Tita Carloni. Mi hanno colpito, nelle sue parole, il disincanto con cui guarda alla responsabilità dei politici e dei partiti, degli stessi architetti e di buona parte della popolazione ma anche la speranza che ripone nei movimenti di cittadini "coscienti e combattivi". "Se posso fare un appello direi: ascoltate con maggiore attenzione i piccoli gruppi di opposizione che si muovono qua e là sul territorio, capitene le ragioni, aiutateli anche con qualche franchetto. Sono loro, secondo me, le vere speranze per un territorio migliore". Perché se oggi la città è in mano a una nuova classe di operatori economici, specchio di una "cultura di puro mercato e di puro consumo, senza alcun progetto civile" , l'unica risposta possibile sono forme di resistenza come "l'obiezione di coscienza architettonica, la critica militante, l'impegno politico e culturale...".  E dato che "il territorio è sempre il riflesso della società che lo abita", vi è da sperare - dico io -  che l'accresciuta sensibilità territoriale testimoni di  un cambiamento in atto.  Infatti, "la misura dell'architettura cambierebbe se gli uomini prima cambiassero se stessi (...), se leggessero un po' più di poesia e di scienza e meno bollettini di borsa".  Dimmi, che poesia hai letto oggi?
Ortica

Un po' di verde sottratto al cemento

Cara Icchia,
ti ricordi? Nel nostro primo post intitolato "Buone e cattive notizie" mi rallegravo della proposta di trasformare in parco pubblico gli oltre 25'000 metri quadrati di terreno dell'ex Villa Viarnetto a Pregassona.

foto: rsi.ch
A poco meno di un anno dal lancio di questa bella idea, il progetto sembra essere sulla buona strada: presto, i documenti relativi alla variante al PR che renderà possibile la nuova realizzazione saranno posti in pubblico deposito così da poter essere consultati. Che dire? A fronte dell'inarrestabile avanzata del cemento, questa sì che è davvero una bella notizia...
Ortica

martedì 20 settembre 2011

Interventi a Villa Favorita: il municipio bacchettato

Cara Icchia,
ma come, Villa Favorita è un bene tutelato eppure si autorizzano modifiche sostanziali?  Un'informazione stando alla quale la copertura del tetto della Pinacoteca di Villa Favorita sarebbe stata approvata sulla base di una semplice modifica ha fatto saltare la mosca al naso a numerosi consiglieri comunali, tra cui Giovanni Bolzani e Raffaella Martinelli, relatori del rapporto commissionale, e il presidente della pianificazione Giordano Macchi.  In un'interrogazione inoltrata oggi, gli undici firmatari ricordano che il rapporto commissionale auspicava la riapertura del dialogo tra città e Cantone dopo che quest'ultimo aveva criticato  l'eventualità di "allentare i vincoli posti sulle facciate e sul tetto della pinacoteca". E rammentano anche che stando all'art. 65 della LALP una domanda di costruzione va sospesa per un massimo di 2 anni quando essa sia in contrasto con uno studio pianificatorio. O forse al municipio è sfuggito che l''intero comparto di Villa Favorita rientra nella procedura di variante di PR? Come dicono i francesi: affaire à suivre ...
Ortica

domenica 18 settembre 2011

Minotti a muso duro contro Giudici

Non c'è che dire, niente li accomuna. Il fatto che lo scorso 15 settembre in un'intervista al GdP il sindaco Giorgio Giudici abbia paragonato alla "lista della spesa" la lista dei beni da tutelare ha a dir poco imbufalito il segretario della STAN Paolo Camillo Minotti. Se per il sindaco - e su questo non ci piove - "è negli anni sessanta e settanta che è avvenuta la vera distruzione della città. Pensiamo a Via Pretorio. C'erano degli immobili che la rendevano straordinaria. Un nucleo di palazzi strepitosi (...)" è proprio "questa una ragione in più per proteggere più sistematicamente le testimonianze di valore rimaste" ribatte Minotti sul portale Ticino online. "Oggi facciamo la battaglia per la singola casetta. Facciamo un po' sorridere." continua Giudici? "Forse non è tanto il sindaco a parlare, quanto l'architetto e promotore immobiliare (...)" rincara Minotti, al quale l'intransigenza del sindaco nel difendere qualche decina di edifici in più riesce difficilmente comprensibile.
A quando il prossimo botta e risposta?
Ortica

mercoledì 14 settembre 2011

Giovanni Bolzani: ora la priorità va a un nuovo piano regolatore coraggioso

Cara Icchia, c'è grande soddisfazione da parte del relatore della Commissione della pianificazione per l'approvazione della lista dei beni culturali. Non solo non sembrava evidente poter allargare la lista originale proposta dal Municipio ma, a dire il vero, si è anche rischiato di perdere tutto. Grazie a questo risultato - ci scrive- si potrà procedere alla variante di Piano regolatore per sancire la tutela degli edifici protetti. Leggi le sue considerazioni:

"Adesso il Municipio dovrà mettere in pratica quanto chiesto dalla Commissione della Pianificazione ed in particolare tutti quegli inviti inclusi negli emendamenti della risoluzione votata dal Legislativo. In particolare mi riferisco alle verifiche e al rispetto delle norme in termini di inventario ISOS, al riesame del PR e degli indici vigenti, all’avvio della procedura di identificazione dei beni culturali esistenti nei nuclei e alla loro protezione, alla riapertura del dialogo con il Cantone  sul tema di Villa Favorita.
Raggiunto questo importante obiettivo, che come detto in Consiglio comunale “ rappresenta un passo verso una Lugano migliore, un gesto verso la salvaguardia del territorio e soprattutto un modo per evitare che una minoranza  di persone senza scrupoli sottragga alla collettività qualcosa che nessuno potrà mai riconsegnare”, bisogna pensare ai prossimi!
E qui sicuramente bisogna lavorare sul nuovo Piano regolatore: solo attraverso un PR coraggioso che sappia armonizzare ed incanalare i nuovi progetti si può dar vita ad una città che viva, in crescita, con un giusto equilibrio tra spazio pubblico e privato e che sia caratterizzata da una architettura di qualità. Rispettare le regole tra spazio edificato e spazio verde rappresenta spesso la migliore base per creare quell’armonia che distingue il bello di alcuni angoli della nostra città.
Poi ricordiamoci che la lista dei beni da tutelare è in continua evoluzione e la lista di “nuove proposte” che contiene gli edifici schedati dopo il  2009 è già lunga e necessariamente dovrà costituire un prossimo passo per una ulteriore variante di PR. La strada è lunga ma averla intrapresa aiuta e anche molto nel proseguirla con successo.
Giovanni Bolzani, relatore della Commissione della pianificazione"

Lo ringraziamo per queste sue conclusioni... La strada è ancora lunga, ma averla imboccata è un risultato straordinario.
Ortica

martedì 13 settembre 2011

Beni da tutelare: voltiamo davvero pagina

Cara Icchia, 
da oggi si volta pagina. A Lugano, la protezione dei beni culturali non è più un enunciato privo di fondamento, ma una realtà sorretta dal consenso politico. I 25 oggetti sottratti alle ruspe grazie alla loro riammissione nella lista dei beni da tutelare votata ieri all'unanimità dal Consiglio comunale ne é la prova. Un risultato importante, frutto di un laborioso compromesso -all'origine erano 33- tra Municipio e Commissione della pianificazione, come pure degli sforzi comuni che, negli ultimi mesi, hanno coinvolto non solo politici sensibili alla difesa del patrimonio, ma anche cittadini e associazioni sempre più in prima linea per difendere la memoria storica e affettiva della città dagli assalti di una speculazione edilizia senza freni e senza scrupoli. Si sarebbe potuto fare di più? Sì. Ma questo è un primo passo nella giusta direzione. Si deve fare di più, anche a fronte di  qualche interrogativo -più che lecito- sui motivi che hanno indotto a non reintegrare alcuni edifici addirittura segnalati dalla Guida d'arte della Svizzera italiana. Un giudizio di valore non sufficientemente autorevole? O forse il nostro cantone è quello che i francesi chiamano le monde à l'envers? ciò che per gli svizzeri è degno di tutela, non lo è per i ticinesi... Tra i casi più éclatanti l'ex Villa Branca, demolita nonostate gli estensori la considerassero "un unicum nel suo genere", o a Massagno, nell'ex quartiere santa Lucia, la casa di Via Stazio 7, nonostante fosse "degna di nota, la decorazione pittorica in facciata al terzo piano eseguita probabilmente da Pio Tenzioni con Figure femminili putti e motivi floreali, inizio xx secolo". Per non parlare, ultima in ordine di tempo, della Clinica San Rocco la cui sorte è ormai sancita dopo il ritiro del ricorso che bloccava l'edificazione dell'ennesimo complesso residenziale. Eppure - cito -  la clinica San Rocco "realizzata nel 1934-35 da Eugenio e Agostino Cavadini, è uno dei primi edifici razionalistici del cantone (...)".
Ebbene, se è vero che Lugano ha voltato pagina, rimbocchiamoci le maniche. Siamo appena agli inizi.
Ortica

domenica 11 settembre 2011

La denuncia di Fabio Pusterla a rete2

Cara Icchia,
ti segnalo l'intervista a Fabio Pusterla ai microfoni di Enrico Bianda ("In altre parole", rete 2, 11 agosto). Parole dure, quelle di Pusterla. A fronte di una devastazione avvenuta e irrimediabile, è indispensabile preservare i pochi edifici rimasti "almeno per la loro funzione simbolica". Una sorta di  "segnale di rimorso" da parte della collettività, rea di non avere saputo conservare la sua memoria storica.  Una devastazione dove è riconoscibile un conflitto di interessi? Sì, risponde Pusterla, ma non solo a Lugano, bensì in tutto il cantone. Che fare? Mettere in luce "i nomi, le filiere di ditte che in un modo o nell'altro -dall'edilizia all'asfalto, dagli studi di architettura e di ingegneria- hanno costantemente degli interessi che conducono nei gangli più delicati di questo dibattito sulla conservazione o sulla distruzione del territorio. Perché l'impressione che si ha è che, tutto sommato, i nomi delle persone, dei gruppi di potere che davvero hanno qualcosa di grosso da guadagnare da tutto questo non siano poi infiniti e conducano a una riconoscibile mano che si stende sulla città".  Mi sono andata a rivedere "Mani sulla città" girato da Francesco Rosi nel lontano 1963.
Ortica

sabato 10 settembre 2011

Sensibilità e collettività

Cara Ortica!
Pianpiano si moltiplicano i siti dedicati ad un sempre più evidente stato di "malessere urbano".
Leggo per esempio dell'esistenza dell'originale sito
www.casebrutte.ch
Vai a vederlo,...a buon intenditor....
Si spera che tutto questo possa sempre più contribuire ad incrementare una certa sensibilità politica verso un argomento così delicato e prezioso.
Icchia

mercoledì 7 settembre 2011

Assalto al paesaggio e degrado morale

"Le uniche ricchezze che abbiamo, il paesaggio, i siti archeologici, i musei, i borghi medievali, la bellezza sono sotto attacco. Un incubo culturale, un'angoscia economica". Sono parole tratte dal sito della Rizzoli a presentazione di  "Vandali. Assalto alle bellezze d'Italia" pubblicato da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo presso l'omonima casa editrice.  Un libro che si vuole esempio di giornalismo civile, "serrata denuncia di uno scempio"  su cui Salvatore Settis si è espresso in questi termini:
"Degrado morale e civile, paralisi della politica, disprezzo della cultura sono aspetti complementari di uno stesso declino. Il disastro del paesaggio e dei beni culturali ne è potente metafora e sintomo macroscopico" scrive. E ancora: "Si sta finalmente destando la coscienza dei cittadini?".
Fortunatamente sì. Lo testimoniano in Italia come da noi, le varie associazioni nate in difesa del territorio.
Ortica

domenica 4 settembre 2011

A proposito di PR unico

Cara Icchia,
finalmente la città ha deciso l'elaborazione di uno strumento pianificatorio unitario per l'intero comune.
È trascorso quasi un trentennio dall'adozione dell'attuale PR e nel frattempo Lugano ha radicalmente cambiato volto ed esigenze: l'aumento della popolazione è all'origine della densificazione del tessuto urbano. Quest'ultima, sommata ad un consumo sempre più invasivo del territorio dettato da esigenze pianificatorie ma soprattutto dalla speculazione edilizia, in questi ultimi anni ha rivelato tutta l'inadeguatezza del PR vigente. Che si rivela uno dei maggiori problemi per una reale tutela dei beni di interesse storico, artistico e culturale.
Foto cdt.ch (Keystone)
D'altronde, nel suo rapporto, la Commissione pianificazione sottolinea come la Legge cantonale sulla protezione dei beni culturali del 1997 determini "la necessità di adeguare i piani regolatori alle nuove normative sia per quanto riguarda i beni di interesse cantonale che quelli di interesse locale". Scommettere sulla crescita qualitativa a scapito di quella quantitativa è la sfida che si pone a chi governa la nostra città. Ma un nuovo PR non basta. "La protezione della qualità di vita - ha recentemente dichiarato Giordano Macchi, vicepresidente della Commissione - abbisogna di un fondo di denaro". Giustissimo: un fondo cui si potrebbe attingere nel caso la difesa di un bene necessiti di un indennizzo o , perché no, di un contributo finanziario che consenta al proprietario di mantenerlo e valorizzarlo nell'interesse di tutti. Per non svendere il nostro patrimonio, la sua tutela va incentivata anche così....
Ortica 

mercoledì 31 agosto 2011

Gutta cavat lapidem: 25 oggetti sottratti alle ruspe

Cara Icchia,
ti ricordi le parole di Giovanna Masoni alla fine dell'intervista concessa lo scorso 16 agosto al GdP in merito alla famosa "lista 33" della Commissione della pianificazione? "Penso che siamo ad una svolta importante". Ed ecco la conferma: il Municipio ha deciso di riammettere tra i beni da tutelare ben 22 edifici di interesse locale e 3 di interesse cantonale. In tutto, 25 oggetti sottratti alle ruspe e alla speculazione immobiliare. E Villa Elisa vi figura! anche se il terreno sul resto del mappale rimane edificabile. Ma in caso di nuova edificazione, il progetto dovrà "essere rispettoso del bene culturale". Spetta ora al prossimo CC esprimersi sul nuovo messaggio "rivisto e corretto" approvato proprio ieri dalla Commissione.
Comunque, al di là di un risultato ancora insperato appena qualche mese fa, è oltremodo significativo il fatto che il Municipio ha sostanzialmente rivisto la sua posizione introducendo e applicando nuovi criteri di valutazione: non solo architettonico, ma anche storico, di tradizione e memoria affettiva. Senza voler essere autoreferenziale, qualche mese fa sottolineavo che "cancellare edifici che cementano il senso di identità è privare la città della sua anima, è defraudare ciascuno di noi di quel senso di appartenenza che ne è il collante, è trasformarla da luogo della memoria e degli affetti a non-luogo privo di qualsiasi connotazione identitaria e relazionale". C'è una "geografia del cuore" che non può e non deve essere cancellata: una città è fatta anche di angoli che, al di là della loro bellezza architettonica, sono radicati nel cuore della gente perché hanno il sapore dei ricordi. Ecco, anche questo è attaccamento alla città. Un attaccamento che, in definitiva, è la migliore difesa di cui disponiamo per preservare una città a misura d'uomo e di cittadino. Il lavoro non finito. Anzi, è appena iniziato. Ne riparleremo.
Ortica

mercoledì 17 agosto 2011

Progetto all'ex birreria di Paradiso: Davide contro Golia

Cara Icchia,
e chi l'avrebbe mai detto? Per i promotori del controverso progetto sull'area dell'ex birreria di Paradiso si sarebbe detta la volta buona.  Lo scorso luglio, dopo una serie di modifiche, avevano  presentato  una nuova domanda di costruzione.  Ma anche questa volta, la domanda dei promotori  - la Parco Lago SA e la PSP Swiss Property AG - è stata bloccata da quattro ricorsi.  Il megaprogetto affidato agli architetti Angelo Renzetti e Giorgio Giudici dovrebbe sorgere sul fondo di proprietà del colosso immobiliare PSP, detenuto per il 17,2% dal gruppo israeliano quotato in borsa Alony-Hetz.  Uno scontro quasi impari, quello tra gli oppositori e il Golia immobiliare, deciso a tutto pur di realizzare sull'area dell'ex birreria sei palazzi di sette piani.  Frattanto, a seguito di una mozione che chiede una migliore qualità di vita dei residenti grazie ad una revisione del Piano regolatore "in senso strategicamente restrittivo" ,  la Commissione delle opere pubbliche ha invitato il Municipio a chiedere un preventivo per l'allestimento del relativo studio.


Ex albergo Meister: foto Stan
Ma i tempi della politica, si sa, sono tempi lunghi. E dopo anni improntati ad una crescita edilizia sul cui altare sono state sacrificate alcune importanti testimonianze del passato - ultime in ordine di tempo l'albergo Meister e l'albergo Schmid -, le speranze che Paradiso possa  "sottrarre gli ultimi spazi verdi alla speculazione edilizia, frenare l’eccessiva invasione del cemento e lo sfruttamento intensivo del territorio" in tempi utili per cambiare le carte in tavola sono davvero pochine.  Conclusione? Per dirla come Eugenio Foglia, uno degli autori della mozione, "se sulla ex birreria non la spunteranno i ricorrenti o non si stancheranno i committenti (cosa praticamente improbabile, vista la loro forza finanziaria), al massimo entro un anno si comincerà a costruire, magari secondo un nuovo progetto che comunque non si discosterà molto dall'originale."  Ma perlomeno, forse complice  il dibattito in corso a Lugano,  anche Paradiso sembra ora rendersi conto della necessità di cambiare rotta.
Ortica

giovedì 11 agosto 2011

Giovanna Masoni: imparare dagli errori del passato

Cara Icchia,
la decisione sulla reintegrazione o meno da parte del municipio dei 33 oggetti riabilitati da parte della Commissione della pianificazione sembra essere in dirittura d'arrivo. In un'intervista rilasciata ieri al Giornale del Popolo, la municipale Giovanna Masoni sembra confermare una loro parziale riammissione tra i beni da tutelare.  
Una nuova sensibilità sembra farsi strada, complice le molte, moltissime prese di posizione dei mesi scorsi contro il progressivo azzeramento storico-culturale del nostro patrimonio. Ad avere sortito il ripensamento del  Municipio sono forse anche gli errori di valutazione commessi in passato: errori ammessi dalla stessa municipale. Il riconoscerlo, fa onore alla municipale luganese alla testa dei dicasteri territorio e cultura.

"Ci sono stati errori, soprattutto in passato. Delimitare le zone edificabili e proteggere il nucleo (con il PR degli anni ’70, entrato in vigore all’inizio degli anni ’80) fu un primo passo avanti, che ha dato discreta prova. Ma che non era sufficiente: da un lato non erano stati protetti i beni culturali fuori del nucleo; dall’altro indici di costruzione piuttosto alti, combinati con l’evoluzione del mercato immobiliare, hanno per decenni di fatto purtroppo incentivato le demolizioni. Non abbiamo avuto la capacità e la cultura di conservare il patrimonio storico di qualità, e resistere alle sirene del mercato, ma nemmeno quella – salvo eccezioni – di costruire il nuovo con la stessa qualità che andava distrutta. Direi, a posteriori, che non eravamo preparati a gestire la crescita e il benessere (di per sé positivi) diffusisi così in fretta. Oggi stiamo facendo il possibile per arrestare le distruzioni, in una situazione pregressa e pregiudicata molto difficile, rispettando i diritti costituzionali anche dei proprietari. Ci aiuta una ritrovata sensibilità: nei cittadini e finalmente anche nei politici. L’Inventario dei Beni Culturali è solo un primo passo, ma è importante, perchè direi che segna un vero e proprio, necessario, cambiamento di rotta. Su incarico del Municipio, altri passi sono allo studio del Dicastero della Pianificazione. Oltre alle norme però, importante è proprio il cambiamento di mentalità: solo così si può riuscire a conservare il patrimonio di qualità esistente e a dare qualità anche al nuovo. La qualità del nuovo la fanno molto i committenti pubblici e privati, gli architetti, tutto il settore immobiliare, oltre che la popolazione, le associazioni spontanee di cittadini, i partiti, la volontà politica e infine le norme; tutti devono e possono fare la loro parte. Alla fine, come in molte cose, è molto anche questione di educazione e cultura, nel senso più ampio del termine: avere cura per la nostra città, preoccuparci del paesaggio, del territorio e dell’ambiente, che, alla fine, significa preoccuparci anche della qualità di vita in città. Insomma dobbiamo ricuperare un po’ di spirito... repubblicano, e Lugano deve, su questo tema, ritrovare un po’ se stessa. Ma, come detto, penso che siamo a una svolta importante".
Ortica

domenica 7 agosto 2011

Villa Elisa reintegrata: e gli altri beni di interesse nazionale?

Cara Icchia,
è passata quasi inosservata, eppure la notizia non è da poco: Villa Elisa ritorna nella lista dei beni da tutelare a livello comunale, unitamente ad una ventina di altri edifici di pregio.  Parola di Giovanna Masoni Brenni e di Angelo Jelmini che dovranno incontrare la Commissione della pianificazione per discutere della nuova proposta.  Uno dei motivi all'origine della decurtazione della famosa lista di 33 oggetti presentata nell'ambito del dibattito sulla variante di PR  potrebbe essere il probabile risarcimento che avrebbe comportato la loro tutela.  Qualche riflessione è d'obbligo.


Oltre Villa Elisa, la "lista 33", comprende altri tre oggetti che figurano nella Guida d'arte della Svizzera italiana: Villa ex Giambonini, in viale Castagnola, la  casa plurifamiliare di Giovanni Bernasconi in via  Gerso 6 e la Chiesa san Nicolao a Besso. Oggetti, dunque, ritenuti addirittura di interesse nazionale ma che il Comune, in barba al Cantone e al parere autorevole degli estensori della Guida, aveva deciso di declassare. Vi è da sperare che essi figurino nella lista di quelli riammessi.  L'eventuale adozione della lista decurtata rilancerebbe comunque l'urgenza di un riesame del PR e degli indici vigenti come sostiene da anni la STAN, per la quale la presenza di oggetti di valore dovrebbe comportare l'esclusione di possibili indici di sfruttamento.  A maggior ragione, l'invito al Municipio formulato dalla Commissione della pianificazione a "trovare una proposta che consenta ai proprietari confrontati con una limitazione della proprietà di poter usufruire di un aiuto finanziario da parte del Comune per la manutenzione del bene protetto" mi sembra imprescindibile nell'ottica di una futura politica di tutela del patrimonio della città. 
Ortica

Regresso o progresso?

Cara Icchia,
non è la prima volta che Orio Galli ci omaggia di un suo "disegnorio".  Anche questa volta ha azzeccato in pieno!


Aggiungerò la riflessione di Berardinelli alle frasi di SIS. Grazie Orio!
Ortica

martedì 19 luglio 2011

Lugano come Berlino

"Che la città di Lugano si impegni ora per conservare, tra le migliaia di edifici del suo parco immobiliare, quei 120 circa ai quali gli esperti dell'Ufficio cantonale dei beni culturali attribuiscono un valore storico architettonico notevole, è veramente una piccola cosa e non ha niente a che fare con la nostalgia: è un'operazione culturale, inderogabile". A dirlo, concludendo un lungo intervento sul Corriere del Ticino di oggi, è Riccardo Bergossi, vicepresidente della Stan. Piccola cosa, perché a "Lugano, il rapporto tra gli edifici costruiti prima e dopo la guerra è a occhio e croce quello di Berlino, città che è stata rasa al suolo per i bombardamenti". La differenza tra Lugano e Berlino? Che noi abbiamo conseguito lo stesso risultato, ma senza bombe ...
Ortica

mercoledì 13 luglio 2011

Demolire ma solo per migliorare

Cara Icchia,
a chi accusa chi si batte per la tutela del patrimonio architettonico e paesaggistico di voler congelare la città, consiglio di leggere l'equilibrato intervento di Melitta Jalkanen pubblicato oggi sul Corriere del Ticino. In merito al dibattito in corso da mesi su Lugano Demolition City, la consigliera comunale dei verdi ammette sì la necessità di adattare la città alle esigenze che cambiano - "Non vogliamo una Lugano-Ballenberg" - a patto che l'intervento la migliori e non la peggiori. Come dire: approfittiamo delle esigenze di sviluppo per migliorare il costruito. "Quando si demolisce un edificio o si distrugge un albero, occorre che vengano sostituiti da qualcosa di più bello e di più utile". Anche perché "distruggere la bellezza di Lugano comporta un danno economico". Forte del consenso sulla necessità di fermare la cementificazione - come chiedono da più parti cittadini e politici -, benvenga il rilancio della mozione per un regolamento per il verde pubblico e privato, scrive. "A suo tempo la Commissione di Pianificazione la riteneva "interessante" ma che avrebbe "limitato" gli interventi edili... infatti era precisamente questo lo scopo. Necessario quattro anni fa, oggi lo è ancora di più".
Ortica
 

lunedì 11 luglio 2011

Via D'Alberti: licenza concessa malgrado l'opposizione

Cara Icchia è incredibile,
hanno concesso la licenza edilizia per Via D’Alberti! Un vero gioco di prestigio che è riuscito a evadere l'opposizione - come mi informa chi l'ha inoltrata - grazie "all'articolo "salvatutto"che “concede facoltà al Municipio di derogare alle prescrizioni di PR, al fine di autorizzare interventi architettonici ed urbanistici di qualità che facilitino il raggiungimento degli obiettivi pubblici e risultino meno limitativi per i proprietari”.
Complimenti!
Ortica

venerdì 8 luglio 2011

Incredibile ma vero

Cara Icchia,
certamente la notizia non ti sarà sfuggita. L'esempio -ancora una volta- ci viene da Oltralpe: come  evitare la demolizione di uno storico edificio per fare spazio alla posa di nuovi binari alla stazione di Zurigo-Oerlikon? "Elementare Watson": spostandolo 60 metri più in là. L'incredibile salvataggio è stato reso possibile dall'accordo tra la città di Zurigo, le FFS, la ABB (proprietaria dell'immobile) e la società immobiliare Swiss Prime Site. Costo dell'operazione? 11 milioni di franchi. Verrebbe da dire: è proprio vero che quando c'è la volontà politica (e anche i soldi)... tutto è possibile!
Ortica

Costruire per chi?

Cara Icchia,   
anche al  Bertaccio a poco a poco le ruspe inghiottono quel che ancora rimane di un tempo.  In via Regazzoni - dove, complice una modifica del PR approvata nel 1992, la zona è stata portata da R5 a R7-  al numero 18  le ruspe hanno fatto il loro lavoro in previsione di una nuova edificazione.  Appena più in là, al numero 16, resiste ancora una bella casa attorniata da palazzi. Un oggetto ben curato, con una magnifica vista  e uno splendido giardino: un lusso, di questi tempi!  Che però potrebbe presto essere sacrificato se il proprietario volesse -come è suo diritto- approfittare dei vincoli che gli permettono il maggiore sfruttamento del fondo, analogamente a quanto è già stato fatto due numeri più in là. Il PR precedente -come ci segnalano gli amici massagnesi dei Cittadini per il territorio- teneva ancora conto dell'importanza di conservare una vista aperta sulla città dalla stazione. Oggi, quell'ultimo brandello di vista sul golfo potrebbe scomparire.


foto Cittadini per il territorio
Un caso -l'ennesimo- di  interesse pubblico e privato che non sempre collimano.  I cittadini, a giusto titolo, rivendicano un freno alla cementificazione che avanza, ma questo deve comportare un ripensamento del PR che non penalizzi i proprietari di stabili d'epoca. Occorre chiederci: quale sviluppo vogliamo per la nostra città? Una crescita puramente quantitativa a beneficio di pochi  o una crescita qualitativa a beneficio di tutti? Perché, come ha scritto ultimamente Raffaella Martinelli, "serve una crescita intelligente": "il territorio, nel suo insieme, è certamente un bene comune e il suo sviluppo è certamente un tema di primario interesse per tutti i cittadini che ogni giorno vivono la città".
Ortica
 

giovedì 7 luglio 2011

Il rispetto per l'esistente

Cara Ortica, ecco sottostante un articolo che ho trovato oggi su La Stampa. Buona lettura! Icchia

"Sono massicci, pesanti, inamovibili. Durevoli, immutabili, monumentali. A occhio si direbbe che nulla sia più solido di un edificio. Nulla più concreto di un progetto realizzato. Nulla più affidabile di una costruzione di mattoni. Mutui subprime e terremoti a parte, l’architetto inglese Edward Hollis smonta pietra dopo pietra tali false certezze. Ne svela - con aneddoti, fatti storici, dati architettonici alla mano - la natura di (non incolpevole) illusione. Risveglia con l’arma potente della narrazione stuoli di progettisti e cultori dal loro sogno: quello di una grande architettura atemporale e perfetta. E in una serie di tredici racconti - tutte storie vere, ma appassionanti e romanzesche come finzioni - narra La vita segreta degli edifici (Ponte alle Grazie, 365 pp. 22 euro) dei quali, in controtendenza con una secolare aspirazione europea, rifiuta di sottoscrivere il certificato di morte. «Aspira al funereo stato di monumento» l’architettura che si pretende a tutti i costi di conservare, che «per restare bella non deve mutare», nota provocatoriamente Hollis. Sa bene però che risibile suonerebbe la sua provocazione «al di là dei confini dell'Occidente». Oltre i limiti ristretti di un’Europa «afflitta dall’ossessione della durata», spiega. O, come in sintonia inconsapevole con Hollis rimarca lo scrittore Luca Doninelli nel suo Cattedrali (Garzanti, 273 pp. 18,60 euro) «presa dalla deplorevole passione per l’Autentico e l’Antico (due concetti del tutto incomprensibili a est di Bucarest)». I temi su cui tali considerazioni, estratte dalla lettura congiunta dei due testi citati, inducono a riflettere sono molti. La pratica della «tabula rasa» e della radicale ricostruzione di palazzi e città diffusa in Oriente e contrapposta alla protezione dei centri storici e alle politiche di conservazione squisitamente occidentali. Il rischio mortificante di trattare le opere architettoniche come sculture. L’ambiguo concetto di «autorialità» in architettura, disciplina in cui oggi più che mai il soggetto creativo attira i riflettori come una star, ma i cui prodotti sono sempre fatalmente consegnate al tempo, alla storia e all'uso imprevedibile di inquilini e fruitori. Le misteriose trasmigrazioni e trasfigurazioni del genius loci - l’anima di un edificio, una città, una civiltà - che inevitabilmente soggiace alle sue plurime reincarnazioni, alla mutevolezza del gusto, all’eterogenesi dei fini, all’alternanza dei regimi politici, agli scontri religiosi e ideologici. Ma questa è pura teoria. A scanso di vuote speculazioni (edilizie…) entrambi gli autori in questione preferiscono percorrere la via più avventurosa e avvincente della narrativa. È racconto autobiografico di viaggio quello di Doninelli che, in trasferta a Londra, Parigi, New York, Gerusalemme, sente via via pulsare il cuore di quei luoghi ai grandi magazzini Harrods o nel «ventre della città» ormai seppellito e già sviscerato a suo tempo da Emile Zola; al Terminal della Grand Central dove, nel torsolo della Grande Mela, «ogni materiale sferragliante» viene arrestato alle soglie di Manhattan o sul limite estremo del Western Wall che tuttora fulcro vivo, nervo scoperto, fondamento di venerabile «cattedrale», marca il sito di un tempio che non c’è più. Anche Edward Hollis termina sul Muro Occidentale - o Monte del Tempio, o Muro del Pianto, o Nobile Santuario, o ala di al-Buraq, cioè del destriero fatato di Maometto - la bellissima rassegna che aveva aperto raccontando la storia del Partenone. Approda così a quella linea d'ombra - o linea di fuoco - che, presidiata da guardie armate, raggiunta da pellegrini devoti, bagnata dal sangue dei soldati, sta lì da millenni a segnare l'inizio e il confine dell'Occidente, l’incontro-scontro delle tre religioni monoteiste, la traccia di divisioni settarie incomponibili e a rappresentare un simbolo tanto complesso e irriducibile da non ammettere di essere chiamato con un solo nome. Quello del Kotel, come gli ebrei chiamano semplicemente «il muro», è il caso eclatante di un luogo talmente carico di significati da resistere a ogni tentativo di musealizzazione e monumentalizzazione. La vita di molti altri celeberrimi edifici visitati e venerati come monumenti o musei - dimostra Hollis - è forse più segreta, ma non meno palpitante. Il Partenone fu una chiesa cristiana per oltre un millennio, più a lungo di quanto non abbia vissuto come tempio di Atena; divenne anche moschea islamica sull’acropoli prima che la Santa Lega dei crociati lo distruggesse inaugurando la serie dei suoi saccheggi e ricostruzioni, l’ultima delle quali, virtualmente realizzata nell’Akropolis Museum di Bernard Tschumi lo restituisce alla sua concezione originaria e alla perfezione di un’idea. La basilica di Hagia Sophia a Costantinopoli, emblema magnifico del Sacro Romano Impero, fu percepita come «un osso nella gola di Allah» dagli ottomani che se la ingoiarono, trasformandola nell’Ayasofya di Istanbul. La Grande Alhambra di Granada riconquistata ai mori da Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona, si vide affissa una croce cristiana sulla cupola, accolse in luna di miele l'Infanta del Portogallo e il suo sposo Carlo V, che vi abitò da imperatore poliglotta senza comprendere né lo scopo né il significato delle iscrizioni arabe che l’ornavano. E Venezia. Che nacque come una Costantinopoli trasfigurata - a sua volta una trasfigurazione di Roma, a sua volta una trasfigurazione della Grecia - e oggi vede i suoi ponti, palazzi e cupole trasposti sulla Strip di Las Vegas. Segreta la vita, sorprendente il destino di quel portale adorno di quattro cavalli di bronzo che, rubato da Enrico Dandolo alla chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli, trapiantato di fronte a San Marco quale emblema del trionfo della Serenissima, sottratto poi a Venezia da Napoleone che volle gloriarsene come prima di lui Costantino, Nerone, Augusto, forse Apollo, fu riprodotto, a beneficio di giocatori e bon vivant, all’ingresso di un casinò." La Stampa 7 luglio 2011

martedì 5 luglio 2011

Wiki Loves Monuments

Cara Icchia,
un modo per sensibilizzare e avvicinare le persone al nostro patrimonio e all'importanza della sua tutela è anche quello di ... indire un concorso fotografico. L'idea, nata lo scorso anno nei Paesi Bassi con "Wiki Love Monuments", ha permesso di raccogliere e poi mettere in rete 12'500 (!) fotografie dei più bei siti e monumenti olandesi. Visto il successo, quest'anno il progetto è stato esteso ad altri 16 paesi europei, tra cui la Svizzera grazie alla collaborazione della Società di storia dell'arte in Svizzera. Il concorso ha appena preso il via a inizio luglio e chiuderà a settembre. 
foto di Saint-Saphorin-Lavaux pubblicata da Wikimedia.ch

Cosa aspetti? Tutte le informazioni le puoi trovare su http://www.wikilovesmonuments.ch
Ortica

mercoledì 29 giugno 2011

Botta e risposta

Cara Icchia,
non c'è che dire: l'intervista concessa dal sindaco di Lugano al Corriere del Ticino, in particolare alcune sue considerazioni "sul caso Gandria", non sono state apprezzate dai diretti interessati. Così oggi, in una Lettera aperta a Giorgio Giudici, l'associazione VivaGandria ha -come si suol dire- messo i puntini sulle i.
Ortica

Una crosta o un unicum nel suo genere?

Cara Icchia,
l'intervista a Giorgio Giudici pubblicata ieri dal Cdt non è passata inosservata. Vi sono alcune considerazioni del sindaco che fatico a condividere, altre che meritano attenzione. Tra queste, quella che la salvaguardia di un edificio degno di tutela deve andare di pari passo con la sua conservazione e il suo risanamento o, usando le parole di Giudici, con la sua "promozione". Perché tra "proteggere e promuovere c'è un abisso". Questo, prosegue, comporta però oneri non indifferenti per il proprietario: e qui il sindaco tocca un problema reale, prioritario nell'ottica della tutela del patrimonio architettonico della città. Ebbene, il Giudici-pensiero è che nel caso di edifici storici  di valore "si potrebbe stanziare un credito quadro (...). Rientra nel discorso della promozione: sottraggo un bene dallo sviluppo economico ma collaboro con il privato per valorizzarlo". Giustissimo: e non solo per Lugano. Anche Villa Branca rientrava in questa tipologia di oggetto: con l'aiuto dei poteri pubblici avrebbe potuto essere salvaguardata e valorizzata nell'interesse di tutti. Eppure, nonostante il recentissimo e autorevole parere di Berhnard Furrer, Giudici non esita ad affermare che "è stato giusto abbatterla" perché "internamente era distrutta, praticamente una crosta". Una crosta che però è stata inserita nella "Guida dell'arte della Svizzera italiana" il corrispettivo del "Kunstführer durch die Schweiz".
Ecco cosa dice la Guida:
"LUNGOLAGO MOTTA, N. 40. Palazzina Branca. Costruzione neogotica del primo '900 con decorazione a graffito. N.46. Villa Branca. Una prima costruzione fatta erigere dal commerciante di vini Alfredo Branca nel 1902 fu rialzata nel 1910-12 ca, quindi ampliata a N. da Americo Marazzi, 1920 ca. Imponente edificio dal carattere eclettico con reminiscenze neogotiche e liberty, dotato di giardino terrazzato. L'interessante sovrapposizione tipologica del tema della villa signorile con quello della cantina costituisce un unicum nel suo genere. In stato di abbandono".
Capito? UN UNICUM NEL SUO GENERE. Ma è stato giusto abbatterla...
Ortica

mercoledì 22 giugno 2011

Minotti e il furore distruttivo di Giudici

Cara Icchia,
la sciagurata eventualità che il Municipio possa ritirare il messaggio sulla Variante dei Beni culturali ha indotto Paolo Camillo Minotti, segretario della STAN, a reagire pubblicamente. Proprio oggi, il Corriere del Ticino ha pubblicato un suo scritto che merita di essere letto. 

"Leggo sui giornali della possibile intenzione del Municipio di Lugano di ritirare il messaggio sulla variante dei beni culturali, perché non soddisfatto dell'emendamento della Commissione della pianificazione che chiede di ripristinare nell'elenco dei beni culturali da proteggere 33 oggetti che i servizi cantonali avevano consigliato di inserire ma che il Municipio aveva stralciato. Il sindaco Giorgio Giudici dice che "la nostra soluzione viene stravolta senza valutarne le conseguenze". Quasi incredibile l'insensibilità e il furore distruttore del sindaco, che non tollera nemmeno che possano essere salvati contro il suo regale preavviso anche solo 33 edifici, vale a dire un  nulla nell'edificato della Grande Lugano! Spero proprio che il Municipio non avalli questa miope visione dello sviluppo della città visto solo nell'ottica del massimo interesse a breve termine dei costruttori di edifici dozzinali e speculativi e dei privati intenzionati a vendere al prezzo massimo possibile. E' giunto il momento di voltare pagina, di cambiare finalmente registro, di impostare una politica urbanistica degna di questo nome e che miri a un equilibrato sviluppo della città, che valorizzi anche il patrimonio architettonico preesistente. Basta cancellare la memoria storica e il decoro di una città, se non vogliamo diventare un misero paese senza radici né memoria. Un plauso vada anche al Baustopp proposto dalla Lega con una mozione (...)"

Quando ci vuole, ci vuole.
Ortica