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mercoledì 24 febbraio 2016

Mendrisio: graziata Villa Andreoli


Se Besso piange, Mendrisio ride.  Villa Andreoli a Mendrisio, uno degli ultimi esempi superstiti di architettura Liberty in Ticino, potrà continuare a fungere da testimonianza di un movimento che ebbe una breve diffusione anche nel nostro Cantone.
immagine tratta da L'Informatore
Due anni fa, la sua paventata demolizione aveva suscitato l'opposizione dei Verdi e della Società per l'Arte e la Natura che, in quell'occasione, aveva sottolineato come per l'ISOS l'edificio fosse meritevole del massimo obiettivo di salvaguardia. E se l'intervento congiunto di Verdi e STAN ha convinto il Consiglio di stato a preservare Villa Andreoli scongiurando la scomparsa di questa rara testimonianza del periodo Liberty in Ticino, lo storico edificio ora si prende la sua bella rivincita e sarà restaurato. Senza contare che Villa Andreoli ha una storia che ne fa parte integrante della memoria collettiva del magnifico borgo. Infatti, forse non tutti sanno che nel 1915 divenne la sede ufficiale della Croce Rossa di Mendrisio, come ho scoperto nell'articolo del  7 novembre 2014 apparso sull'Informatore.
Ortica

Ruspe al piazzale di Besso: politici al traino



Lascia l'amaro in bocca la demolizione dell'immobile di inizio Novecento sul Piazzale di Besso, oggetto, neanche una ventina di giorni fa, di una interpellanza interpartitica firmata da ben 34 consiglieri comunali di Lugano.

Immagine da La Regione
Lascia l'amaro in bocca constatare, una volta di più, l'incapacità dei politici di tutelare tempestivamente un patrimonio sempre più esiguo; constatare come spesso e volentieri la società civile funga da traino a chi dovrebbe essere invece in prima linea nel salvaguardare quel poco che resta; constatare il dispregio, da parte degli speculatori, dell'Inventario federale ISOS per il quale l'edificio meritava l'obbiettivo di salvaguardia completa. Rimangono più che mai attuali e legittime le domande che mi ero posta lo scorso 9 febbraio: come è stato possibile il rilascio di una licenza edilizia a fronte del carattere vincolante dell'ISOS? Forse le autorità preposte non erano al corrente dell'esistenza di tale inventario? O forse non erano al corrente del suo carattere vincolante? E se lo erano, come giustificare l'avere rilasciato il permesso di demolizione?

Ortica

martedì 9 febbraio 2016

Demolizioni al piazzale di Besso: e il rispetto dell'ISOS?


Ancora una volta ad essere al centro dell'attenzione è la speculazione immobiliare che, poco a poco ma sempre più voracemente, sta snaturando i nostri quartieri. Ultimo in ordine di tempo, quello di Besso dove - nell'ambito del rifacimento della stazione- è prevista la demolizione di tre case che costituiscono il fronte più antico dell'omonimo piazzale.  Sul caso, lo scorso 5 febbraio, è stata presentata un'interpellanza interpartitica sottoscritta da ben 34 consiglieri comunali. Ma ancora una volta, la politica, impotente, è messa davanti al fatto compiuto. Eppure, la licenza edilizia concessa va a toccare due case di cui una, con la facciata interamente decorata, è addirittura menzionata nel volume "Decorazioni pittoriche del Luganese". Gli edifici non sono protetti dall'inventario dei beni culturali, tuttavia, per le due case dei primo Novecento, l'ISOS prevede l'obbiettivo di salvaguardia completa per quella centrale con la facciata decorata e la salvaguardia limitata per quella d'angolo con via Borromini.
E qui sta il nodo della questione: come è stato possibile rilasciare una licenza edilizia? Due le possibilità: o le autorità preposte al suo rilascio non erano al corrente del carattere vincolante dell'Inventario federale  -e la cosa è grave - oppure se ne sono fatte allegramente un baffo - e la cosa è ancora più grave-.  Il carattere vincolante dell'ISOS deriva sia dalla famosa sentenza del Tribunale federale sia  dal suo inserimento nel PD.  L'obbligo di rispetto dell'Inventario è tra l'altro un punto cardine dell'iniziativa STAN che - accettata in larga misura dall'elettorato nel dicembre 2014 - prevede entro sei mesi dalla sua accettazione l'allestimento di un elenco provvisorio di beni da tutelare da assimilare una zona di pianificazione (art. 27 LPT) della durata di cinque anni e prorogabile secondo la legge. E in tale elenco provvisorio vanno iscritti anche i comparti edificati e non edificati censiti dall'ISOS. Cosa risponderà il lodevole Municipio agli autori dell'interpellanza e ai cittadini che hanno votato a favore dell'iniziativa e dell'applicazione dei suoi postulati?
Ortica

venerdì 5 febbraio 2016

Heiner Hodel, Villa Argentina e il degrado del verde urbano


"Per creare il futuro bisogna guardare al passato": a dirlo, guarda caso, non è un becero nostalgico passatista, bensì Heiner Rodel, architetto del paesaggio responsabile dell'elenco dei giardini storici ICOMOS-FSAP per il canton Ticino.  A Rodel, che lo scorso anno ha aderito al Comitato internazionale per il Parco letterario Hermann Hesse,  è stato commissionato un progetto per il recupero dell'integralità del parco storico della villa da parte del Comitato Parco di Villa Argentina, da anni in prima linea per la sua tutela. Ed è nel corso di una recente intervista a "Ticino Welcome" che il  presidente della sezione ticinese della Federazione svizzera degli architetti del paesaggio (FSAP)  ne ha ribadito l'importanza, poiché ai suoi occhi  è un insieme di notevole valore culturale: "Oltre alla testimonianza culturale della villa vi sono elementi del parco intimamente legati a questo edificio (...) tutti questi elementi sono importanti testimonianze di grande valore culturale, degne di essere restaurate e conservate. Nel parco di Villa Argentina convivono elementi caratteristici dei giardini sia all'italiana sia all'inglese, la cui moda fu tramandata durante tutta la seconda metà del XIX secolo".


dal blog ParcodiVillaArgentina
Il rispetto della storicità del luogo abbinato alla valorizzazione dei suoi contenuti culturali hanno dunque guidato Heiner Rodel: per l'architetto, infatti, "la formazione dell'architetto del paesaggio è votata al rispetto dei luoghi, della storia, delle tradizioni locali e dell'ambiente (...)" "nel rispetto totale del passato". Purtroppo, la forte urbanizzazione degli ultimi decenni, la speculazione edilizia e la conseguente penuria di superfici libere, rendono difficilmente attuabile la messa in pratica di quello che dovrebbe essere lo spirito della professione. Per Rodel sono necessarie strategie offensive che coinvolgano le autorità e i professionisti attivi nella pianificazione del paesaggio:  strategie volte alla rinascita di una cultura del verde urbano, alla rivalutazione del paesaggio degli spazi pubblici aperti e alla conservazione dei giardini storici, pubblici e privati. E qui l'affondo: il degrado del verde urbano si legge ovunque. "Le alberature dei viali hanno fatto spazio a nuove corsie di scorrimento", in ambito privato "giardini, siepe e alberature hanno fatto posto a parcheggi e garage. In un contesto così degradato, appare allora evidente un obbligo nei confronti delle generazioni future".  

Obbligo che passa da una vera e propria inversione di rotta alimentata da un profondo cambiamento culturale che coinvolga tutti in prima persona. Ma "lo scontro tra interessi culturali condivisi e opportunità economiche effimere impedisce la presa di adeguate decisioni dettate da questa nuova sensibilità". Eppure segnali inequivocabili giungono dalla popolazione, sempre più consapevole dell'importanza di salvaguardare quel poco di verde che ancora rimane: lo testimomia l'indignazione di fronte al recente taglio, a Lugano,  di 26 ippocastani sani lungo il fiume Cassarate. Indignazione che si è coagulata nel neocostituito "Libero movimento civile cittadini Nuova Lugano/stop taglio alberi". Pronto, di fronte all'albericidio in corso, a costituirsi parte civile per i danni "avvenuti e futuri". Tagli incomprensibili a fronte dell'auspicio di un professionista che si batte per la preservazione del verde pubblico di mantenere e rivalutare alberi e giardini ancora esistenti. D'altronde, annota Rodel, "se si vogliono creare nuovi parchi e giardini pubblici nel tessuto urbano del Cantone, bisogna partire dai parchi sopravvissuti delle vecchie ville. Il vero strumento per salvare queste oasi verdi ancora esistenti è costituito dai piani regolatori comunali e dalle schede del Piano Direttore Cantonale; ciò vuol dire che le autorità hanno il compito di pianificare e salvaguardare". Non aggiungo altro.


Ortica