Vi propongo alcuni stralci di un
articolo sulla gestione del verde pubblico da parte dei comuni apparso lo
scorso maggio sull forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio.
L'articolo schizza una realtà che presenta numerose analogie con la nostra: l'inadeguatezza della gestione e della cura
del nostro patrimonio verde è al centro di accese controversie anche da noi. Ultima
in ordine di tempo, quella sul taglio di alcuni ippocastani di Viale Castagnola a Lugano,
rimesso in discussione a taglio avvenuto da Harry Heber, un addetto del
settore. A interrogarsi sui criteri che
guidano la gestione delle risorse alberate della città e del territorio non
sono soltanto sempre più numerosi cittadini, impotenti davanti a eliminazioni non sempre indispensabili,
spesso discutibili e che stanno pesantemente depauperando il nostro territorio,
ma addirittura alcuni addetti ai lavori: Nicola Schönenberg in primis, e, lo
scorso 11 giugno, Harry Heber (autore di uno scritto uscito sul CdT che trovate
in calce).
" Il verde orizzontale e verticale nelle
sue diverse tipologie ( alberi, arbusti, prato ecc.), svolge un ruolo non
indifferente per la qualità della vita dei cittadini in grado di fornire
“servizi ecositemici” quali:
servizi di approvvigionamento (cibo, legno, minerali, principi attivi per la farmacopea e composti chimici naturali, carburanti fossili)
servizi di regolazione (filtraggio e la potabilizzazione dell'acqua, la decomposizione dei prodotti di scarto, la regolazione del clima e della qualità dell'aria),
servizi culturali ((attività ricreative, culturali, turistiche, estetiche e spirituali)
L'articolo continua
"La maggior parte dei comuni è priva di un regolamento del verde urbano, il verde è materia dei lavori pubblici con figure professionali non adeguate, mancano strumenti di pianificazione quali piano del verde, censimento del patrimonio arboreo, le risorse finanziarie sono quasi sempre residuali e non strategiche.
Conclusione?
"Occorre
superare al più presto quel limite culturale presente tra numerosi
pianificatori, urbanisti e progettisti nonché tra la maggior parte degli
amministratori locali, che utilizzano il verde unicamente come elemento di
arredo, mentre la scienza ci dice che le piante perenni ed in modo particolare
la vegetazione persistente hanno un ruolo importante nel migliorare la qualità
dell’aria, nel ridurre l’anidrite carbonica e gli altri gas serra".
Ortica
Di seguito lo scritto con il quale
Harry Herber contesta l'urgenza dei tagli eseguiti ad alcuni ippocastani di
Viale Castagnola. Le sottolineature sono nostre:
"(...) Già in precedenza per curiosità mossa
dal mio essere giardiniere avevo fatto un sopralluogo constatando che delle
piante destinate alla morte solo due (e precisamente i numeri 40 e 72) erano
realmente malmesse. Per le altre, il taglio non era una necessità impellente.
Comprensibilmente già un notevole numero di cittadini si era schierato contro
la sentenza di morte, se non erro oltre un migliaio; il problema della
sostituzione globale delle piante secolari era legittimo, ma dopo un’attesa
ultracentenaria l’intervento di venerdì 30 non era certamente urgente. Cosa
bisognava fare per salvare capra e cavoli? Intervenire solo sui numeri 40 e 72
accorciando i rami squilibrati; sugli altri ippocastani destinati alla fine
praticare una sfrondatura di alleggerimento della chioma senza però intaccarne
la forma per evitare che forti raffiche squarciassero la «galleria del vento»
vegetale che si sarebbe venuta a creare. So bene che gli esperti
consigliano di non effettuare potature sugli ippocastani in generale; ma in
certe situazioni pur di prolungare la vita degli stessi si può tentare di
infrangere certe regole. Pensate che la pianta numero 40, in condizioni
notoriamente difficili, all’interno del suo tronco sofferente aveva generato
ben 12 polloni tutti sani! Dopo un mio secondo sopralluogo i dieci ceppi
spianati nell’aiuola spartitraffico ora testimoniano che 4 erano in stato
precario, 4 in discrete condizioni e due ancora in salute. Adesso,
accorciatosi il viale alberato, si è creata un’apertura ove i venti a volte
perfidi imperverseranno (e lo stesso potrà accadere all’altezza dello spazio
creatosi dopo il numero 72). Se si fosse agito come spiegato sopra ciò non
sarebbe accaduto e si sarebbe dato un segnale di rispetto nei confronti di quei
cittadini che avevano firmato contro l’abbattimento delle piante! Durante la
mia lunga attività professionale mi è capitato diverse volte di effettuare
interventi come quelli esposti e senza voler tirare acqua al mio mulino, quasi
tutti hanno avuto successo forse perché li ho effettuati con amore e rispetto
verso la natura. Una cosa dall’esame dei ceppi rimasti sul campo di battaglia
mi pare evidente: le condizioni di salute degli alberi restati non è così
drammatica e dunque auspico si possa pensare con maggiore calma al «dopo
castagni d’India». Il famoso imperatore romano Ottaviano affermava: «avanziamo
adagio»; noi ci dobbiamo accontentare dell’adagio della «gattina
frettolosa...». Quindi, caro Municipio, chi va piano va sano e va lontano!
Harry Herber, giardiniere"