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martedì 28 agosto 2012

I destini incrociati della Cantina Canetti e dell'Osteria Indipendenza


Chiusura posticipata di due anni per la Cantina Canetti di Locarno. La mobilitazione generale contro lo sfratto intimatole dai nuovi proprietari ha sortito i suoi effetti: 6300 firme raccolte in pochi mesi,  un'interrogazione firmata da una quindicina di consiglieri comunali ed ora la decisione del pretore di Locarno che ha deciso una proroga allo sfratto. E per l'Osteria Indipendenza, storico locale luganese  destinato a scomparire nonostante le promesse fatte alla città dal nuovo proprietario? La notizia non ha lasciato indifferente la municipale Giovanna Masoni "Su questo progetto, e sulla salvaguardia del patrimonio storico legato all’Osteria, credo di potermi impegnare e di poter impegnare il Dicastero delle Attività culturali. Giudico anche utile che attorno al tema si sviluppi una discussione e che forte si faccia sentire la pressione dei cittadini - la sottolineatura è mia -. Insieme sarà più facile restituire all’Osteria dell’Indipendenza il suo ruolo".  Vogliamo salvare l'osteria Indipendenza?  Facciamo sentire la nostra voce:  quale migliore testimonianza di quanto sia importante mobilitarsi se non i recenti successi ottenuti dai promotori della salvaguardia del parco di Hermann Hesse e dei cedri di via Moncucco?
Ortica

giovedì 23 agosto 2012

Salvaguardare l'Osteria Indipendenza: un impegno da rispettare


Ma come, non doveva essere salvata? La lettera di  Abbondio Adobati pubblicata oggi dal Cdt sulla chiusura definitiva dell'Osteria Indipendenza, uno dei pochi ritrovi superstiti della vecchia Lugano e punto d'incontro di intere generazioni di luganesi, ha lasciato sopresi più d'uno. Tanto più che lo scorso anno, di fronte alla levata di scudi suscitata dall'annuncio della sua chiusura, l'acquirente dello storico palazzo Chiattone aveva dato alla città precise garanzie sulla sua volontà di salvaguardarla per le sue peculiarità storico-architettoniche. Cosa che il Municipio non aveva mancato di sottolineare in risposta all'interrogazione del leghista Stefano Fraschina: "... con scritto del 3 febbraio 2011, il rappresentante legale della Società proprietaria dell'immobile ha precisato che l'intenzione è quella di riattare e restaurare il bar, compreso l'arredo che lo caratterizza con l'obbiettivo di conservare i valori architettonici, storici e culturali del locale stesso. Visto quanto sopra - concludeva - riteniamo pertanto di tranquillizzarLa considerando quanto le supposizione espresse nell'interrogazione siano infondate".
Un mese prima, nella sua  risposta a un intervento analogo del socialista Martino Rossi ("Non si è presa in considerazione la possibilità, al momento dell'alienazione, di vincolare a registro fondiario la destinazione d'uso e la conservazione degli interni della storica Osteria?) l'Esecutivo aveva già gettato acqua sul fuoco:"L'obiettivo della Società proprietaria è quello di conservare i valori architettonici, storici e culturali del locale; non si è pertanto ritenuto opportuno vincolare la conservazione degli interni i quali, allo stato attuale, risultano fatiscenti."
Ebbene, a poco più di un anno di distanza, la "società proprietaria" ribalta le carte in tavola e si rimangia la parola. Cosa farà il Municipio di fronte a tanta tracotanza?
A Locarno, la paventata chiusura dell'Osteria Canetti ha creato una mobilitazione sfociata nella raccolta di oltre 6000 firme in sua difesa.
A Lugano occorrerebbe fare la stessa cosa. Perché, come ci ha scritto Melitta Jalkanenlo sfratto non significa solo la chiusura del locale ma anche la perdita dei suoi preziosi arredi interni. "Il tempo stringe, e sarebbe davvero un gran peccato se andasse all’incineritore un pezzo di storia luganese, di grande valore artistico, culturale, storico, artigianale. E perchè no, anche economico, perché un arredo completo, firmato Chiattone, ancora in condizione completamente originale, non è una cosa che si trova dietro ogni angolo."  E conclude: "Al limite collocarlo nel Bar del nuovo LAC se non è possibile ricreare un’Osteria Indipendenza".  
No Melitta, l'Osteria Indipendenza - memoria storica della città - deve rimanere dove è. Tanto più che è un impegno preso dal nuovo proprietario niente di meno che con il Municipio.
Ortica


 

martedì 7 agosto 2012

Non solo cinema: il sottile filo rosso tra Venezia e Locarno

Cara Icchia, in questi giorni dove il Festival del cinema di Locarno è in pieno svolgimento e la polemica sulla nuova casa del cinema pure, mi sono imbattuta in un articolo di qualche giorno fa sulla svendita e sulla profanazione di Venezia a firma di Salvatore Settis. La riflessione di Settis prende spunto da tre episodi che hanno come protagonista (e come vittima) la città sulla Laguna. "Enormi navi da 40'000 tonnellate e oltre sfiorano ogni giorno Palazzo ducale", "Benetton compra il Fondaco dei tedeschi - prezioso edificio di primo Cinquecento ai piedi del Rialto - per farne "un megastore di forte impatto simbolico" - con sopraelevazione, mega-terrazza con vista sul Rialto e scale mobili -" e "Pierre Cardin vuol lasciare un segno in Laguna" costruendo a Maghera "un Palais Lumière, da un miliardo e mezzo (...) altro 140 metri in più del campanile di San Marco".
In tutti e tre i casi, i progetti oltraggiano la memoria storico-architettonica della città e, come si suol dire, anche questa volta Settis non le manda a dire. "La profanazione, anzi la visibiltà della profanazione, ha una forte carica simbolica, è uno statement di iper-modernità rampante e volgare" ed è accomunata dallo stesso ricatto nei confronti delle istituzioni: i soldi. "Senza le mega-navi, calano i turisti; per avere la mega-torre di Maghera e la mega-terrazza del Fondaco bisogna ubbidire al committente senza fiatare. E le istituzioni? Prone ai voleri del dio Mercato, sono pronte a tutto".
Nel nostro piccolo, Locarno - tuttora sprovvista di un elenco dei beni culturali protetti nonostante la Legge cantonale sui beni culturali risalga al 1997 - non è da meno: pur di non perdere i 10 milioni elargiti dalla fondazione Stella Chiara del magnate del cinema Martin Hellstern, è disposta a demolire senza alcuna remora il Palazzo delle ex scuole comunali.
Ortica

immmagine RSI.info