STAN e Accademia d'architettura sono sempre più ai ferri corti: oggetto
del contendere, la copertura della corte di Palazzo Turconi, che ha incassato
il preavviso negativo dell'Ufficio Beni culturali. In un'intervista rilasciata ieri al Quotidiano, il vice-presidente della Società ticinese per
l'arte e la natura architetto Benedetto Antonini ha ribadito la posizione
intransigente della STAN al riguardo. Tanto da richiedere una perizia alla
Commissione federale dei monumenti storici per fare definitivamente chiarezza
sulla liceità del progetto.
Abbiamo ottenuto lo scritto. Eccolo:
On.
Consigliere Federale Berset,
la Società
ticinese per l'arte e la natura (STAN, Sezione ticinese di Heimatschutz /
Patrimoine suisse) ha letto sulla stampa e successivamente sul sito del
Parlamento federale la Sua risposta (testo provvisorio del verbale della
sessione del 22 settembre) a una domanda postaLe dalla Consigliera Nazionale
Adèle Thorens.
Considerato
che nella fattispecie, giusta l'art. 6 cpv. 1 LPN, "l'iscrizione
di un oggetto d'importanza nazionale in un inventario federale significa che
esso merita specialmente d'essere conservato intatto", laddove il significato e la portata della
locuzione conservare intatto discende dal contenuto della protezione menzionata nell'inventario e
dalle schede analitiche che l'accompagnano, oltre che dai motivi
dell'importanza nazionale dell'oggetto compendiati dalla perizia della
pertinente commissione federale. A mente del Tribunale federale (STF
1A.122/2004 del 30.5.2005), inoltre, conservare intatto è da intendersi nel senso che la protezione
conferita dall'inventario deve trovare piena applicazione, e che eventuali
minacce devono essere contrastate; in particolare, occorre mantenere intatte le
caratteristiche che hanno valso agli oggetti il riconoscimento della loro
importanza nazionale.
La STAN ritiene che per la domanda di
costruzione in questione sia applicabile l'art. 7 cpv. 2 LPN: «Se nell'adempimento
di un compito della Confederazione un oggetto iscritto in un inventario
federale ai sensi dell'articolo 5 può subire un danno rilevante oppure se
sorgono questioni d'importanza fondamentale al riguardo, la commissione redige
una perizia a destinazione dell'autorità cui spetta la decisione. La perizia
indica se l'oggetto deve essere conservato intatto oppure la maniera per
salvaguardarlo», così come prescrive anche l'art. 4 della Convenzione europea
per la salvaguardia del patrimonio architettonico.
Pertanto, richiamata la LPN e la
giurisprudenza del Tribunale federale la STAN chiede formalmente che la
Commissione federale dei monumenti storici sia incaricata di redigere una
perizia sulla domanda di costruzione citata in ingresso.
Voglia
gradire, on. Consigliere Federale Berset, i più distinti saluti.
Sintomatico il fatto che la domanda di costruzione per il progetto
caldeggiato dall'Accademia sia stata "furbescamente" inoltrata - parole
dell'architetto Antonini - proprio nel mese di agosto: un modo di procedere che
non sorprende e ricalca quello spesso adottato in altri casi scottanti. Lo
ricordavo qualche tempo fa: è successo, lo scorso anno, con il contestatissimo
progetto di edificazione nel parco della ex Casa rossa di Montagnola, è successo
(dopo il suo ridimensionamento) con l'altrettanto controverso progetto "Borgo degli ulivi" a Gandria, i
cui promotori hanno incassato di recente un nuovo niet da parte del municipio
di Lugano dopo il preavviso negativo da parte del Dipartimento del territorio. Che
ha scritto: "Sulla base dei
documenti presentarti e del sopralluogo, la CFNP conclude che il progetto
presentato arrecherebbe un danno molto importante sia al paesaggio (oggetto IFP
n.1812), sia al sito costruito ISOS d'importanza nazionale. La CFNP è
dell'avviso che nemmeno eventuali modifiche al progetto permetterebbero di
ridurre il forte impatto negativo (la sottolineatura è mia).
E se a Gandria il progetto sacrificherebbe valori paesaggistici irrinunciabili,
la cementificazione del parco dell'ex Casa rossa intaccherebbe altri valori - immateriali, certo- ma
non per questo meno significativi. Eppure, sottrarre alla cementificazione il
parco dell'ex Casa rossa sembra sempre più difficile, nonostante gli sforzi
profusi da più parti. Il Cantone non intende tutelare o acquistare il giardino
e la dimora dove il Premio Nobel visse tra il 1931 e il 1962 in ragione delle
trasformazioni radicale subite nel tempo. Il che merita una riflessione: il
fatto che troppo è cambiato rispetto all'aspetto originale dimostra quanto siano urgenti l'immediata revisione del PR di Montagnola (come chiede la STAN) e la
promozione di una nuova cultura del territorio la cui assenza sta producendo
danni incalcolabili, ormai sotto gli occhi di tutti. Segnaliamo comunque che il. comitato
"Salviamo il parco Hermann Hesse" non ha ancora gettato la spugna: ha
infatti creato una sua pagina Facebook dove potete trovare riprodotto
integralmente il testo della mozione per la creazione del parco letterario
Hermann Hesse presentata lo scorso 10 settembre al Gran Consiglio.
Concludo con una frase trovata nel
blog del comitato di Villa
Argentina, da sempre in prima linea nella difesa e nella valorizzazione dell'eredità
spirituale e culturale incarnata dal parco dell'ex Casa Rossa: "Senza vera cultura anche la difesa del
territorio diventa esercizio tecnocratico, legalista e utilitaristico. E
rischia di fare danni quasi come quelli provocati dalla speculazione".
Ortica