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martedì 30 settembre 2014

Palazzo Turconi: interpellata Commissione federale Monumenti Storici - Montagnola: l'ex Casa Rossa non sarà tutelata

STAN e Accademia d'architettura sono sempre più ai ferri corti: oggetto del contendere, la copertura della corte di Palazzo Turconi, che ha incassato il preavviso negativo dell'Ufficio Beni culturali. In un'intervista  rilasciata ieri al Quotidiano, il vice-presidente della Società ticinese per l'arte e la natura architetto Benedetto Antonini ha ribadito la posizione intransigente della STAN al riguardo. Tanto da richiedere una perizia alla Commissione federale dei monumenti storici per fare definitivamente chiarezza sulla liceità del progetto.
Abbiamo ottenuto lo scritto. Eccolo:

On. Consigliere Federale Berset,

la Società ticinese per l'arte e la natura (STAN, Sezione ticinese di Heimatschutz / Patrimoine suisse) ha letto sulla stampa e successivamente sul sito del Parlamento federale la Sua risposta (testo provvisorio del verbale della sessione del 22 settembre) a una domanda postaLe dalla Consigliera Nazionale Adèle Thorens.
Considerato che nella fattispecie, giusta l'art. 6 cpv. 1 LPN, "l'iscrizione di un oggetto d'importanza nazionale in un inventario federale significa che esso merita specialmente d'essere conservato intatto", laddove il significato e la portata della locuzione conservare intatto discende dal contenuto della protezione menzionata nell'inventario e dalle schede analitiche che l'accompagnano, oltre che dai motivi dell'importanza nazionale dell'oggetto compendiati dalla perizia della pertinente commissione federale. A mente del Tribunale federale (STF 1A.122/2004 del 30.5.2005), inoltre, conservare intatto è da intendersi nel senso che la protezione conferita dall'inventario deve trovare piena applicazione, e che eventuali minacce devono essere contrastate; in particolare, occorre mantenere intatte le caratteristiche che hanno valso agli oggetti il riconoscimento della loro importanza nazionale.
La STAN ritiene che per la domanda di costruzione in questione sia applicabile l'art. 7 cpv. 2 LPN: «Se nell'adempimento di un compito della Confederazione un oggetto iscritto in un inventario federale ai sensi dell'articolo 5 può subire un danno rilevante oppure se sorgono questioni d'importanza fondamentale al riguardo, la commissione redige una perizia a destinazione dell'autorità cui spetta la decisione. La perizia indica se l'oggetto deve essere conservato intatto oppure la maniera per salvaguardarlo», così come prescrive anche l'art. 4 della Convenzione europea per la salvaguardia del patrimonio architettonico.
Pertanto, richiamata la LPN e la giurisprudenza del Tribunale federale la STAN chiede formalmente che la Commissione federale dei monumenti storici sia incaricata di redigere una perizia sulla domanda di costruzione citata in ingresso.

Voglia gradire, on. Consigliere Federale Berset, i più distinti saluti.

Sintomatico il fatto che la domanda di costruzione per il progetto caldeggiato dall'Accademia sia stata "furbescamente" inoltrata - parole dell'architetto Antonini - proprio nel mese di agosto: un modo di procedere che non sorprende e ricalca quello spesso adottato in altri casi scottanti. Lo ricordavo qualche tempo fa: è successo, lo scorso anno, con il contestatissimo progetto di edificazione nel parco della ex Casa rossa di Montagnola, è successo (dopo il suo ridimensionamento) con l'altrettanto controverso progetto  "Borgo degli ulivi" a Gandria, i cui promotori hanno incassato di recente un nuovo niet da parte del municipio di Lugano dopo il preavviso negativo da parte del Dipartimento del territorio. Che ha scritto: "Sulla base dei documenti presentarti e del sopralluogo, la CFNP conclude che il progetto presentato arrecherebbe un danno molto importante sia al paesaggio (oggetto IFP n.1812), sia al sito costruito ISOS d'importanza nazionale. La CFNP è dell'avviso che nemmeno eventuali modifiche al progetto permetterebbero di ridurre il forte impatto negativo (la sottolineatura è mia). 

E se a Gandria il progetto sacrificherebbe valori paesaggistici irrinunciabili, la cementificazione del parco dell'ex Casa rossa intaccherebbe altri valori - immateriali, certo- ma non per questo meno significativi. Eppure, sottrarre alla cementificazione il parco dell'ex Casa rossa sembra sempre più difficile, nonostante gli sforzi profusi da più parti. Il Cantone non intende tutelare o acquistare il giardino e la dimora dove il Premio Nobel visse tra il 1931 e il 1962 in ragione delle trasformazioni radicale subite nel tempo. Il che merita una riflessione: il fatto che troppo è cambiato rispetto all'aspetto originale dimostra quanto siano urgenti l'immediata revisione del PR di Montagnola (come chiede la STAN) e la promozione di una nuova cultura del territorio la cui assenza sta producendo danni incalcolabili, ormai sotto gli occhi di tutti. Segnaliamo comunque che il. comitato "Salviamo il parco Hermann Hesse" non ha ancora gettato la spugna: ha infatti creato una sua pagina Facebook dove potete trovare riprodotto integralmente il testo della mozione per la creazione del parco letterario Hermann Hesse presentata lo scorso 10 settembre al Gran Consiglio.

Concludo con una frase trovata nel  blog del comitato di  Villa Argentina, da sempre in prima linea nella difesa e nella valorizzazione dell'eredità spirituale e culturale incarnata dal parco dell'ex Casa Rossa: "Senza vera cultura anche la difesa del territorio diventa esercizio tecnocratico, legalista e utilitaristico. E rischia di fare danni quasi come quelli provocati dalla speculazione".


Ortica

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