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venerdì 30 maggio 2014

Riflessioni di Melitta Jalkanen su Viale Castagnola

Pubblichiamo anche noi la presa di posizione di Melitta Jalkanen sul taglio di alcuni ippocastani di Viale Castagnola previsto oggi. Ricordiamo che il comitato "Salviamo gli alberi di Lugano" -che per primo si è battuto per la salvaguardia dell'integrità del viale alberato - è ancora attivo sulla pagina Facebook "Diamo voce ai luganesi" e accoglie le segnalazioni di tutti i cittadini preoccupati della triste sorte del patrimonio verde sempre più minacciato della nostra città.

Ortica



"Per il Municipio è difficile prendere le decisioni per noi. Se spendono i nostri soldi, li critichiamo. Se non li spendono, pure, perché ci tagliano i servizi. Se tagliano un albero, li critichiamo, ma se l'albero cade e fa danni, pure.
Riteniamo però che chi ha avuto il coraggio di accettare di governare la nostra città, dovrebbe avere il coraggio, la saggezza, il senso delle proporzioni, per distinguere tra pericoli e pericoli, tra benefici e benefici.
Nel caso di Viale Castagnola, il Municipio ha accolto la richiesta, firmata da più di 2'500 persone, di una perizia esterna. Anche Lugano comincia a muoversi nella direzione delle altre città dove si riconosce che gli alberi sono un valore da curare, non un rischio da combattere.  La dendrologa basilese ha identificato nove alberi troppo compromessi, quindi da tagliare. I Verdi accettano questa decisione, presa con competenza tecnica e trasparenza verso i cittadini.
Quando invece ci sono altri motivi, non di stabilità degli alberi e sicurezza delle persone, per il taglio di alberi e l’asfaltatura di spazi verdi, sarebbe una buona cosa se il Municipio ci informasse. Forse, se i cittadini sono informati, saranno d'accordo. Ma è un brutto sentimento, percepire che non ci viene detto tutto, e non sapere perché. Invitiamo il Municipio a comunicare di più, in modo semplice e diretto e a basso costo. A Zurigo appendono cartoncini plastificati sugli alberi che si intendono tagliare, con le motivazioni, e lo fanno con anticipo. Il comitato «Salviamo gli alberi di Lugano», con i 2'540 firmatari, sarebbe un ottimo intermediario tra Municipio e cittadini.
Il progetto del Municipio era di tagliare tutti i 73 ippocastani dello storico e monumentale Viale Castagnola (una cifra inclusa nel totale di 163 alberi da tagliare sul territorio comunale). La motivazione era che gli alberi sono malati e pericolosi. Grazie al sollevamento dei cittadini, e la richiesta di una perizia particolareggiata, è stato appurato che sono solo nove gli alberi a rischio.
Questo dimostra che il Municipio aveva inizialmente agito in modo superficiale e che manca una specifica sensibilità verso valori che per i cittadini sono importantissimi.
Chiediamo di rivedere questo atteggiamento e prendere le misure necessarie perché ogni operatore della città abbia un’altra consapevolezza di fronte al verde pubblico. Troppi alberi anche centenari o protetti sono stati tagliati senza valide motivazioni e questo non dovrebbe più succedere. 
Nel caso di Viale Castagnola il Municipio ha dovuto prendere atto della pressione dei cittadini. Speriamo vivamente che in futuro cerchi di coglierne in anticipo le preoccupazioni e non soltanto di illustrare decisioni già prese, come è avvenuto. Se i luganesi non avessero difeso il loro viale, a quest’ora non ci sarebbe più. Con una perdita inestimabile per tutti noi."


Melitta Jalkanen, consigliera comunale verde 

Caso Enderlin: les laisons dangereuses dei politici


Lo scorso 7 maggio, tre consiglieri comunali verdi di Bellinzona hanno chiesto al municipio di monitorare una situazione immobiliare sempre più surriscaldata. "La stipulazione degli accordi bilaterali - si legge nella loro interpellanza per un registro pubblico delle abitazioni vuote - ha aperto il mercato immobiliare svizzero, e quello cantonale, a investitori esteri che con la loro crescente domanda hanno innalzato i prezzi degli immobili spingendo a un uso e abuso sconsiderato del territorio". Che dopo lo scempio perpetrato nel Luganese, ad essere finiti nel mirino degli speculatori e degli immobiliaristi d'assalto fossero il Sopraceneri e Bellinzona lo avevamo già denunciato lo scorso anno. D'altronde, prendendo coscienza della gravità e dell'urgenza della situazione, il Municipio aveva dato prova di tempestica e sensibilità decretando il congelamento di tutte le richieste di demolizione e ciò in attesa della conclusione del censimento UBC sui beni meritevoli di tutela. Cosa fatta capo ha: le autorità bellinzonesi hanno ora deciso di avviare la procedura per dotarsi di una variante di PR che tenga conto dei beni segnalati.


Ma la tutela del territorio deve spingersi oltre. I sempre più rari terreni non ancora edificati fanno gola a molti. In atto da alcuni anni, l'accelerazione impressionante del moltiplicarsi di cantieri ha modificato in modo irriversibile il nostro paesaggio. Anche nella capitale, denunciano i verdi bellinzonesi, "si costruisce ormai ovunque, risalendo le montagne, su terreni in pendenza, senza giardini, a ridosso di strade e di altri immobili, principalmente proprietà per piani e superfici industriali".  A Lugano, dove i terreni ancora edificabili sono ormai merce rarissima, si costruisce ormai ovunque davvero. La prova?  Le modine poste su questo fazzoletto di pietra e cemento in via Zurigo:  pendenza ripidissima, spazio esiguo, accesso al cantiere di certo non dei più semplici -la strada che si intravvede è tra le più trafficate della città- eppure... Eppure.



Di riflesso, il pensiero non può non correre al recente dell'arresto in Italia dell'imprenditore luganese e consigliere comunale PLR Davide Enderlin, coinvolto nel caso Carige.  Sembrerebbe che i soldi finiti a Lugano tramite Enderlin fossero destinati a investimenti immobiliari. E se Enderlin protesta la sua innocenza -in dubio pro reo- , il suo non è ne il primo ne sarà l'ultimo caso di politici coinvolti in scandali legati al mattone. Che l'immobiliare profumi sovente di denaro frutto di affari illeciti non è una novità, come d'altronde testimonia  il recentissimo scandalo di Expo 2015 scoppiato nella vicina penisola. Non è forse giunta l'ora di aprire gli occhi anche da noi e di denunciare le facili e possibili derive del settore?  


Dopo il caso dell'ex sindaco di Bissone, la vicenda Enderlin dovrebbe mettere tutti sul chi vive. Il rischio, purtroppo concreto, del possibile intreccio di interessi tra politici nostrani e operatori  immobiliari meriterebbe di essere affrontato apertamente per evitare pericolose derive nocive al buon funzionamento delle istituzioni e alla fiducia dei cittadini nelle stesse. Denunciato apertamente dai verdi bellinzonesi, l'uso e abuso sconsiderato del territorio favorito (direttamente o indirettamente)  dall'afflusso di capitali esteri è un tema prioritario, da affrontare senza remore e senza indugi.  Poiché gli interessi in gioco  rischiano di ridurre il territorio a semplice oggetto di speculazione, ove reddito e  investimento sono destinati a prevalere su quello che il paesaggio e la sua difesa dovrebbero essere: strumenti di coesione  della comunità e portatori di valori civili.


Ortica






venerdì 16 maggio 2014

Sonni tranquilli a Gandria e a Bellinzona: ma altrove?


Sonni tranquilli a Gandria e a Bellinzona: ma altrove?

Gandria e Bellinzona, recentemente nel mirino degli appetiti degli immobiliaristi, possono tirare un sospiro di sollievo. Gandria è un bene paesaggistico di inestimabile valore, tra i villaggi più significativi situati in riva al lago a livello nazionale.  È  infatti un sito pittoresco in base al decreto legislativo sulle bellezze naturali, un paesaggio di importanza naturale secondo l'inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali di importanza nazionale e un insediamento svizzero di importanza nazionale secondo l'Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere. Ebbene, in barba a tutto ciò, l'ex sindaco Pacchin - dopo il no al progetto edilizio firmato GG - ci aveva riprovato affidando all'architetto Lo Riso l'elaborazione di un nuovo progetto. Bocciato anche quest'ultimo con il preavviso negativo del Dipartimento del territorio. E pensare che dalle pagine patinate di una rivista di casa nostra, Lo Riso ne aveva vantato i pregi definendolo  "un progetto per la valorizzazione di Gandria".  La palla è ora nelle mani del municipio di Lugano: allineatosi una prima volta al no (vincolante) del Cantone, difficilmente potrà fare diversamente.

Anche il segnale giunto nei giorni scorsi dalla Turrita è forte: la capitale è decisa a dotarsi di una variante di PR la cui elaborazione tenga conto dei 309 nuovi oggetti d'interesse locale potenzialmente degni di tutela individuati dal censimento dell'UBC. Oggi a Bellinzona i beni culturali protetti d'interesse locale sono 33 ai quali si aggiungono 53 di importanza cantonale. Non sono dunque caduti nel vuoto gli appelli lanciati lo scorso anno a difesa delle ville storiche di Bellinzona e sfociate in una mozione del gruppo PPD, in una petizione della STAN e in un'iniziativa popolare dei Verdi (frattanto dichiarata  irricevibile. Ma i verdi non ci stanno). 

In attesa del nuovo PR,  il patrimonio storico-architettonico della città è in una botte di ferro: il municipio intende esaminare l'introduzione di una nuova zona di pianficazione ai sensi della LST: e stando alla legge "al suo interno nulla può essere intrapreso che possa rendere più ardua la pianificazione dell'utilizzazione" e "le  domande di costruzione in contrasto con gli obbiettivi del piano di formazione sono decise negativamente". Possiamo dormire sonni tranquilli. Ma non per questo non rimanere vigili. Altrove, i cementificatori sono in agguato.

Alcuni giorni fa Villa Gerosa, a Rancate, è stata battuta all'asta per più di 12 milioni di franchi.  Se l'è aggiudicata la Banca Raiffeisen,  ma il suo futuro rimane un'incognita. L'istituto di credito la metterà certamente in vendita e la villa, opera di Tita Carloni, fa gola soprattutto per l'estensione del terreno. Ad un primo progetto per l'edificazione di sei stabili, ne era seguito un secondo, ridimensionato dopo che il primo era stato abbandonato in seguito alla levata di scudi sollevata alla prevista demolizione della villa. La promotrice Renza de Dea aveva così commentato la rinuncia: "Bisogna decidere se vogliamo lo sviluppo o se è meglio ritirarci sui pascoli".  Leggete cosa le aveva risposto Andrea Stéphani, consigliere comunale dei verdi di Mendrisio ...
Ortica

lunedì 12 maggio 2014

Consumo di suolo: dall'Italia di Expo un esempio virtuoso


Le cifre sul consumo di suolo in Svizzera divulgate alcuni mesi fa dall'Ufficio federale di statistica sono impietose: in 25 anni il cemento ha inghiottito 584 chilometri quadrati, una superficie grande quanto il lago Lemano, il che equivale alla scomparsa di 1,1 metri  quadri di prati e campi coltivabili al secondo. In Ticino, la cementificazione ha assunto proporzioni ben maggiori rispetto al resto della Svizzera:  nello stesso periodo sono andati persi oltre 36'000 ettari di campagna. Ma a fare peggio, molto peggio di noi, c'è l'Italia dove il consumo è di 8 metri quadri al secondo. 

E proprio "8 metri al secondo" è il titolo scelto provocatoriamente per il suo ultimo libro da Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano, alle porte di Milano, primo comune a dotarsi - anzi, a inventarsi- il piano regolatore a crescita zero.  In un territorio devastato dagli appetiti degli immobiliaristi ,  l'esperienza di Cassinetta di Lugagnano ha fatto da argine al crescente sentimento di straniamento dei cittadini. Un sentimento frutto della combinazione avvelenata di fattori come "la perdita di identità dei territori, la trasformazione dell’ambiente che ci circonda, il senso di privazione e sottrazione subita che nasce quando non si riconosce e non ci si riconosce più nel paesaggio, nel territorio, nelle strade che si percorrono nella vita di ogni giorno". Un malessere che accomuna ormai cittadini ad ogni latitudine e di ogni paese, compreso il nostro.  Come non pensare allo stravolgimento in atto nel Mendrisiotto?

E se un metro al secondo è tanto, 8 metri sono davvero troppi. Così di fronte all'emergenza territoriale, un ripensamento sembra farsi largo anche tra le fila di coloro che,  sino a poco tempo fa, erano soliti tacciare di ecoterrorismo chi si batteva per la difesa del territorio. Emblematico, in proposito, il ribaltone del maggiore sindacato italiano del settore edile  (Fillea ) che di recente si è pronunciato esplicitamente per uno stop alla costruzione di nuove case. Un'inversione di rotta a 360% che rimette in discussione anni di cementificazione selvaggia, consumo scriteriato e indiscriminato di suolo, saccheggio del territorio. La nuova parola d'ordine è riqualifica delle aree già edificate. Riuso e rigenerazione edilizia del suolo edificato per porre un freno alla cementificazione dei suoli agricoli e presevarli da un ulteriore impoverimento. Obbiettivo della Filea è una diminuzione, entro il 2020, di almeno il 50% di suolo. Ecco cosa scriveva il sindacato a presentazione del suo convegno sul consumo di suolo zero.

"Non può più esistere l'attuale modello di sviluppo che ha portato alla cannibalizzazione del nostro territorio e del "BEL PAESE". Le scelte politiche da noi fatte dall'ultimo congresso ad oggi, hanno rafforzato la convinzione della Fillea che la crisi strutturale che ha investito l'Italia è figlia anche di queste valutazioni che, sovente, hanno favorito i palazzinari, i cementificatori, l'illegalità e le mafie. Dalla crisi si può uscire se, con grande chiarezza, si imbocca una strada diversa e opposta da quella che è stata tracciata e praticata almeno negli ultimi quarant'anni. Il cambio di tendenza si realizza passando dal cementificare al ricostruire, dalle aree impermeabilizzate a quelle verdi, dalla produzione di CO2 al  risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, dal lavoro dequalificato e sfruttato al lavoro professionalizzato e legale". 

Obbiettivo ambizioso che se attuato potrebbe dare slancio a quella riconversione ormai preconizzata da più parti. Una svolta emblematica che ci auguriamo possa essere presa ad esempio anche da noi. Ridurre drasticamente il consumo di suolo è la grande sfida del futuro.  Del resto, il tema è al centro del dibattito politico, basti pensare alla densificazione degli insediamenti preconizzata dalla Confederazione o alla recente approvazione della nuova legge sulla pianificazione del territorio.

"Con la crisi - ha dichiarato nel corso del suo intervento Danilo Barbi, segretario nazionale della Cigl -  questo modello di sviluppo non funziona più (...). E' un modello superato, che ha creato ricchezza solo per pochi grandi proprietari e non l'ha redistribuita alla collettività, anzi, ha aumentato le diseguaglianze sociali. Ragion per cui, basta con il costruire tanto per costruire, ci vuole un nuovo modello di sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale, sull'innovazione tecnologica, sulla riqualificazione urbana (...).

Parole sante. I cittadini ringraziano.

 

Ortica