Lo scorso 7 maggio, tre consiglieri comunali verdi di Bellinzona hanno
chiesto al municipio di monitorare una situazione immobiliare sempre più
surriscaldata. "La stipulazione
degli accordi bilaterali - si legge nella loro interpellanza per un
registro pubblico delle abitazioni vuote - ha
aperto il mercato immobiliare svizzero, e quello cantonale, a investitori
esteri che con la loro crescente domanda hanno innalzato i prezzi degli
immobili spingendo a un uso e abuso sconsiderato del territorio". Che
dopo lo scempio perpetrato nel Luganese, ad essere finiti nel mirino degli
speculatori e degli immobiliaristi d'assalto fossero il Sopraceneri e Bellinzona
lo avevamo già denunciato lo scorso anno. D'altronde, prendendo coscienza della
gravità e dell'urgenza della situazione, il Municipio aveva dato prova di tempestica
e sensibilità decretando il congelamento di tutte le richieste di demolizione e
ciò in attesa della conclusione del censimento UBC sui beni meritevoli di
tutela. Cosa fatta capo ha: le autorità bellinzonesi hanno ora deciso di
avviare la procedura per dotarsi di una variante di PR che tenga conto dei beni
segnalati.
Ma la tutela del territorio deve spingersi oltre. I sempre più rari terreni
non ancora edificati fanno gola a molti. In atto da alcuni anni, l'accelerazione
impressionante del moltiplicarsi di cantieri ha modificato in modo
irriversibile il nostro paesaggio. Anche nella capitale, denunciano i verdi
bellinzonesi, "si costruisce ormai
ovunque, risalendo le montagne, su terreni in pendenza, senza giardini, a
ridosso di strade e di altri immobili, principalmente proprietà per piani e
superfici industriali". A
Lugano, dove i terreni ancora edificabili sono ormai merce rarissima, si
costruisce ormai ovunque davvero. La
prova? Le modine poste su questo fazzoletto di
pietra e cemento in via Zurigo: pendenza
ripidissima, spazio esiguo, accesso al cantiere di certo non dei più semplici
-la strada che si intravvede è tra le più trafficate della città- eppure...
Eppure.
Di riflesso, il pensiero non può non correre al recente dell'arresto in
Italia dell'imprenditore luganese e consigliere comunale PLR Davide Enderlin,
coinvolto nel caso Carige. Sembrerebbe che
i soldi finiti a Lugano tramite Enderlin fossero destinati a investimenti immobiliari.
E se Enderlin protesta la sua innocenza -in dubio pro reo- , il suo non è ne il
primo ne sarà l'ultimo caso di politici coinvolti in scandali legati al mattone.
Che l'immobiliare profumi sovente di denaro frutto di affari illeciti non è una
novità, come d'altronde testimonia il
recentissimo scandalo di Expo 2015 scoppiato nella vicina penisola. Non è forse
giunta l'ora di aprire gli occhi anche da noi e di denunciare le facili e
possibili derive del settore?
Dopo il caso dell'ex sindaco di Bissone, la vicenda Enderlin dovrebbe
mettere tutti sul chi vive. Il rischio, purtroppo concreto, del possibile intreccio
di interessi tra politici nostrani e operatori
immobiliari meriterebbe di essere affrontato apertamente per evitare pericolose
derive nocive al buon funzionamento delle istituzioni e alla fiducia dei cittadini
nelle stesse. Denunciato apertamente dai verdi bellinzonesi, l'uso e abuso
sconsiderato del territorio favorito (direttamente o indirettamente) dall'afflusso di capitali esteri è un tema prioritario,
da affrontare senza remore e senza indugi. Poiché gli interessi in gioco rischiano di ridurre il territorio a semplice
oggetto di speculazione, ove reddito e
investimento sono destinati a prevalere su quello che il paesaggio e la
sua difesa dovrebbero essere: strumenti di coesione della comunità e portatori di valori civili.
Ortica
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