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venerdì 26 ottobre 2012

Osteria Indipendenza, in vendita il mobilio di Chiattone: ma non doveva recuperarlo la città?


Ma come, non era lo scorso agosto che la municipale luganese a capo del dicastero della cultura lanciava un appello per salvaguardare la memoria storica dell'Osteria indipendenza?  Di fronte al pericolo che il mobilio disegnato da Mario Chiattone, notoriamente di assoluto pregio, venisse venduto, smembrato o addirittura rottamato la municipale aveva dichiarato: "Credo che la città debba ragionare seriamente sul suo recupero" . Nel contempo aveva ipotizzato il coinvolgimento del Dicastero delle attività culturali ai fini di trovargli un'altra collocazione che potesse restituirgli "le ragioni della sua esistenza, anche simbolica, in un ambiente in cui la cultura è centrale".  Cosa è stato fatto nel frattempo? è lecito chiederselo dal momento che in un annuncio apparso oggi sul Corriere del Ticino leggo che "l'arredamento completo e pregiato firmato A. e M.Chiattone" è in vendita al miglior offerente.
 
Ortica

sabato 20 ottobre 2012

Ticino e maledilizia

Cara Icchia, pubblico integralmente uno scritto di Eugenio Foglia uscito qualche giorno fa sul Corriere del Ticino: a  mio avviso solleva alcuni punti meritevoli di riflessione.  In questi ultimi anni il  nostro cantone, un tempo conosciuto come "terra d'artisti",  ha subito una trasformazione radicale, purtroppo in peggio. Della "terra d'artisti" di un tempo, presto non rimarrà più nulla. Oggi viviamo di un binomio poco edificante: siamo ormai  "terra d'artiste" e "terra di conquista" per immobiliaristi d'assalto, cementificatori a oltranza e affaristi di ogni tipo. I risultati sono malauguratamente sotto gli occhi di tutti.  Maledilizia, sindaci in carcere perché invischiati in affari immobiliari poco edificanti, cementificazione galoppante, turismo in calo: il degrado del territorio è lo specchio dell'imbarbarimento civile, culturale e morale del paese. C'è poco da stare allegri...
Ortica

martedì 16 ottobre 2012

Reti a rischio

Cara Ortica, leggo oggi su un quotidiano di Lugano che,per decisione della Confederazione, diverse linee ferroviarie ticinesi sono a rischio...
La S20 Castione-Locarno, la S30 Belinzona-Luino, la Lugano-Ponte Tresa, la S10 Airolo-Chiasso, la Locarno-Domodossola.
A livello svizzero sono 175 sulle 300 esistenti.
Ma come è possibile una cosa del genere?
Con che criterio è giustificabile la possibile eliminazione di un servizio pubblico di questo tipo?

Si salvano solo quelle linee che hanno un tasso di copertura dei costi superiore al 50%. Le altre, prima di effettuare investimenti, verrebbero sottoposte a una severa verifica di redditività.
E se le condizioni di economicità di una linea, definite dalla Confederazione, non saranno soddisfatte, "occorrerà imperativamente esaminare se il suo esercizio può essere trasferito dalla ferrovia all'autobus".

E come la mettiamo dal punto di vista della qualità di vita? Del carburante speso? Della massificazione delle proposte?

Da come leggo (anche su tio.ch) questa notizia ha provocato le prime reazioni. I Verdi ticinesi, in una nota, hanno già espresso il loro dissenso, liquidando la proposta del Consiglio federale come "miope e controproducente".

Anche nel Dipartimento del Territorio la notizia non suscita grandi entusiasmi. Moreno Storni, capo ufficio dei Trasporti Pubblici, non ha esitato nell'esprimere tutta la sua contrarietà al progetto di ordinanza federale. "La proposta è poco realistica" ha dichiarato Storni. "Poco realistica perché tagliare i servizi regionali sulla gran parte delle linee ferroviarie del Cantone, come la Centovallina o la Lugano-Ponte Tresa, le linee Tilo S10 o la S30, vorrebbe dire riversare una gran parte di questo traffico sulla strada".

Anche l'ipotesi di mettere in circolazione dei bus sostitutivi non piace affatto al rappresentante del Dipartimento del Territorio: "Non è immaginabile riuscire a soddisfare questa domanda, soprattutto tenendo conto del traffico che c'è sulle nostre strade".

La proposta della Confederazione trova, da parte ticinese, una chiara e ferma opposizione. Lo assicura lo stesso Storni: "Ci consulteremo anche con la direzione della Conferenza dei direttori cantonali dei trasporti per una presa di posizione univoca nei confronti della Confederazione".

Il capo ufficio ricorda che la Confederazione aveva già tentato, qualche anno fa, di ridurre l'offerta sulle linee periferiche, ma l'opposizione che ci fu a livello federale spinse il Consiglio federale a fare un passo indietro. Oggi il Governo federale ci riprova. Ma è facile pensare che l'opposizione ticinese sarà ferma. "Il parlamento cantonale ha sempre sostenuto tutti i progetti di trasporto pubblico presentati dal Consiglio di Stato. Questa ordinanza cozza completamente contro quella che è stata la politica del Cantone degli ultimi anni, ossia quella di favorire la mobilità su trasporto pubblico".

L'ultimo problema, però, riguarda il criterio ghigliottina, che riguarda il tasso di copertura dei costi, che deve raggiungere almeno il 50% per considerarsi tranquilli. La FLP e le FART riescono a soddisfare questo criterio? "E' difficile che una linea ferroviaria, che ha comunque una parte di costi importante nelle infrastrutture e nel materiabile rotabile, abbia un grado di copertura che superi il 50%. Nello specifico non posso esprimermi, perché in questo momento non ho i dati sottomano, ma visto che sono stati inseriti nella lista, probabilmente questo criterio non lo soddisfano".

sabato 13 ottobre 2012

Gorduno: ecco come il comune tutela un ponte storico




Questo è un bene culturale tutelato a livello locale ai sensi della LBC del 1997... lo avreste mai detto? Si tratta del vecchio ponte sul riale che divide il territorio di Gorduno con quello di Bellinzona. 




Lo stato di incuria nel quale versa non fa onore al comune del Sopraceneri il quale, all'articolo 27 delle norme di piano regolatore, lo inserisce tra gli oggetti storici degni di particolare protezione. 




Un cittadino del comune si è preso la briga di inviarci alcune foto che testimoniano in modo eloquente il  suo degrado. "Trovo che lo stato precario è indecente per un ponte storico" scrive. E non possiamo che dargli ragione.

Ortica