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martedì 16 ottobre 2012

Reti a rischio

Cara Ortica, leggo oggi su un quotidiano di Lugano che,per decisione della Confederazione, diverse linee ferroviarie ticinesi sono a rischio...
La S20 Castione-Locarno, la S30 Belinzona-Luino, la Lugano-Ponte Tresa, la S10 Airolo-Chiasso, la Locarno-Domodossola.
A livello svizzero sono 175 sulle 300 esistenti.
Ma come è possibile una cosa del genere?
Con che criterio è giustificabile la possibile eliminazione di un servizio pubblico di questo tipo?

Si salvano solo quelle linee che hanno un tasso di copertura dei costi superiore al 50%. Le altre, prima di effettuare investimenti, verrebbero sottoposte a una severa verifica di redditività.
E se le condizioni di economicità di una linea, definite dalla Confederazione, non saranno soddisfatte, "occorrerà imperativamente esaminare se il suo esercizio può essere trasferito dalla ferrovia all'autobus".

E come la mettiamo dal punto di vista della qualità di vita? Del carburante speso? Della massificazione delle proposte?

Da come leggo (anche su tio.ch) questa notizia ha provocato le prime reazioni. I Verdi ticinesi, in una nota, hanno già espresso il loro dissenso, liquidando la proposta del Consiglio federale come "miope e controproducente".

Anche nel Dipartimento del Territorio la notizia non suscita grandi entusiasmi. Moreno Storni, capo ufficio dei Trasporti Pubblici, non ha esitato nell'esprimere tutta la sua contrarietà al progetto di ordinanza federale. "La proposta è poco realistica" ha dichiarato Storni. "Poco realistica perché tagliare i servizi regionali sulla gran parte delle linee ferroviarie del Cantone, come la Centovallina o la Lugano-Ponte Tresa, le linee Tilo S10 o la S30, vorrebbe dire riversare una gran parte di questo traffico sulla strada".

Anche l'ipotesi di mettere in circolazione dei bus sostitutivi non piace affatto al rappresentante del Dipartimento del Territorio: "Non è immaginabile riuscire a soddisfare questa domanda, soprattutto tenendo conto del traffico che c'è sulle nostre strade".

La proposta della Confederazione trova, da parte ticinese, una chiara e ferma opposizione. Lo assicura lo stesso Storni: "Ci consulteremo anche con la direzione della Conferenza dei direttori cantonali dei trasporti per una presa di posizione univoca nei confronti della Confederazione".

Il capo ufficio ricorda che la Confederazione aveva già tentato, qualche anno fa, di ridurre l'offerta sulle linee periferiche, ma l'opposizione che ci fu a livello federale spinse il Consiglio federale a fare un passo indietro. Oggi il Governo federale ci riprova. Ma è facile pensare che l'opposizione ticinese sarà ferma. "Il parlamento cantonale ha sempre sostenuto tutti i progetti di trasporto pubblico presentati dal Consiglio di Stato. Questa ordinanza cozza completamente contro quella che è stata la politica del Cantone degli ultimi anni, ossia quella di favorire la mobilità su trasporto pubblico".

L'ultimo problema, però, riguarda il criterio ghigliottina, che riguarda il tasso di copertura dei costi, che deve raggiungere almeno il 50% per considerarsi tranquilli. La FLP e le FART riescono a soddisfare questo criterio? "E' difficile che una linea ferroviaria, che ha comunque una parte di costi importante nelle infrastrutture e nel materiabile rotabile, abbia un grado di copertura che superi il 50%. Nello specifico non posso esprimermi, perché in questo momento non ho i dati sottomano, ma visto che sono stati inseriti nella lista, probabilmente questo criterio non lo soddisfano".

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