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venerdì 13 marzo 2015

Copertura di Palazzo Turconi e taglio dei cedri: do ut des?

Da Mendrisio sono giunte una buona e  una cattiva notizia. Entrambe datate - ce ne scusiamo - ma la cui importanza ci spinge a parlarne comunque. La prima è la ormai nota decisione del Municipio di negare all'Accademia di architettura la licenza edilizia per la copertura della corte interna dell'ex Ospedale Beata Vergine. Una decisione che mette fine ad una controversia che ha visto STAN e Accademia ai ferri corti duellare a suon di opposizioni e prese di posizione sui giornali. A nulla sono valsi i tentativi dell'Accademia di far prevalere i suoi interessi logistici -la necessità di ampliamento della biblioteca- su quelli pubblici sanciti per legge: preservare integralmente la sostanza dell'edificio in quanto bene protetto dal Cantone e dalla Confederazione. Ha dunque fatto bene la STAN ad appellarsi alle massime autorità federali pur di impedire un intervento che, di fatto, avrebbe costituito una crassa violazione delle leggi cantonali e federali in materia di protezione dei beni culturali.

Deplorevole, invece, la decisione dello stesso Municipio di autorizzare l'abattimento dei due cedri secolari situati sul retro di Palazzo Turconi, ancor prima che fosse data risposta ad un'interpellanza sui due alberi -rei di intralciare il cantiere del futuro teatro dell'Accademia. L'impressione -amara- è quella di un goffo tentativo di riparazione: licenza negata, ma taglio accordato.  L'operazione stupisce per la velocità con la quale è stata effettuata. E lascia oltremodo perplessi per le modalità irrispettose di una procedura che avrebbe dovuto anteporre il rispetto delle istituzioni -il Legislativo non ha avuto modo di pronunciarsi -all'urgenza con la quale è stato autorizzato l'intervento (motivato, come spesso già accaduto in casi analoghi, adducendo il cattivo stato di salute di una delle due piante).

Ebbene, il teatrino è proseguito nel corso della seduta del consiglio comunale in agenda il 23 febbraio. All'ordine del giorno, figurava la mozione "Mendrisio si doti dell'inventario degli alberi meritevoli di protezione"! Risalente all'ottobre 2013 a firma dei consiglieri comunali verdi Tiziano Fontana, Claudia Crivelli  Barella e Andrea Stephani, chiedeva tra le altre cose che, in attesa di un inventario degli alberi meritevoli di protezione, fossero adottate misure cautelari necessarie ad impedire l'abbattimento di alberi meritevoli di conservazione... Ma la mozione non ha trovato grazia agli occhi del consiglio comunale. Allineandosi al parere dell'esecutivo, che aveva già espresso un preavviso negativo, non ne ha voluto sapere. 

A margine di questa vicenda, alquanto discutibile, una domanda sorge spontanea: l'Esecutivo del magnifico borgo, scavalcando - de facto - il legislativo con la sua decisione unilaterale di tagliare le due piante secolari, non ha mai ritenuto doveroso fornire una motivazione ufficiale del suo atto profondamente irrispettoso delle istituzioni e della democrazia? Ai nostri occhi sarebbe un atto dovuto, non solo nei confronti del Consiglio Comunale, ma anche di tutti i cittadini.

Ortica


martedì 3 marzo 2015

Rione Madonnetta a rischio: gli inquilini insorgono e scrivono al Municipio

Vento di fronda tra gli inquilini degli stabili di Via Marco da Carona e di Via Ferri a Molino Nuovo. E c'è di che. Gli stabili potrebbero venire demoliti, nonostante il loro inserimento nell'elenco dei beni culturali di interesse locale (BCL) nell'ambito della Variante di piano Regolatore approvata nel settembre 2011. Dopo la decisione del precedente municipio di sostenere il ricorso presentato al Consiglio di stato dalla Cassa pensione di Lugano (CPDL), proprietaria del mappale, contro la loro tutela, i vecchi immobili sono a rischio. Ma i diretti interessati non ci stanno e in una lettera aperta al Municipio chiedono di salvare tutto il Rione Madonnetta.

Con la prevista riqualifica del comparto e dei due fondi adiacenti (pure di proprietà della CPDL) ,  il volto di Molino nuovo - già profondamente segnato dalle trasformazioni degli ultimi anni - rischia di perdere definitivamente parte della sua identità. Il complesso degli stabili di Via Marco da Carona e di Via Ferri costituiscono infatti un esempio di edilizia popolare del periodo postbellico in quello che era un quartiere popolare e artigianale. E per questo, meritevoli di tutela in quanto parte integrante della sua storia e della sua identità.

Ma non solo. La loro realizzazione fu affidata agli architetti Cavadini & Beeler, autori (i primi) di costruzioni significative dell'architettura del '900 ticinese, tra cui l'ex -ahimé- Clinica San Rocco di Lugano ( E qui apriamo una parentesi doverosa e dolorosa. La clinica fu costruita negli anni 1934-1935 da Eugenio e Agostino Cavadini. Citata niente di meno che nella Guida d'arte della Svizzera italiana come "uno dei primi edifici razionalisti del Cantone"  è stata demolita nel 2011 per fare posto... all'ennesima palazzina residenziale).

Dicevamo.  Non è soltanto la qualità architettonica di un'opera che concorre a determinare il suo valore quale bene culturale da tutelare, bensì anche il suo interesse pubblico in quanto testimonianza della nostra memoria. Non è forse quanto afferma la stessa Commissione federale dei monumenti storici? "Un oggetto del passato con particolare carattere di testimonianza diventa monumento storico attraverso il riconoscimento della società".

Al complesso del Rione della Madonnetta, in quanto insieme di stabili di valore sociale, si può pertanto attribuire una connotazione storico-culturale pari a quella della Masseria di Trevano, esempio di costruzione rurale tipica della storia del nostro Cantone. Entrambe sono testimonianze storiche, parte della nostra memoria collettiva. Memoria cui fanno d'altronde riferimento anche gli autori della lettera aperta al Municipio:
 "Chiediamo - scrivono - che anche questo nostro Rione non venga inutilmente sacrificato perché rappresenta una significativa parte della storia della nostra Città, del nostro Quartiere (come pubblicizzato nel sito della Città a riguardo della storia dei quartiere di Molino Nuovo, dove viene proprio citata la “Via Marco da Carona” e la “zona della Madonnetta”).
E proseguono: "Questi stabili, assieme ad altre significative opere adiacenti come l’asilo di via Ferri, sono parte del patrimonio comune e degno di salvaguardia da un destino “incerto” affinché, come diceva Tita Carloni, “…le città non diventino sempre più brutte ed ingiuste ….”.

Ci fermiamo qui. Quale conclusione migliore se non le parole di Tita Carloni?

Ortica