SEGNALATE I LUOGHI DEL CUORE E DELLA PANCIA

QUALE LUOGO AMATE E QUALE DETESTATE? COSA SUSCITA IN VOI? SEGNALATELO CON SCRITTI, FOTO, COMMENTI, FATELO IN MODO ANONIMO, CON UNO PSEUDONIMO O CON IL VOSTRO VERO NOME MA PARTECIPATE AL SONDAGGIO DI SALVIAMO IL SALVABILE!
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venerdì 6 dicembre 2013

Il valore degli alberi: le riflessioni di Paolo Fumagalli


C'è più di una ragione per riflettere prima di abbattere un albero. L'albero contribuisce alla nostra qualità di vita rendendo l'aria più salubre e l'ambiente più bello. Ha un valore economico ma anche storico e identitario. Allo stesso modo in cui ci siamo sentiti orfani quando sono stati tagliati i platani di piazza Castello, come ci sentiremmo senza la doppia fila di ippocastani di Viale Castagnola? L'alberatura di piazza Castello connotava l'identità di Lugano tanto come quella di Viale Castagnola.
A sua difesa è ora sceso in campo anche l'architetto Fabio Fumagalli che, in uno scritto pubblicato ieri dal CdT, ha ribaltato l'approccio con cui valutare se tagliare o meno un albero. Non si dovrebbe, scrive, "valutare per prima cosa quale albero è ammalato, ma al contrario considerare in primo luogo il valore del singolo albero, la sua importanza per la città, per lo spazio urbano, per la storia, per il cittadino e la memoria e l'identità. Solo allora, solo dopo aver compreso e valutato il pregio, si potrà decidere - se fosse ammalato o pericolante - se occorre abbatterlo oppure se è meglio prodigarsi per salvarlo oppure ancora reciderne soltanto una parte".  

Piazza Castello, Viale Castagnola, il lungo Cassarate: sono gli alberi a farne ciò che sono. "Luoghi urbani il cui valore spaziale risiede proprio e solo negli alberi che li qualificano". Allora pensiamoci bene prima di procedere all'abbattimento di alberi che hanno accompagnato la vita di  generazioni di luganesi. Un tempo avevamo il Parco Ciani ma i tagli ripetuti nel tempo "di molti maestosi esemplari -  conclude Fumagalli - ha ridotto il parco a un giardino, il Giardino Ciani". Condividiamo.

Ortica

venerdì 29 novembre 2013

Lanciata petizione a salvaguardia del verde pubblico luganese

Abbiamo appena ricevuto da Tamara Merlo (rappresentante dei Verdi in Consiglio Comunale) la segnalazione del lancio di una petizione a salvaguardia del verde pubblico a Lugano. La petizione sarà scaricabile a partire dalle 18'00 di questa sera dalla pagina Facebook Voce ai luganesi. Domani, sabato, il comitato promotore allestirà una bancarella in piazza Dante per la raccolta delle firme.

Diamo voce ai nostri amici alberi: "Se per gli ippocastani di Viale Castagnola pare che ci sia speranza - scrive Tamara Merlo - non altrettanto fortunati sono gli alberi delle altre zone della Grande Lugano: a Pian Casoro gli operai comunali sono già pronti a mettere in funzione le motoseghe".

Ortica

Viale Castagnola è un bene protetto ma la municipale non lo sapeva


Ribaltone al cardiopalma per una cinquantina di ippocastani di Viale Castagnola: dati per spacciati a inizio settimana, sono stati graziati due giorni dopo a seguito dell'intervento provvidenziale di Adriano Censi, presidente della Commissione cantonale Beni Cantonali. Il "restyling" di Viale Castagnola era stato annunciato nell'ambito del rinnovo dell'alberatura prevista dal Verde pubblico del Dicastero dei servizi urbani, misura da attuare tra il 2013 e il 2015. Quello che è increscioso è che nè la municipale Zanini-Barzaghi, responsabile dell'Area costruzione e servizi pubbici, nè Roberto Bolgé, responsabile della sezione Verde pubblico, erano al corrente che quegli alberi non si potevano toccare poiché protetti dallo stesso PR di Lugano.

All'indomani della notizia dei previsti interventi di "rinnovo" dell'alberatura di Viale Castagnola, ecco la reazione immediata dei Verdi che denunciano i ripetuti attacchi al patrimonio botanico della città e sottolineano come Bolgé non sia nuovo a questo tipo di modus operandi: "prima si taglia, e poi  magari si valuta". Il riferimento è a tagli avvenuti in passato di piante ultracentenarie risultate poi perfettamente sane. Il caso più clamoroso: il taglio di una pianta secolare al Parco Ciani nell'estate 2013.  Eppure, sottolineano i Verdi, gli alberi secolari sono patrimonio dei cittadini di Lugano alla stessa stregua - aggiungiamo noi - del patrimonio architettonico delle vecchie ville luganesi. 
 
I Verdi non perdono tempo e prima che Censi intervenga e in un'interrogazione sottoscritta da cinque altri consiglieri comunali (4 PLR e 1 PPD) chiedono una perizia indipendente: vogliono sapere se e quali alberi siano davvero da abbattere.  Ora, dopo il provvidenziale intervento del presidente della commissione cantonale Beni culturali,  gli alberi storici destinati all'abbattimento nell'ambito delle misure di rinnovo dell'alberatura cittadina sono passati da 163 a 109.  I 52 ippocastani graziati -"un patrimonio cresciuto in quasi un secolo e capace di generare plus-valore ancora per decenni"- erano stati messa a dimora negli anni 1930. Prendere coscienza di questo patrimonio verde ancora disseminato nel tessuto urbano è ora un atto dovuto: nei confronti della cittadinanza tutta ma anche di quella che verrà.

"Diventa grande quella nazione dove gli anziani piantano alberi della cui ombra non godranno mai, cosa sarà di quelle nazioni dove i giovani tagliano gli alberi della cui ombra hanno già goduto!". Questo proverbio greco accompagnava lo scritto di Marusca Andreoli, giovane giardiniera di 28 anni, indirizzato lo scorso maggio all'Ufficio dei servizi urbani. Nello scritto, Marusca esprimeva il suo disappunto e la sua meraviglia per la scarsa considerazione dimostrata nei confronti del patrimonio botanico della città: "Si taglia, si sradica si abbatte, si costruisce sopra...". Gli alberi non possono parlare: diamo loro voce, come abbiamo dato voce alle vecchie ville minacciate dall'avanzata delle ruspe e del cemento. Glielo dobbiamo poichè - come scrive ancora Marusca Andreoli - "gli alberi non fuggono di fronte al pericolo, non si lamentano quando vengono mutilati e sono capaci di morire con grande dignità".

Da Pathopolis, Tita Carloni e il "metrobosco" di Milano
 
Ortica

domenica 17 novembre 2013

Tutela del patrimonio: siamo il fanalino di coda


Voto insufficiente su tutta la linea: per i beni tutelati e per l'approccio alla loro salvaguardia. Il Ticino è uscito con le ossa rotte dalla relazione "Bene culturale: cos'è?" tenuta da Bernhard Furrer, già presidente della Commissione federale dei monumenti storici a margine dell'assemblea annuale della STAN.
 
Altrove in Svizzera la tutela del patrimonio comune è considerata prioritaria e si traduce con pianificazioni adeguate, PR restrittivi, zone di conservazione e accorgimenti informativi atti a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza del passato e della sua memoria.  D'altronde, stando all'oratore, "ogni società ha i beni culturali che si merita". E in Ticino, ahimé, sono invero pochini. 
 
Lugano, ad esempio, si ferma a circa il 6% e questo anche dopo la combattuta variante di PR che due anni fa ha messo sotto tutela oltre un centinaio di oggetti.  Indovinate qual è la loro percentuale in altre città svizzere, come Lucerna, Berna o Friborgo?  Tra il 23% e il 30%!  A chi volesse approfondire l'argomento trattato dall'architetto Furrer a Mendrisio suggerisco il contributo dedicato alla sua relazione che ho avuto modo di leggere nell'ultimo numero della rivista Il nostro Paese.
 
Ortica

mercoledì 13 novembre 2013

Svolta energetica? Promuoviamo il fotovoltaico

Pubblichiamo, seppur con ritardo, l'appello a favore del fotovoltaico della Società cooperativa solare della Svizzera italiana. Eccolo:
 
Care amiche e cari amici sostenitori,
È di questi giorni la notizia che la centrale atomica di Mühleberg verrà spenta, bella notizia da un lato e una notizia preoccupante dall’altro: come faremo a sostituire i 3 miliardi di kwh che verranno a mancare?
Occorre aumentare velocemente la capacità di produzione elettrica da energie rinnovabili, quella fornitaci dal sole è una priorità, e la nostra cooperativa solare farà di tutto per dare il suo contributo concreto.
Anche il piccolo contributo della cooperativa sarà molto importante; e noi siamo quasi pronti a realizzare il nostro impianto sul tetto di una fattoria bio a Sala Capriasca  della potenza di 14-16kwp. Manca ancora un piccolo sforzo.
Abbiamo assicurato il suo finanziamento anche attraverso una possibile linea di credito ma meglio sarebbe  trovare 3 investitori da Fr. 5000.- ognuno, perché  ci daranno la sicurezza di un impegno a lungo termine, fatto interamente da noi.
Inoltre vi ricordiamo che è pure possibile partecipare con un contributo unico di 250.- fr. per diventare socio sostenitore della Cooperativa Solare della Svizzera italiana; il contributo verrà iscritto a capitale sociale.

Vi sarei grato se faceste girare la voce per questa richiesta.


Grazie per il vostro sostegno.
Cordialmente e saluti illuminati
Pierluigi Zanchi
Pres. Cooperativa solare della Svizzera italiana

Per altre info riguardanti il progetto potete prendere contatto con Stefano Baragiola: Stefano.baragiola@bluewin.ch


Versamenti/contributi:
Banca Raiffeisen del Camoghé, 6512 Giubiasco, a favore di:
CH68  8034  4000  0058  7971  6
Soc. Coop. Solare della Svizzera Italiana
Via Sassariente 5
CH 6516 Cugnasco

domenica 22 settembre 2013

Non perdete l'intervento di Furrer all'assemblea STAN

Domenica 29 settembre a Mendrisio, in margine all'assemblea della STAN, Berhard Furrer terrà una relazione sul tema "Bene culturale: cos'è?". Un'occasione imperdibile per ascoltare il parere autorevole dell'architetto, da sempre voce critica e attenta agli attentati al patrimonio e al territorio ticinesi. Ecco il comunicato della STAN:

Si apre all'insegna di importanti novità l'assemblea della STAN -in programma il 29 settembre a Mendrisio nell'aula magna delle scuole elemntari comunali Canavee: un sito completamente rinnovato, l'inventario degli insediamenti da proteggere di valenza cantonale e comunale on-line e una futura iniziativa per una protezione più incisiva del patrimonio.  Passi necessari a fronte delle emergenze territoriali che stiamo vivendo e alle quali occorre dare una risposta adeguata.  Ospite d'eccezione dell'assemblea sarà Berhard Furrer:  già presidente della Commissione federale dei monumenti storici e docente alla cattedra di "Recupero, restauro e trasformazione" dell'Accademia di architettura di Mendrisio, nel corso di un intervento aperto al pubblico (con inizio alle 17.30) affronterà il tema "Bene culturale: cos'è?".

 Quello della valutazione dei beni storici - a sapere se e per quali motivi siano da tutelare - è il momento topico della politica di salvaguardia del patrimonio di una regione. Finora, purtroppo, questi criteri non sono noti nè criticabili. Con questa conferenza, la STAN intende dare inizio ad una campagna per una miglior trasparenza informativa che coinvolga in primo luogo gli organi cantonali preposti.

Siamo infatti in piena emergenza territoriale, una situazione che ha più che mai bisogno di risposta.  L'anno non  ancora concluso ha visto numerosi attacchi sferrati al nostro patrimonio:  tra le perdite più gravi, figura la demolizione di Villa Galli a Melide, nonostante la STAN si sia battuta fino all'ultimo nel tentativo di salvarla. Il suo abbattimento segue di pochi anni quella di Villa Branca, una delle ultime testimonianze architettoniche di pregio ad affacciarsi sul Ceresio.

 L'ennesima distruzione eccellente nel Luganese ha tuttavia avuto il merito di aprire un vasto dibattito pubblico sull'efficacia dell'attuale politica di salvaguardia, insufficiente, agli occhi della STAN, a tutelare realmente il nostro patrimonio.  Forte dell'accresciuta sensibilità della popolazione, la STAN ha quindi deciso di farsi promotrice di un'iniziativa attualmente in fase di elaborazione.

Nel 2013,  tra le vittime cadute sotto le ruspe figura Villa Salvioni a Bellinzona: eppure, secondo l'Isos era degna di tutela. Il rischio che altre ville storiche della Turrita finissero sotto le ruspe ha spinto la STAN a lanciare la petizione "Salviamo le belle ville di Bellinzona".  L'interesse della popolazione è stato immediato e in poche settimane le firme raccolte sono state 2710, consegnate al sindaco Mario Branda  il 21 agosto. Altra emergenza è la paventata demolizione di Villa Carmine, per il momento bloccata e che potrebbe sfociare in una sua possibile traslazione. 

La STAN è convinta che occorra rimanere vigili: i fronti caldi nel Cantone si trovano ovunque. Nel Luganese Gandria è di nuovo sotto tiro,  Bré è tuttora oggetto di interventi pianificatori che toccano parti essenziali della protezione voluta dalla Confederazione, a Montagnola fa discutere il secondo progetto di edificazione nell'ex parco di Hermann Hesse, a Carona un Piano regolatore dell'ormai defunto comune prevede la costruzione di due autosili che deturperebbero il pregevole quadro paesaggistico del villaggio. Nel Mendrisiotto, Rancate ha rischiato di vedere sacrificata sull'altare della speculazione Villa Gerosa (opera di Tita Carloni), mentre la riqualifica del parco di Villa Argentina, seppur vicina, non è ancora realtà. Nel Locarnese, infine, un comitato per la salvaguardia del parco ex Balli ha raccolto finora piì di 7000 firme (la raccolta è ancora in corso) , a dimostrazione che la sorte del patrimonio della città sta a cuore della popolazione, non solo locarnese. In questo senso va anche letta la richiesta della STAN per il completamento dell'elenco dei beni culturali di Locarno da bloccare nell'attesa definitiva della variante "Beni culturali protetti".

Ortica
 

giovedì 19 settembre 2013

La STAN e la tutela degli insediamenti cantonali e comunali


Vuoi sapere quale insediamento è considerato meritevole di tutela su piano comunale o cantonale? Stefano Baragiola, membro del consiglio direttivo della STAN e segretario dell'associazione Uniti per Bré ci segnala che  l'elenco completo è ora consultabile sul sito della Società. Lo ringraziamo della segnalazione. Un contributo importante: la salvaguardia del patrimonio e del territorio passa anche da un'informazione completa e trasparente.

"La STAN (Società Ticinese per l’Arte e la Natura) ha deciso di puntare sull’informazione! L’autorizzazione dell’Ufficio federale della cultura che gestisce l’ISOS, ha reso possibile la messa in rete dell'integralità delle informazioni concernenti gli insediamenti da proteggere d’importanza cantonale (regionale) e locale sul nuovo sito della STAN. Questa azione rappresenta un evidente progresso per la politica di salvaguardia del patrimonio culturale del Ticino.
In una realtà territoriale che si trasforma rapidamente, essa colma un'importante lacuna conoscitiva e mette a disposizione dei Comuni degli altri enti pubblici, delle associazioni e, in definitiva, di tutta la cittadinanza sensibile ai valori storici del nostro patrimonio costruito informazioni essenziali per il buon governo del territorio."

Ortica

domenica 1 settembre 2013

Francesco Vallerani, geografo umanista contro i vandali del paesaggio


Cos'è un bravo geografo? Colui che aiuta a riconoscere e prendere consapevolezza dei nessi che legano le persone ai luoghi, un "geografo umanista" che riesce a creare un dialogo empatico tra la gente dei luoghi e i luoghi della gente. A scriverlo è Paolo  Cacciari in merito all'ultimo libro di Francesco Vallerani "Italia desnuda. Percorsi di resistenza nel paese del cemento". Non ho letto il libro, ma lo farò. La recensione è stata sufficientememte convincente per motivarmi alla sua lettura, tanto più che Francesco Vallerani insegna geografia presso l'Università Ca' Foscari di Venezia e da sempre -come si può leggere nel curriculum pubblicato dall'ateneo, affianca la sua ricerca sulla geografia storica (...) ad attività di divulgazione a sostegno delle tesi di Movimenti ed associazioni ambientaliste.  Vellerani propugna un approccio trandisciplinare olistico, scrive Cacciari, una "sensibilità particolare per le condizioni esistenziali del vivere quotidiano degli uomini e delle donne che popolano i territori martoriati dalle ruspe e dalle betoniere". Poiché compito del  geografo umanista è quello di riuscire (mia la sottolineatura) "a creare un dialogo empatico tra le gente dei luoghi e i luoghi della gente". Un geografo umanista, appunto.

Proseguo la lettura. Obbiettivo del lavoro di geografo, scrive Cacciari, è "superare  l'indifferenza e la rassegnazione che troppo spesso rendono le popolazioni passive. Deve mostrare come "il paesaggio sfregiato produce disagio e angoscia", che i "traumi geografici" (non solo i dissesti idrogeologici e gli eventi calamitosi, ma anche la cancellazione di valenze storiche e paesaggistiche) si traducono in "disagi psicologici", in "inconsapevole disperazione". Un nesso più volte sottolineato anche da Salvatore Settis. La salvaguardia del paesaggio inteso come bene comune è al contempo salvaguardia della salute pubblica.

L'azzeramento dei valori storico-culturali, la  perdita di bellezza e di salubrità, l'impatto sulla psiche e la salute quale diretta conseguenza della distruzione paesaggistica conducono "allo smarrimento del senso del bello e anche del senso del bene". Un risultato a dir poco drammatico cui porre riparo aiutando i cittadini, scrive ancora Cacciari a proposito del bravo geografo, "a riconoscere e prendere consapevolezza dei nessi che legano le persone ai luoghi" (mia la sottolineatura). Perché se il risultato della cementificazione è la "rimozione collettiva" tanto dell'estetica quanto dall'etica dal nostro orizzonte di vita, si impone più che mai un cambiamento di rotta. Occorre, come auspica Vellerani, "recuperare il senso di appartenenza ai luoghi". E questo non è passatismo e nemmeno falsa nostalgia.

Ortica

 

 

 

venerdì 30 agosto 2013

Viva Gandria non ci sta

Come era prevedibile, anche questa volta l'associazione Viva Gandria è scesa in campo contro il nuovo progetto immobiliare a firma dell'architetto Lo Riso. Ecco quanto anticipa il CdT.
Ortica

giovedì 29 agosto 2013

A 17 anni dalla scomparsa di Antonio Cederna


A chi fosse sfuggito segnaliamo, pubblicandolo integralmente, un testo a firma Andrea Ferraretto pubblicato da La Stampa il 27 agosto in occasione del diciassettesimo anniversario della scomparsa di Antonio Cederna, il grande giornalista e intellettuale italiano noto per il suo instancabile impegno a difesa e salvaguardia del territorio. Sue, queste parole: "La lotta per la salvaguardia dei valori storico-naturali del nostro paese è la lotta stessa per l'affermazione della nostra dignità di cittadini, la lotta per il progresso e la coscienza civica contro la provocazione permanente di pochi privilegiati onnipotenti".
Buona lettura
Ortica

immagine Archivio Cederna


Sono trascorsi 17 anni da quando, il 27 agosto del 1996, scomparve un pilastro della cultura ambientalista italiana. Il senso di vuoto che affiora ripensando alla passione di Cederna è amplificato da questo periodo, critico e incerto, con l’Italia appesa in uno scenario che non lascia intravedere vie d’uscita dal declino dell’idea stessa di comunità

andrea ferraretto

L’estate permette, con i suoi tempi dilatati, di far correre la mente, ricordando e riflettendo sul passato. Un esercizio della memoria e della volontà per trarre insegnamento dalla storia, comprendendo il senso delle cose e dando il giusto valore a ciò che conta veramente. Sono trascorsi 17 anni da quando, il 27 agosto del 1996, è scomparso Antonio Cederna. Il senso di vuoto che affiora ripensando alla passione di Cederna è amplificato da questo periodo, critico e incerto, con l’Italia appesa in uno scenario che non lascia intravedere vie d’uscita ma, piuttosto, un deterioramento dei valori e il declino dell’idea stessa di comunità. 

 

I valori sono stati il centro della vita di Antonio Cederna: etica, responsabilità, competenza, impegno civile, di volta in volta rivolti alla professione di giornalista, al ruolo di militante ambientalista, all’azione dell’uomo politico, all’essere un esponente del mondo della cultura. Con rigore ha saputo dire cose scomode, non accettando di tacere di fronte ai disastri, alle manomissioni del territorio e del patrimonio culturale del nostro paese. 

 

Argomenti scomodi, un fastidio per la politica diventata strumento di gestione del consenso e oggetto di scambio clientelare: una scomodità che costò a Cederna l’essere posto nell’alveo degli intellettuali, un po’ eccentrici, ma non adatti a governare. Troppo spesso liquidato con l’appellativo di Cassandra, con la superficialità di chi non vuole capire e affrontare realmente i problemi, preferendo l’improvvisazione di soluzioni poco efficaci e di scarso rilievo. 

 

Serve ancora oggi, nell’Italia del 2013, ricordare chi scrisse libri che in realtà erano denunce e testimonianze, come I vandali in casa, La distruzione della natura in Italia, Memorabilia Urbis, … . Serve e sarebbe utile ripercorrere e studiare il suo archivio, vedere le interviste, ascoltare la descrizione di come si costruivano periferie brutte e invivibili: tutto il materiale, raccolto in decenni di attività, è oggi disponibile, grazie alla sua famiglia che lo ha donato, affinché diventasse un patrimonio di conoscenza collettivo. Una scuola dell’esperienza e del metodo di lavoro che mise in cima alle priorità la comprensione dei problemi, studiando le soluzioni e proponendo un modo diverso di affrontare le criticità, guardando all’Europa, restituendo un valore al bene comune e affermando un ruolo ineludibile del decisore pubblico. (www.archiviocederna.it)  

 

L’attualità dei suoi scritti è ancora qui, sotto i nostri occhi: l’incapacità di governare il territorio, di guidare lo sviluppo, attraverso scelte di buon governo, fatti che possono risultare ovvii ma che, ancora oggi, caratterizzano l’assenza di una politica che capace di fare della sostenibilità la base per il futuro dell’Italia. Un’attualità resa ancor più dirompente perché, già negli anni ’60, indicava nell’Europa il modello da imitare, seguendo l’evoluzione dell’urbanistica e delle politiche di gestione del territorio. 

 

I dati relativi al consumo di territorio, alla perdita di biodiversità, all’inquinamento nelle aree urbane, alle emergenze “permanenti” come quelle dei rifiuti, del dissesto idro-geologico sono inquietanti: l’Italia registra un ritardo e un arretramento rispetto agli altri paesi europei, accumulando inefficienze e inadempienze. Non si tratta di una posizione puramente estetica, da “anime belle” come l’avrebbe definita Cederna: è un problema ben più complesso, fondato sul rapporto tra scarsità e disponibilità di risorse. Si tratta, in realtà, di una questione civile e culturale che può fare la distinzione tra una nazione e un’altra per il livello di progresso raggiunto, per il rispetto della legalità e delle opportunità di sviluppo alle quali accedono i cittadini. L’Italia oggi detiene il primato in Europa per le procedure di infrazione alle norme comunitarie in materia ambientale e in molte regioni il circuito economico legato alla criminalità coincide, non casualmente, con un alto tasso di reati ambientali, favorendo un florido settore che abbiamo imparato a chiamare “ecomafie” fatto di traffici illeciti, corruzione e inquinamento. 

 

Si continua a credere che sia sufficiente scrivere le leggi, senza preoccuparsi di come farle rispettare, facendo crescere il capitale sociale e la coscienza di una cittadinanza attiva. Siamo tuttora bloccati a un modello dell’economia slegata dai processi ecologici e dall’impatto delle attività dell’uomo sull’ecosistema dove l’energia diventa un’emergenza se il petrolio raggiunge il prezzo di 100 dollari al barile ma non ci poniamo il dubbio di comprendere quali costi collettivi, legati ai cambiamenti climatici, non sono compresi in quel prezzo, ma pesano come un macigno in termini di ritardo nell’adottare altri modelli fondati sull’innovazione. 

 

Nel frattempo un altro anno è trascorso così, con boschi bruciati, discariche stracolme di rifiuti, città ammorbate dal PM10 e dal monossido, spiagge con divieti di balneazione, alluvioni e frane, …, . Si dirà che tutto questo è inevitabile, che non si può limitare il mercato: eppure gli allarmi si fanno sempre più ricorrenti, il clima si sta modificando e le soluzioni non possono essere sempre improntate all’emergenza, a provvedimenti estemporanei. 

 

Biodiversità, clima, trasporti, energia, acqua, territorio, rifiuti, tutte tematiche che quotidianamente entrano con forza sulle pagine dei giornali e nelle nostre vite ma che, con grande difficoltà, si trasformano in politiche strutturali restando, spesso, inutili grida d’allarme, titoli di giornale che durano pochi giorni, facendoci restare nel rischio dell’emergenza e della catastrofe imminente. Le stesse emergenze di cui scriveva Cederna, avvolte, oggi come allora, nella disattenzione. La disattenzione che potrà essere più o meno colpevole ma sempre ancorata alla convinzione che l’ambiente sia un serbatoio da consumare senza mai porsi il dubbio circa la riproducibilità delle risorse e la responsabilità verso le generazioni future. 

 

Degli incendi estivi, diceva Cederna, bisognerebbe parlarne durante l’inverno, quando è necessario programmare gli interventi, predisporre i provvedimenti, rendere efficienti gli strumenti di tutela e di prevenzione: un’idea alquanto bizzarra in un paese abituato all’emergenza e all’ineluttabilità delle cose che accadono perché il destino è cinico e baro. Un paese dove la regola non è la pianificazione bensì la deroga e il ripetersi di condoni e prescrizioni, frutto di una corruzione diffusa e dell’irresponsabilità di chi dovrebbe controllare. Eccoci quindi fermi nel ritenere che l’ambiente sia un limite, un intralcio per il progresso, un vincolo per la crescita economica misurata dal PIL: i boschi in fiamme, i fiumi inquinati o il traffico congestionato nelle aree urbane sono ancora considerati il costo da pagare per accedere a un maggiore benessere. Il PIL dimostra la sua inadeguatezza nel misurare lo sviluppo di un’economia che non può basarsi soltanto sulla quantità di beni e servizi ma dovrebbe registrare anche il livello di qualità dello sviluppo, creando condizioni di maggior competitività basate su scelte strutturali. 

 

Antonio Cederna queste cose le vide e le denunciò, con forza e fermezza, insistendo affinché l’opinione pubblica prendesse coscienza e rinnegasse uno stato di cose come questo: alcune battaglie di Cederna sono arrivate tal quali fino ai nostri giorni e, tuttora, sembra impossibile ripristinare la normalità. Battaglie che, riascoltando gli accorati interventi di Cederna, sembrerebbe ovvio che lo Stato facesse proprie, oggi più che mai, riaffermando i principi di legalità e di buona gestione, definendo obiettivi e programmi, affidando compiti e responsabilità in modo chiaro. 

 

Eppure non è così: si continua a discutere dello sviluppo delle città e delle condizioni di vivibilità delle periferie; si insiste a mettere in dubbio l’utilità di parchi e riserve naturali; si minano le condizioni minime per tutelare e proteggere il patrimonio storico, artistico e archeologico; si considera il paesaggio come un intralcio per la crescita economica; si resta immersi nella pigrizia e nell’assenza di visione, una poltiglia che avvolge tutto e rende inestricabili i nodi. 

 

Quelli che furono, cinquanta anni fa, i temi che Cederna portò all’attenzione dell’opinione pubblica sono ancora lì, afflitti dal disinteresse e dall’ignavia: il Parco regionale l’Appia Antica, i Fori, la tutela dei centri storici, la difesa delle coste, la pianificazione delle città. Di volta in volta si annunciano programmi straordinari e soluzioni innovative ma, alla fine, restano solo l’abbandono e la precarietà, nell’assenza pressoché totale di una visione di lungo periodo. Anche per Antonio Cederna ha funzionato la regola che vuole che si dia maggior risalto e valore alle idee di coloro che non ci sono più, spesso per un vezzo elitario, per dare solo maggior dignità alle proposte, destinate a restare ipotesi o dichiarazioni di principio. Toccò anche a lui la sorte di restare nella solitudine di chi vuole anteporre l’interesse collettivo al profitto personale, la solitudine di chi scrive e vorrebbe vedere le cose cambiare. 

 

Sono trascorsi diciassette anni dalla sua scomparsa: se Cederna fosse qui continuerebbe a essere una voce pungente e brillante denunciando disastri annunciati e disattenzioni. Ben poco si è saputo apprendere dalla sua intelligenza e dal suo impegno civile: i calendari continuano a essere punteggiati con le date delle alluvioni, degli incendi, delle frane, delle discariche stracolme, del caos sulle strade, delle città invivibili. Continuiamo a ricordare i luoghi con le conseguenze delle nostre disattenzioni, senza intravedere un’alternativa. Restano soltanto gli sprechi irrisolti, i tagli irragionevoli e l’abbandono cronico. 

 

La grande bellezza la vediamo solo nei film, ma, una volta tornati nella realtà, siamo ancora lì, tra l’abbandono e la desolazione, con la rassegnazione che possa cambiare ben poco. Antonio Cederna resta un monito, utile se un giorno si decidesse di cambiare marcia, per davvero. 

martedì 27 agosto 2013

Lst: un asso nelle manica contro il nuovo progetto immobiliare a Gandria?


Come previsto, le opposizioni contro il nuovo progetto nell'ex parco Hermann Hesse sono puntualmente arrivate: ben quattro dai confinanti, alle quali si è aggiunta anche quella della STAN. La Società parte dall'assunto fondamentale che secondo la Legge sullo sviluppo territoriale (Lst)  "il peasaggio cantonale va rispettato, tutelato e valorizzato". Ed in proposito, la Stan rileva come il PR Collina d'oro sezione di Montagnola sia inadeguato a raggiungere gli scopi in materia di tutela e di valorizzazione del paesaggio”.
 
Per l'appunto: nonostante il ridimensionamento del progetto, come sottolinea il comitato SaveHermannHesse,"il concetto resta il medesimo: mezza collina da scavare, una colata di cemento lungo tutto il parco, abbattimento degli alberi di alto fusto ad oggi presenti e deturpamento di uno degli ultimi angoli verdi sopravvissuti finora alla speculazione".
 
E se la Lst potesse venire in aiuto anche per motivare parzialmente l'opposizione contro il nuovo progetto di edificazione a Gandria, la cui domanda di costruzione è stata pubblicata pochi giorni fa? Senza entrare nel merito delle sue qualità architettoniche, l'unicità paesaggistica di Gandria -non a caso figura nell'Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere- sarebbe già a priori  un argomento sufficiente per rispedire al mittente la richiesta. D'altro canto, qualora l'impatto paesaggistico di un progetto sia significativo, per la Lst vale il principio dell'inserimento ordinato e armonioso nel paesaggio  Con ogni probabilità, l'opposizione della STAN è giusto dietro l'angolo...

Ortica

lunedì 12 agosto 2013

Firmate la petizione per salvare il parco ex Balli di Locarno



È iniziata col botto la raccolta di firme promossa per salvare il parco ex Balli di Locarno dallo sfruttamento edilizio. Nel giro di pochi giorni, la petizione che si batte per la sua salvaguardia in vista della creazione di un parco pubblico ha già raccolto oltre 3200 firme. La scelta dei promotori di avviare la raccolta in concomitanza con l'apertura del Festival di Locarno si è rivelata una mossa vincente. Aiutateli scaricando, firmando e facendo firmare la petizione !
 
Ortica



Foto Crinari da cdt.ch
 

giovedì 8 agosto 2013

Montagnola, Gandria, Bellinzona, Locarno, Mendrisio, Bré... giù le mani dal territorio!

Come da copione. Si aspetta l'estate, preferibilmente nel pieno delle vacanze estive, per inoltrare una richiesta di costruzione nella speranza di evitare eventuali opposizioni. Dal 26 luglio, all'albo comunale di Montagnola è pubblicata la seconda domanda di costruzione nell'ex parco di Hermann Hesse. Mancano appena quattro giorni alla scadenza e nonostante il ridimensionamento del progetto abbiamo saputo che le opposizioni fioccheranno anche questa volta.

Non ancora pubblicata, invece - lo sarà il 15 agosto- è la seconda domanda per l'edificazione di un complesso immobiliare a Gandria.  Promotore dell'operazione - è bene ricordarlo- l'ex sindaco Luca Pacchin.  Che a distanza di cinque anni non demorde, nonostante l'impatto deturpante del suo progetto su un sito paesaggistico unico. Nella sua interrogazione dello scorso 26 giugno, Raffaella Martinelli-Peter non ha mancato di  ricordarlo al  Municipio. Il villaggio di Gandria è considerato sito pittoresco in base al Decreto legislativo sulla protezione delle bellezze naturali; paesaggio di importanza nazionale secondo l'Inventario dei paesaggi, siti e monumenti di importanza nazionale (IFP) nonché insediamento svizzero di importanza nazionale secondo l'Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere (ISOS). Analogamente a quanto successo a Locarno e Bellinzona e in attesa del nuovo PR, gli oppositori chiedono di istituire una zona di pianificazione o di congelare eventuali progetti sulle parcelle interessate. 

Ricordo, anni fa, di avere assistito all'intervista -esemplare- del sindaco di un'isola francese assai gettonata tra i turisti che, preoccupato dell'impatto devastante degli appetiti immobiliaristi, aveva indotto il comune ad acquistare i terreni edificabili a rischio, sottraendoli così alla speculazione. Cose mai viste, alle nostre latitudini! D'altronde, il risultato è sotto gli occhi di tutti.  Rallegriamoci quindi per il moltiplicarsi delle iniziative a difesa del patrimonio come le recenti raccolte di firme promosse a Bellinzona e  a Locarno.

Non importa chi le promuova: associazioni come la STAN a Bellinzona, in prima linea per la salvaguardia delle ville storiche della Turrita;  comitati spontanei come quello di "Salviamo il parco ex Balli" a Locarno o, a Mendrisio, il "Comitato Parco di Villa Argentina" la cui lotta per la valorizzazione del parco della villa è sfociata in un progetto allestito dall'architetto paesaggista Heiner Rodel. Senza dimenticare "Uniti per Bré" che con tenacia è riuscita a  convincere Lugano della necessità di una pianificazione condivisa della zona "Ai Piani". La consapevolezza che il territorio è un bene fragile si sta radicando ovunque con forza. Non aspettavamo altro.

Ortica

martedì 23 luglio 2013

L'estate ci porta i beni congelati: finalmente le autorità si muovono!


Benvenga il caldo torrido di questi giorni se il risultato è quello di congelare i beni meritevoli di tutela, ma a rischio di demolizione. Il caldo, e non la notte, ha dunque portato consiglio: prima a Bellinzona, dove -in attesa dell'elenco dell'UBC degli edifici  da salvaguardare- il sindaco Mario Branda ha sospeso l'intervento delle ruspe per i beni potenzialmente degni di essere protetti. Prima a beneficiare della decisione salva-edifici è Villa Carmine, oggetto -con altre ville storiche di Bellinzona- della petizione lanciata dalla STAN (firmate! c'è ancora tempo fino a metà agosto) per evitare che il patrimonio architettonico della Turrita finisca in macerie.

Anche Locarno - complice il diffuso e crescente malcontento popolare - ha deciso di correre ai ripari e in attesa della variante di PR ha adottato una zona di pianificazione provvisoria comprendente i beni culturali indicati dall'UBC come degni di protezione. Una decisione che li metterà al riparo per tre anni dagli appetiti  dei promotori immobiliari e dalla furia demolitrice delle ruspe. Leggo tra l'altro che tra i criteri di valutazione per la potenziale messa sotto tutela è stato preso in considerazione anche il loro valore affettivo. A conferma che i luoghi del cuore e della mente sono una componente imprescindibile  di quel paesaggio della memoria la cui peculiartà è cementificare il senso di appartenenza al territorio. Il loro valore socio-culturale è incontestabile poiché - come sottolinea spesso l'autorevole studioso Salvatore Settis - portatori di valori civili oltre che garanti della vita associata.
Ortica

PS: la STAN ha un nuovo sito. Visitatelo, ne vale pena. Troverete anche il dossier completo su Villa Galli e la possibilità di sfogliare alcune pagine della rivista Il nostro Paese

mercoledì 17 luglio 2013

La fine di Villa Galli e il "j'accuse" di Pier Giorgio Gerosa


Parole che pesano come macigni. Un intervento durissimo, quello di Pier Giorgio Gerosa sulla distruzione di Villa Galli. In un intervento pubblicato sul Cdt di oggi, lo studioso non esita ad accusare di correità e di negligenza i vertici dello Stato: "Villa Galli - scrive - è stata vittima di una soppressione pianificata dai poteri pubblici (...)".

L'abbattimento di Villa Galli è un'"abberrazione culturale" dovuta all'incapacità di progettare e realizzare una cultura urbanistica ("carenze della cultura fatta ufficialità")  degna di questo nome e a "procedure e mezzi di gestione perversa del territorio".  La mancata volontà di applicare gli strumenti di legge a disposizione per una tutela d'imperio, l'"applicazione scorretta dei regolamenti comunali" da parte delle autorità di Melide senza che il Cantone intervenisse hanno fatto il resto, consegnando la nostra memoria storica  a quelli che lo studioso chiama i "promotori immobiliari globalizzati".

Il Consiglio di stato ha ignorato i risultati delle  ricerche storico-architettoniche sul valore della villa e  i ripetuti appelli per la sua tutela ("inspiegabilmente inascoltati");  ha avallato scelte che "avrebbe dovuto censurare come autorità di vigilanza" ; ha rifiutato di "mettere in atto quelle misure provvisionali che, bloccando la licenza edilizia rilasciata grazie alla scorretta applicazione dei regolamenti comunali e al vuoto nella tutela cantonale" avrebbero permesso di inserire le preesistenze naturali e culturali in un discorso più ampio volto a valorizzare il ruolo del patrimonio nella vita contemporanea.

Quella che si impone ora - concludo- è una scelta culturale di fondo. Gerosa la chiama una "cultura dei luoghi": "un modo finalmente più corretto e generoso di intendere le relazioni fra le testimonianze storiche, memoria corale, attese di sviluppo, luci del paesaggio". Proprio oggi,  di fronte all'emergenza territoriale che stiamo vivendo, Benedetto Antonini, vicepresidente della STAN, ha preannunciato il lancio di un'iniziativa popolare cantonale che tuteli efficacemente quei beni scampati alla furia demolitrice e devastatrice degli interessi di pochi a scapito dell'interesse di tutta la collettività. Lo scrivevo già all'indomani dell'abbattimento di Villa Galli: la tutela dei beni culturali può e deve ripartire dalle macerie della Romantica.


Ortica

domenica 7 luglio 2013

Il cuore e la pancia ... di Orlando furioso

A proposito di luoghi del cuore, Orlando Furioso - contro chi? ci permettiamo di chiedergli... forse i cementificatori? - ci scrive:

Beh, in Italia ci sono davvero tanti capolavori che ti prendono il cuore: la lista dei borghi più belli d'Italia è certamente un buon punto di partenza per scegliere il proprio... ma sono troppi! Per quanto riguarda i luoghi della pancia, anche questi sono purtroppo innumerevoli e la scelta per il peggiore è certamente difficile... direi che in generale i luoghi della pancia sono tutti quelli dove è evidente la non cura: dalle stradine fuori paese scambiate per discarica, al tappeto di mozziconi di sigaretta agli angoli delle piazze in città, ai muri di palazzi storici graffiati da graffiti...

Grazie Orlando per le tue riflessioni! Chi d'altro mi comunica le sue?

Ortica


Nuove modine nel parco Hermann Hesse: la lotta riparte

C'era da aspettarselo. Dopo che in risposta alla petizione per salvaguardare il parco Hermann Hesse dalla cementificazione, il municipio di Montagnola ha sgomberato il campo a ogni dubbio comunicando che non intende acquistare i mappali in questione e nemmeno adottare una zona di pianificazione in attesa di procedere alla modifica del PR in vigore e in corso di revisione, sono apparse nuove modine. Rispetto ai piani iniziali, il nuovo progetto è stato ridimensionato ma il comitato promotore della raccolta di firme che ha portato al ritiro del primo, osteggiatissimo progetto non ci sta nemmeno ora.

La lotta sarà invero più difficile e dovrà trovare nuove argomentazioni in grado di dare rinnovato slancio a chi perora la causa paesaggistica e del "Genius loci" (il legame che si instaura tra la creazione letterario-politica e il luogo che l'ha ispirata). Infatti, per il Municipio, quest'ultima argomentazione esorbita dal quadro di applicazione della LBC. Rimane allora da seguire un'altra strada: trovare l'appoggio di personalità del mondo della cultura e della politica che possano coagulare le aspirazioni di chi vorrebbe un'alternativa alla realizzazione di un ennesimo complesso immobiliare -magari quella di un parco letterario?- in un nuovo comitato allargato: cantonale, federale e -perché  no- internazionale.

Non lasciamo cadere nel vuoto quanto fatto finora dai promotori della petizione. Rinnoviamo loro il sostegno inviando proposte, idee che possano concretizzare le aspirazioni di tutti coloro (e non sono pochi) per i quali non tutto. in questo mondo, è monetizzabile.

Ortica

venerdì 14 giugno 2013

Firmate la petizione della STAN per le ville storiche di Bellinzona


Pubblichiamo il testo integrale della petizione lanciata dalla STAN. Potete richiedere il formulario per la raccolta delle firme -possono firmare tutte le persone residenti in Svizzera- scrivendo a:

stan_ticino@sunrise.ch
sissalviamoilsalvabile@gmail.com



Salviamo le belle ville di Bellinzona!

 
Da qualche anno, nel nostro Cantone, assistiamo a un impressionante numero di demolizioni di testimonianze storico-architettoniche pregevoli, che perdipiù vengono raramente sostituite con oggetti architettonicamente di qualità.
 
Le cause di questo fenomeno sono molteplici:
• i Piani Regolatori hanno incrementato le possibilità edifica- torie in modo generalizzato, favorendo in tal modo la demo- lizione delle ville otto-novecentesche con i loro bei giardini;
• il numero molto ridotto di edifici sottoposti al vincolo di bene culturale protetto;
• la mancanza di efficaci incentivi fiscali o altre misure di incoraggiamento per chi decide di conservare e restaurare edifici storici.
Fino a poco tempo fa, Bellinzona era poco soggetta alla pressione speculativa ed è rimasta parzialmente al riparo da questo devastante fenomeno.
Ma recentemente l’euforia edile sta dilagando anche nella Capitale. Negli ultimi 3 anni sono stati demoliti il bell’edificio all’angolo tra via Pellandini e via Cancelliere Molo e il “villino Salvioni”, entrambi costruiti negli anni ’20 del Novecento dall’architetto luganese Adolfo Brunel.
 
Altre ville sono seriamente minacciate: villa Carmine- Tenchio, villa Weith, villa Antognini, per citarne alcune, ma addirittura interi isolati potrebbero perdere il loro valore e la loro leggiadria.
 
Arrischiamo in tal modo di assistere alla cancellazione dei più significativi segni storici che caratterizzano positivamente il nostro territorio.
Dopo l’approvazione del Piano del paesaggio da parte del Consiglio di Stato, nel 2010, Bellinzona conta oggi 27 oggetti protetti di interesse cantonale e solo 22 di interesse locale. Tra questi ultimi figurano 7 chiese, 3 scuole e appena 5 ville. Un numero molto ristretto, se paragonato all’elenco degli edifici e manufatti censiti dall’Ufficio cantonale dei beni culturali (UBC)!
 
La salvaguardia del meglio del nostro retaggio storico e della nostra tradizione architettonica e culturale è un compito civile attuale e un obbligo morale nei confronti delle generazioni future.

Un paese che recide le proprie radici e che cancella il proprio passato, perde ogni identità.

  

Affinché venga salvaguardata la memoria storica, culturale e architettonica della Città di Bellinzona i sottoscritti firmatari, consapevoli della sua bellezza e attrattiva, chiedono pertanto all’Autorità comunale di:

 
• avviare una procedura formale per estendere il numero degli oggetti meritevoli di salvaguardia inseriti nell’elenco dei beni protetti (Piano del paesaggio - beni culturali di importanza comunale);
 

• applicare tutti gli strumenti legislativi disponibili (sospensiva, blocco edilizio) alle nuove domande di costruzione che minacciano edifici degni di protezione;
  

• in attesa del necessario adeguamento del PR pubblicare zone di pianificazione in corrispondenza dei comparti urbani dichiarati protetti dall'ISOS;
 
  
• definire delle strategie pianificatorie e/o finanziarie per stimolare i proprietari a procedere con il risanamento/restauro anziché con la demolizione.

 
SOCIETÀ TICINESE PER L’ARTE E LA NATURA


Via Borghese 42, casella postale 1146, 6601 Locarno tel. (091) 751 16 25;  fax (091) 751 68 79; stan_ticino@sunrise.ch www.stan-ticino.ch