SEGNALATE I LUOGHI DEL CUORE E DELLA PANCIA

QUALE LUOGO AMATE E QUALE DETESTATE? COSA SUSCITA IN VOI? SEGNALATELO CON SCRITTI, FOTO, COMMENTI, FATELO IN MODO ANONIMO, CON UNO PSEUDONIMO O CON IL VOSTRO VERO NOME MA PARTECIPATE AL SONDAGGIO DI SALVIAMO IL SALVABILE!
GRAZIE A TUTTI

Visualizzazioni totali

domenica 1 settembre 2013

Francesco Vallerani, geografo umanista contro i vandali del paesaggio


Cos'è un bravo geografo? Colui che aiuta a riconoscere e prendere consapevolezza dei nessi che legano le persone ai luoghi, un "geografo umanista" che riesce a creare un dialogo empatico tra la gente dei luoghi e i luoghi della gente. A scriverlo è Paolo  Cacciari in merito all'ultimo libro di Francesco Vallerani "Italia desnuda. Percorsi di resistenza nel paese del cemento". Non ho letto il libro, ma lo farò. La recensione è stata sufficientememte convincente per motivarmi alla sua lettura, tanto più che Francesco Vallerani insegna geografia presso l'Università Ca' Foscari di Venezia e da sempre -come si può leggere nel curriculum pubblicato dall'ateneo, affianca la sua ricerca sulla geografia storica (...) ad attività di divulgazione a sostegno delle tesi di Movimenti ed associazioni ambientaliste.  Vellerani propugna un approccio trandisciplinare olistico, scrive Cacciari, una "sensibilità particolare per le condizioni esistenziali del vivere quotidiano degli uomini e delle donne che popolano i territori martoriati dalle ruspe e dalle betoniere". Poiché compito del  geografo umanista è quello di riuscire (mia la sottolineatura) "a creare un dialogo empatico tra le gente dei luoghi e i luoghi della gente". Un geografo umanista, appunto.

Proseguo la lettura. Obbiettivo del lavoro di geografo, scrive Cacciari, è "superare  l'indifferenza e la rassegnazione che troppo spesso rendono le popolazioni passive. Deve mostrare come "il paesaggio sfregiato produce disagio e angoscia", che i "traumi geografici" (non solo i dissesti idrogeologici e gli eventi calamitosi, ma anche la cancellazione di valenze storiche e paesaggistiche) si traducono in "disagi psicologici", in "inconsapevole disperazione". Un nesso più volte sottolineato anche da Salvatore Settis. La salvaguardia del paesaggio inteso come bene comune è al contempo salvaguardia della salute pubblica.

L'azzeramento dei valori storico-culturali, la  perdita di bellezza e di salubrità, l'impatto sulla psiche e la salute quale diretta conseguenza della distruzione paesaggistica conducono "allo smarrimento del senso del bello e anche del senso del bene". Un risultato a dir poco drammatico cui porre riparo aiutando i cittadini, scrive ancora Cacciari a proposito del bravo geografo, "a riconoscere e prendere consapevolezza dei nessi che legano le persone ai luoghi" (mia la sottolineatura). Perché se il risultato della cementificazione è la "rimozione collettiva" tanto dell'estetica quanto dall'etica dal nostro orizzonte di vita, si impone più che mai un cambiamento di rotta. Occorre, come auspica Vellerani, "recuperare il senso di appartenenza ai luoghi". E questo non è passatismo e nemmeno falsa nostalgia.

Ortica

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento