SEGNALATE I LUOGHI DEL CUORE E DELLA PANCIA

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domenica 20 gennaio 2013

Quanti luoghi per Melitta Jalkanen!


Cari amici del territorio, conoscendo Melitta Jalkanen non c'è da meravigliarsi che abbia aderito con entusiasmo al sondaggio di Salviamo il Salvabile. E lo ha fatto segnalando tantissimi luoghi che adora e che detesta.
Eccoli, corredati da alcune foto che ci ha inviato e da altre che abbiamo aggiunto noi.

Ciao Ortica,
Ma che bella idea, questa del sondaggio/catasto! Ti rispondo subito (di pancia!) senza tanto riflettere.

In riva al lago scendendo la Scalinata degli Oleandri a Castagnola


(si scende da Via Cortivo), c'è un piccolo pontile e qualche metro di riva, dove puoi entrare nell'acqua e fare il bagno. Poi ti asciughi al sole. A dire il vero è bello fare il bagno anche al Ponte del Diavolo. I giovani si buttano dalla fune attaccata all'albero, stile Tarzan. Per i meno temerari c'è un pezzo di fune attaccato alla riva, per calarsi in acqua e tornare su senza spettacolo. 


Il bar Pedrini che da decenni non si chiama più così ma Birreria al Forte, e l'interno è completamente cambiato, anzi, un po' bruttino e banale, ma l'atmosfera è rimasta. Puoi andare a qualsiasi ora e trovi qualcuno che conosci (che ti piaccia o no). Se hai voglia di chiacchierare, puoi. Se no, ti siedi dall'altra parte e leggi i giornali. In estate poi, bellissimo stare fuori e salutare mezza Lugano che passa.

Il Monte Boglia. Guardi da una parte e c'è la città, anzi l'agglomerato. Guardi dall'altra è c'è la montagna incontaminata. 

da montagneticinesi.ch

I posti che non mi piacciono? Due palazzi brutti:
dove ci sono gli uffici del fisco, in Via Balestra (e mi hanno detto che non è nemmeno della Città! Con i nostri soldi si paga l'affitto per quel Plattenbau squallido!).

In Via Lavizzari dove c'è la Fiduciaria, in faccia a quel bel gruppetto di edifici autentici, dove c'è anche il Biomarket (ma forse mi è antipatico più di quanto meritato dall'edificio, perché hanno costruito anche di fronte, dall'altra parte di Via Canonica, demolendo la casa esistente).

E poi Piazza Castello
da Lugano.ch

con l'autosilo illegale dei Platani Assassinati e quell'arredo assurdo, insensato, sparpagliato. Le tettoie messe a casaccio, con forme artistiche, mentre chi aspetta l'autobus sta sotto la pioggia. La fontana che sgorga una quantità industriale d'acqua, ma non puoi bere, appunto perché esce in tale quantità che fai la doccia se ti avvicini. Non avevano nessun diritto di farci un posteggio, era zona verde. Hanno pagato una cifra astronomica, per costruire sotto il livello dell'acqua (stessa cosa al Palace, 4 piani), con il cantiere (vibrazioni) hanno fatto danni milionari ai palazzi di Viale Cattaneo (e nüm a pagum), tutto questo per portare il traffico in centro. Se con questi soldi facevano i P+R come avevano promesso, potevano mettere bus navetta ogni 5 minuti per decenni!
Sotto questa categoria assurda va il terzo autosilo illegale, quello che hanno fatto nell'orto delle monache di San Giuseppe, in Piazza ex-Monte ceneri. Dove c'è il centro fitness al quale non puoi accedere facendo le scale, sei obbligata a fare la scala mobile. Presumo che in palestra poi ti fanno fare le scale finte... già che siamo in zona, mi dispiace che non c'è più il Bar Cento...

                                                        da rsi.ch

Ci  fermiamo qui. Melitta invece no. Ci ha inviato ulteriori segnalazioni a riprova del suo attaccamento alla città... ve le proporremo presto!
Ortica

La difesa del paesaggio è un gesto etico

Ho ritrovato tra i miei vecchi ritagli che conservo gelosamente un articolo di Salvatore Settis apparso qualche tempo fa su Repubblica ("Perché difendere il paesaggio è un gesto etico") nel quale lo studioso e giurista italiano sottolinea l'urgenza di modificare una concezione di tutela paesaggistica in parte superata. Il paesaggio non deve essere protetto unicamente per il suo valore estetico, ma in quanto portatore di valori che trascendono la sua immagine. Il paesaggio va difeso perché tutela la salute, la qualità di vita, l'ambiente non solo nostre ma anche delle generazioni future, Il territorio va usato con parsimonia e oculatezza poiché appartiene a tutti. Eccolo (le sottolineature sono mie).
Ortica
 
Ma che cos' è il "paesaggio" che la Costituzione impone di tutelare? Secondo il Consiglio d' Europa, «una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni»; con involontaria tautologia che cela una difficoltà definitoria, ci vien detto insomma che il paesaggio è proprio quello che è. Osa di più il Codice dei Beni Culturali, che per "paesaggio" intende «parti di territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni»; la sua tutela «salvaguarda i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili». Il legame forte fra paesaggio e valori identitari incarna una tradizione civile e giuridica che risale alla prima legge sul paesaggio, dovuta al ministro Benedetto Croce (1920-22). Eppure si perpetua l' equivoco che chi difende il paesaggio lo fa in base a una concezione estetica (il paesaggio come "veduta", assimilabile a un quadro). Ma anche nella legge Croce questo aspetto era intimamente congiunto con altri, per esempio la «particolare relazione con la storia civile e letteraria». Su questa tradizione si innesta l' art. 9, «il più originale della nostra Costituzione» secondo Carlo Azeglio Ciampi. Per la prima volta nella storia, la tutela del patrimonio artistico e del paesaggio entravano fra i principi fondamentali di uno Stato. Ma le sventure del nostro tempo, la spietata aggressione a un suolo ormai invaso non solo dal cemento ma dalle discariche e dai veleni, impongono una concezione ancor più ampia, anch' essa fondata sulla Costituzione. La Corte Costituzionale, in ineccepibili sentenze, ha letto l' art. 9 in sintonia con l' art. 32, che tutela la salute «come fondamentale diritto dell' individuo e interesse della collettività». Paesaggio e ambiente formano dunque un' unità inscindibile,e su questo punto la Costituzioneè anni-luce più avanzata della legislazione ordinaria, che viceversa è orientata dal dissennato divorzio fra le nozioni giuridiche di paesaggio (affidato allo Stato), territorio (affidato alle regioni) e ambiente (di competenza mista). Una ricomposizione normativa, ardua ma necessaria, potrebbe prendere a manifesto una frase di Luigi Einaudi, che punta le sue carte sulla parola "suolo": «La lotta contro la distruzione del suolo italiano sarà dura e lunga, forse secolare. Ma è il massimo compito di oggi se si vuole salvare il suolo in cui vivono gli italiani» ( Il Corriere della Sera, 15.12.1951). Dobbiamo ormai partire da una definizione operativa di paesaggio, passando dal paesaggio "estetico" (da guardare) al paesaggio "etico" (da vivere). Il nesso primario fra paesaggio e ambiente, «valore costituzionale primario e assoluto» secondo la Consulta, implica il forte legame fra tutela del paesaggio e tutela della salute, fisica e mentale. In questo quadro assumono nuova pregnanza e urgenza non solo lo spietato consumo di suolo, ma anche la spaventevole perdita di qualità dell' architettura in Italia e il declino dell' agricoltura, che del suolo è il miglior presidio; anche la trasformazione di uliveti e vigneti in distese di pannelli solari. Dobbiamo cercare anticorpi, come il riciclo delle architetture in disuso, a cui il Maxxi ha dedicato una mostra a cura di Pippo Ciorra, o le altre strategie di gestione virtuosa dei suoli di cui parla Gabriele Salari nel suo L' Italia diversa. Temi non di natura "estetica", ma legati alla salute, alla qualità del vivere, alla felicità e al benessere dei singoli e delle comunità, all' equilibrio economico e alla produttività. Alla radice, il dato essenziale è sempre lo stesso: l' idea di bene comune, la sua priorità sul profitto dei singoli. La necessità di operare oggi per il bene delle generazioni future

 
 

venerdì 11 gennaio 2013

Una denuncia di degrado da San Giuliano Milanese

Cari amici del territorio,  ricevo - con grande piacere - queste poche righe alle quali è allegata una segnalazione che pubblico volentieri.
Ortica

Per caso mi imbatto in questo blog e devo solo farLe i complimenti. E' un vero peccato vedere una nazione che autoconsuma la sua cultura e la sua storia.
Mi permetto di segnalarLe il degrado di una chiesa del IX sec. d. C in provincia di Milano, comune di San Giuliano Milanese; nonostante le segnalazioni alla Soprintendenza (premetto che: l'edificio non è vincolato)  e alla curia al quale appartiene non sono stati ancora presi provvedimenti per questo sacro tempio Alto medievale.
Le posto qui un mio articolo e delle immagini unite della costruzione edificata con tutti laterizi di età romana.
Cordialmente,
Mauro Manfrinato, membro del Consiglio direttivo d'Italia Nostra sezione Milano Sud Est

La cultura non è più necessaria, è soltanto questione di interessi economici
Soltanto nel territorio sud – est milanese purtroppo sono decine e decine i casi di monumenti in abbandono, allo stato di rudere o in procinto di essere demoliti da incompetenze di varia natura. Nella zona sud – est milanese però, forse il caso più emblematico di rovina del nostro Patrimonio Culturale è la  chiesa preromanica dei SS Giovanni Evangelista e Paolo di cascina Occhiò; questo abitato era già esistente in epoca preromana e attualmente è una cascina del comune di San Giuliano Milanese. La chiesa altomedievale in questione sorge su un tumulo di terreno artificiale, denominato “Campo del Cimitero”. L’edificio è stato edificato molto probabilmente attorno al secolo X d. C, questo si evince dalla particolare tecnica costruttiva eseguita con tutti i laterizi di epoca romana in frammenti di grosse dimensioni ed anche interi, disposti in parte a spina - pesce, alternati da corsi di mattoni bipedali e sesquipedali, embrici e ciottoli posti regolarmente ad incastro; si notano poi frammenti marmorei e suspensurae, sempre reimpiegate nell’apparecchiatura muraria perimetrale; visibili per effetto del decadimento quasi totale del rivestimento di intonaco sette - ottocentesco. Questi materiali “vecchi” di due millenni, vennero recuperati da un vasto insediamento romano del tipo villa rustica residenziale che sorgeva nei campi attorno, ovviamente prima della chiesa. Con la caduta dell’impero Romano le ville campestri nell’Alto Medioevo andarono in totale rovina e ivi i muratori medievali, in tempi barbari, hanno pazientemente recuperato e riusato per l’edificazione di questo Sacro Tempio, chissà, forse sulle rovine di un sacello pagano.

Nel complesso, osservando la struttura ormai in gravissimo degrado, si evidenziano due fasi principali, la prima identificabile con tutto il lato sud e la facciata del periodo preromanico e poi una fase in cui la chiesa venne ristretta ed accorciata così come oggi si presenta, ricostruendo il lato nord e l’abside quadrato, legando però il muro con argilla sempre riusando laterizi romani, anziché conmalta di calce. All’interno tuttavia, sopravvive ancora una interessante sequenza di strati pittorici, che va grossomodo dal Duecento sino all’Ottocento. Purtroppo già dal 1993 (come si vede da alcune foto pubblicate sul web dall’Associazione Culturale Zivido) si erano aperte le prime falle nel tetto, gli ultimi miseri interventi di sistemazione al tetto furono fatti negli anni settanta dal parroco di San Giuliano Milanese. Ma per l’antica struttura è arrivato il tempo dell’abbandono, dell’incuria, di usi occasionali di ricovero per senza tetto e di ritrovi di piacere con prostitute. Va detto che una pulizia era stata fatta dall’Associazione Zivido attorno al 2001, (recentemente inoltre l’Associazione Italia Nostra Milano Sud – Est ha posizionato un telo protettivo per gli affreschi, ma alla fine più nulla).


Comunque nel 2004 è crollato completamente il tetto e, allo stato attuale la muratura nord, in più punti slegata pende in maniera preoccupante verso l’esterno rischiando di afflosciarsi al suolo. Potrei fermarmi qui, ma devo prima denunciare le cause di questo mostruoso affronto alla cultura materiale, di questo atto vandalico, di questo reato. Si, perché se un vandalo scarabocchia un monumento, oppure strappa le pagine di documenti antichi in un archivio, il vandalo giustamente è passibile di denuncia soprattutto da parte degli organi di tutela. Inoltre era stato presentato dall’allora ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan, il disegno di legge con delega al governo, già approvato in Consiglio dei ministri, sui reati contro il patrimonio culturale. Venne quindi introdotto anche Il “delitto di danneggiamento, deturpamento o imbrattamento dei Beni Culturali e Paesaggistici” che prevede, oltre una multa anche la pena detentiva. Ma che succede se questo reato viene compiuto dalle stesse istituzioni su un edificio pubblico, come in questo caso? Ovvio dire che non succede niente. Si perché le responsabilità sono molteplici, ovvero della parrocchia locale, o per meglio dire dei preti che ivi si sono succeduti dagli anni settanta sino ad oggi, che hanno lasciato andare totalmente al degrado la costruzione, degli uffici dei Beni Culturali della Diocesi Milanese che ben devono sapere lo status dei loro beni, invece sono rimasti indifferenti completamente, delle Soprintendenze, che se è pur verissimo che hanno scarso personale, ma per questa grave emergenza si sono dimostrate di poco polso nel prendere decisioni importanti per la sua salvaguardia, almeno per far che la struttura venisse messa in sicurezza con una copertura provvisoria in metallo, quindi con costi contenuti. La responsabilità è anche stata delle varie amministrazioni comunali succedutesi nel tempo che neanche lontanamente se ne sono interessate; anzi adesso vicino alla chiesa è stato dato parere favorevole anche alla costruzione di un impianto di biogas, parere favorevole arrivato addirittura dall’Ente Parco Sud, roba da matti per giunta di fronte ad un maneggio frequentato da molti bambini.

A tutte queste persone non devo di certo io ricordare che la funzione pubblica di tutela del patrimonio culturale e ambientale assurge alla massima dignità legislativa con l’introduzione, nella Costituzione repubblicana, di un articolo fondamentale. L’art. 9 (commi 1 e 2) afferma che «la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Tale dichiarazione inserisce come componente primaria la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico (che, quindi, è protetto al di là di valutazioni anche patrimoniali). Merita, infine, di essere messo bene in evidenza: che il soggetto cui le norme costituzionali affida il compito di promuovere la cultura (art. 9, 1 c., Cost.) e di tutelare il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico della Nazione (art. 9, 2 c. Cost.) è la Repubblica che, come recita l’art. 114, 1 c. Cost. è “costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle istituzioni di tutela tutte e, dallo Stato”. L’articolo 9 è uno degli articoli fondamentali della nostra Costituzione Italiana. Certo, ma cosa vogliamo aspettarci del resto dalle istituzioni di tutela se permettono addirittura di edificare un parcheggio sotterraneo sotto la piazza della Basilica di Sant’Ambrogio, in Milano? Così si stanno legalizzando dei reati gravissimi. Alla speculazione privata si aggiungono quindi le anarchie di questo o quell’organo pubblico, “solo dei vandali possono pretendere che dalla distruzione dei monumenti possa sorgere un nuovo modello di sviluppo” (A. Cederna).

Invece in un momento storico come questo è proprio sui Beni Culturali che l’economia Italiana dovrebbe basarsi, trovando il suo rinnovato trampolino di sviluppo. I soldi per la cultura però non ci sono mai, uno stato inetto dona “bruscolini” per un patrimonio immenso, mentre una TV di stato, faccio un esempio recente, la RAI, pagata anche con il canone dai cittadini preferisce dare all’Artista Celentano per il Festival 300 mila euro a puntata, per un massimo di 750 mila euro; forse solo con il compenso di Celentano si sarebbero potute salvare due chiese di Occhiò, non una sola. Ovviamente ci sono priorità da rispettare. Un altro esempio, tanti programmi inguardabili per televisione? Perché finanziare isole dei famosi e talk show di dubbio gusto? Perché promuovere ossessivamente la volgarità e soffocare la cultura? E’ sufficiente guardare le facce dei nostri rappresentanti in parlamento per trovare le risposte. La cultura non è più necessaria, è solo questione di interessi economici; la chiesa di Occhiò deve morire? Stato e Istituzioni, vergognatevi.