SEGNALATE I LUOGHI DEL CUORE E DELLA PANCIA

QUALE LUOGO AMATE E QUALE DETESTATE? COSA SUSCITA IN VOI? SEGNALATELO CON SCRITTI, FOTO, COMMENTI, FATELO IN MODO ANONIMO, CON UNO PSEUDONIMO O CON IL VOSTRO VERO NOME MA PARTECIPATE AL SONDAGGIO DI SALVIAMO IL SALVABILE!
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mercoledì 27 febbraio 2013

Analogie

"Da anni i Verdi (e non solo) avvertono il Municipio che i criteri usati dalle casalinghe alla caccia dell'ultimo atomo di polvere in salotto non sono adatti alla gestione degli spazi verdi (...) Eppure si va avanti, imperterriti, nella distruzione. E con mezzi sempre più pesanti. Nel caso del sentiero di Gandria, quando veniva gestito da un comune povero, era un luogo di grande attrattiva nazionale e internazionale. Dacché l'intero dispiegamento dell'apparato bellico della Grande Lugano è orientato a "fare pulizia", c'è un si-salvi-chi-può. La flora, purtroppo, non ha scampo, ma la fauna e i turisti fuggono".

I consiglieri comunali verdi Melitta Jalkanen e Gianni Cattaneo sono preoccupati per la cattiva gestione del verde urbano della grande Lugano e lo fanno sapere  In un'interrogazione presentata al municipio denunciano l'eccesso di zelo messo in atto per la manutenzione del sentiero di Gandria. Un sito naturalistico unico per la ricchezza delle specie vegetali, alcune delle quali rare e protette. Maneggiare con cura, verrebbe da dire, anche perché la zona del sentiero di Gandria è inserita nell'Inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali d'importanza nazionale.
 
Interventi discutibili, eccessivi, poco attenti e dannosi per la biodiversità come il ricorso al decespugliatore e ad erbicidi: un vero attentato al patrimonio naturalistico, nonostante le ripetute segnalazioni per la messa in guardia contro una gestione poco oculata del verde. Ma in municipio sembra aver preso piede l'abitudine di optare per la banalizzazione del paesaggio: a Gandria si distruggono piante rare a favore di una vegetazione ordinaria, a Lugano si favorisce la crescita di un'edilizia dozzinale distruggendo oggetti unici. Il risultato, purtroppo,  è identico: l'imbruttimento del territorio.
 
Ortica

domenica 24 febbraio 2013

LPT: le mucche non mangiano cemento!


Cara Icchia,

"Chi si oppone alla revisione sostenuta dal Consiglio federale  e dal Parlamento? Potenti settori dell'economia – Unione svizzera arti e mestieri (USAM), Economiesuisse (nata dalla fusione tra il Vorort e  la Proec), Società svizzera degli impresari costruttori, Associazione svizzera dell'economia fondiaria, Gastro Suisse, Associazione svizzera dei trasportatori stradali ecc.- e parte delle forze politiche (PLR nazionale, UDC, sezioni cantonali del PPD (tra cui Ticino, VD, GE, VS, FR, NE),  giovani PLR, giovani PDC, giovani UDC). Se si analizzano i loro argomenti, che possono essere consultati sul sito dell'USAM, si constata che non si preoccupano minimamente: dello sconsiderato consumo, in atto, di suolo e terre agricole; dell'urbanizzazione dispersiva; dell'abbruttimento del paesaggio; del peggioramento della qualità di vita (aumento di inquinamento acustico, luminoso oltre che dell'aria e dell'aumento di malattie alle vie respiratorie in particolare tra anziani e bambini ad esso legate); dell'aumento esorbitante che si verifica già oggi dei prezzi di terreni e di nuovi edifici (case o appartamenti) dovuto alla speculazione fondiaria e alla bolla immobiliare di cui si parla da tempo.
A proposito del consumo di suolo non deve sfuggire il legame che esso ha con la sovranità alimentare di un paese: secondo l'Ufficio federale dello sviluppo territoriale «in Svizzera si registra una perdita di 76 mq di terreno agricolo al minuto»; inoltre secondo il 6° Rapporto sull'alimentazione in Svizzera, presentato dall'Unione dei contadini svizzeri il 4 gennaio 2013, la Svizzera è divenuto «il paese che importa la maggior quantità di alimenti per abitante al mondo»!

Queste annotazioni sono di Tiziano Fontana, coordinatore del comitato Parco di Villa Argentina,  il quale nel suo blog ha messo in luce un aspetto estremamente importante della revisione in votazione. Quello della sovranità alimentare è un argomento collaterale ma sicuramente non secondario. Senza contare che limitare lo spreco di suolo agricolo potrebbe consentire il recupero di un patrimonio edilizio rurale ancora presente sul territorio. Spingendoci oltre, la tutela del territorio e quella dell'agricoltura potrebbero innescare -in una sorta di circolo virtuoso- nuove modalità economiche, come hanno sottolineato Carlo Petrini e Salvatore Settis di recente ospiti di Fabio Fazio a "Che tempo che fa". Rimanendo sempre nella vicina Italia, ricordiamo in proposito che la cementificazione crescente dei suoli agricoli è sfociata, lo scorso autunno, nell'approvazione di un disegno di legge quadro su «valorizzazione delle aree agricole e contenimento del consumo del suolo».  Poiché le cifre fanno paura: la contrazione della superficie agricola in 40 anni è passata da 18 a 13 milioni di ettari, penalizzando soprattutto le aree fertili come la Pianura Padana. E dal 1956 al 2012 il territorio edificato è aumentato del  166%.
 
Da navecorsara.it
 
Verrebbe da dire - parafrasando il titolo di un libro di recente pubblicazione -  che "le mucche non mangiano cemento" ... anche da noi! Il  territorio è una risorsa limitata da tutelare per le generazioni future. Ricordiamocene prima di votare sulla revisione di legge in votazione il 3 marzo.
Ortica

domenica 17 febbraio 2013

Car-sharing: non c'è il due senza il tre

Buone notizie sul fronte del traffico! Noi tutti sappiamo che la tutela del territorio passa anche dalla riduzione del traffico motorizzato e dall'uso oculato e responsabile dei veicoli privati.  Nell'ottica della mobilità sostenibile,  alla  promozione dei mezzi pubblici si affiancano da tempo iniziative come la condivisione dell'auto, meglio conosciuta come car-sharing.  Radicata da tempo nella Svizzera tedesca - con oltre 1300 postazioni in 500 località - questa realtà è ancora poco nota alle nostre latitudini tanto da avere spinto i verdi a domandare al Consiglio di stato di impegnarsi concretamente per la sua diffusione. Presentata nell'autunno 2011, la mozione è tuttora inevasa.... In attesa della risposta del Cantone, un terzo tassello della rete di car-sharing a Lugano diventerà presto operativo grazie all'interesse dell'USI - già sostenitrice del progetto Liberalauto- e alla collaborazione della città. E se le polemiche attorno al nuovo PVP non si sono ancora spente, l'inaugurazione della terza postazione di Mobility car-sharing a inizio marzo dovrebbe contribuire a calmare le acque sul fronte del traffico cittadino: ogni veicolo Mobility toglie in media 8 automobili dalla circolazione!
Ortica
 

Paradiso: c'è chi è rimasto orfano dei luoghi del cuore

 
Ci sono luoghi che negli ultimi anni hanno subito cambiamenti radicali dovuti alla cementificazione a tappeto ed una gestione territoriale a dire di molti poco oculata: uno di questi è Paradiso. Eugenio Foglia, già direttore dell'ETT, economista e consigliere comunale PLR è da sempre in prima linea per denunciare le derive della speculazione edilizia.
Ecco cosa ci ha scritto
 
Cara Ortica,
apprezzo questa tua iniziativa e ti ringrazio per l’invio del tuo messaggio. Ho un grosso problema: di luoghi del cuore nel mio comune non ne ho purtroppo più, essendo ormai tutti spariti come il verde di Paradiso.  Se proprio vuoi, l’ultimo luogo del cuore potrebbe essere il lungolago di Paradiso poiché non edificabile …


Ho però qualche luogo di pancia, come gli  edifici sorti al posto degli alberghi Schmid e Meister  entrambi pregevoli esempi di un’architettura tipo “belle époque” e di un’industria alberghiera del passato.
 
Hotel Schmid (foto Stan) 

Lo Schmid è stato sostituito da un mastodontico complesso “dalle facciate auree alla Dubai, uno sgorbio tale da far accapponare la pelle anche agli architetti degli sceicchi mediorientali così malamente scimmiottati” (ripreso dal mio ultimo articolo).
 

Hotel Meister (foto Stan)
 
L’abbattimento del Meister, pur rappresentando una grave perdita, è stato almeno sostituito da una costruzione se pur voluminosa, ma tutto sommato accettabile.  Con l’imbarbarimento del territorio il turismo non tira più: del resto cadrà sotto le ruspe demolitrici anche l’albergo Flora, che pure aveva una sua certa qual caratteristica e poteva figurare fra i luoghi del cuore.
 
Hotel Flora: da luganoturismo.ch
 
Fuori dal mio comune ho tuttora qualche riva del Ceresio fra questi siti preferiti e quindi da salvare come gli oltre 10'000 mq della proprietà Kiss a Caslano e come  appezzamenti a Melano e/o Maroggia, ma la miopia dei politici, ora parzialmente giustificati dalla carenza di mezzi, non consentirà purtroppo di salvare nulla.
 
Ciao, cara Ortica, "io speriamo che me la cavo".
Un carissimo saluto dal poco paradisiaco mio comune.
 

domenica 3 febbraio 2013

Gli ultimi luoghi di Melitta

Dove eravamo rimasti, Melitta?  Ecco cosa ci hai ancora segnalato:

Ci sono due viste che non mi fanno piacere, un cantiere a Paradiso e l'entrata abbandonata dell'albergo Eldorado.



E infine uno scatto di un fenomeno commovente e ammirevole: in mezzo ai posteggi e all'asfalto, qualcuno si è preso la briga di creare una piccola aiuola in Corso Elvezia.


Poi mi è venuto in mente un luogo orrendo che secondo me sarebbe importantissimo riqualificare: il corridoio di entrata all'Ospedale Civico, dalla fermata dell'autobus!!! Abbiamo un eccellente collegamento con il TP per il Civico, ma chi lo usa è costretto ad aspettare in un luogo davvero inospitale. E peggio ancora è il corridoio per arrivare all'ascensore, rispettivamente alle scale. Sono certa che ci sarebbe meno bisogno di posteggi (che sono sempre divoratori di paesaggio e attrattori  di traffico) se per esempio ci fosse un baretto o almeno un chiosco per illuminare e ravvivare il passaggio. Magari con la possibilità di comprare qualche fiore... ci sono fioristi che gestiscono anche degli automatici! Ma meglio con presenza umana! Già quando vai all'ospedale non stai proprio bene, ad essere costretti a passare di lì ti butta giù ancora di più...

Come non darti ragione!
Ortica
 

Cittadini e bene comune


Indignarsi non basta. Contro l'indifferenza che uccide la democrazia, contro la tirannia antipolitica dei mercati dobbiamo rilanciare l'etica della cittadinanza. Puntare su mete necessarie: giustizia sociale, tutela dell'ambiente, priorità del bene comune sul profitto del singolo. Far leva sui beni comuni come garanzia delle libertà pubbliche e dei diritti civili. Recuperare spirito comunitario, sapere che non vi sono diritti senza doveri, pensare anche in nome delle generazioni future. Ambiente, patrimonio culturale, salute, ricerca, educazione incarnano valori di cui la Costituzione è il manifesto: libertà, eguaglianza, diritto al lavoro. La comunità dei cittadini è fonte delle leggi e titolare dei diritti. Deve riguadagnare sovranità cercando nei movimenti civici il meccanismo-base della democrazia, il serbatoio delle idee per una nuova agenda della politica. Dare nuova legittimazione alla democrazia rappresentativa facendo esplodere le contraddizioni fra i diritti costituzionali e le pratiche di governo che li calpestano in obbedienza ai mercati. Ricreare la cultura che muove le norme, ripristina la legalità, progetta il futuro. Serve oggi una nuova consapevolezza, una nuova responsabilità. Una forte azione popolare in difesa del bene comune.

Parole forti, queste della presentazione da parte dell'editore Einaudi di Azione popolare, Cittadini per il bene comune, l'ultima fatica di Salvatore Settis - mie le sottolineature -. Ritornano, come un mantra, i principi cardini che hanno guidato e guidano  il suo pensiero e il suo operato. Da sempre in prima linea contro il degrado civile e territoriale, recentemente lo studioso è stato ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa insieme ad un altro illustre difensore del territorio: Carlo Petrini, fondatore di Slow food. Una scelta giustificata dal fatto che territorio, agricoltura, cibo e paesaggio sono realtà strettamente interconnesse la cui valorizzazione può essere considerata la nuova economia del futuro. Tutela del territorio e tutela dell'agricoltura vanno fusi in un progetto culturale unico di grande respiro in grado di innescare nuove modalità economiche.
Ortica