SEGNALATE I LUOGHI DEL CUORE E DELLA PANCIA

QUALE LUOGO AMATE E QUALE DETESTATE? COSA SUSCITA IN VOI? SEGNALATELO CON SCRITTI, FOTO, COMMENTI, FATELO IN MODO ANONIMO, CON UNO PSEUDONIMO O CON IL VOSTRO VERO NOME MA PARTECIPATE AL SONDAGGIO DI SALVIAMO IL SALVABILE!
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mercoledì 29 giugno 2011

Botta e risposta

Cara Icchia,
non c'è che dire: l'intervista concessa dal sindaco di Lugano al Corriere del Ticino, in particolare alcune sue considerazioni "sul caso Gandria", non sono state apprezzate dai diretti interessati. Così oggi, in una Lettera aperta a Giorgio Giudici, l'associazione VivaGandria ha -come si suol dire- messo i puntini sulle i.
Ortica

Una crosta o un unicum nel suo genere?

Cara Icchia,
l'intervista a Giorgio Giudici pubblicata ieri dal Cdt non è passata inosservata. Vi sono alcune considerazioni del sindaco che fatico a condividere, altre che meritano attenzione. Tra queste, quella che la salvaguardia di un edificio degno di tutela deve andare di pari passo con la sua conservazione e il suo risanamento o, usando le parole di Giudici, con la sua "promozione". Perché tra "proteggere e promuovere c'è un abisso". Questo, prosegue, comporta però oneri non indifferenti per il proprietario: e qui il sindaco tocca un problema reale, prioritario nell'ottica della tutela del patrimonio architettonico della città. Ebbene, il Giudici-pensiero è che nel caso di edifici storici  di valore "si potrebbe stanziare un credito quadro (...). Rientra nel discorso della promozione: sottraggo un bene dallo sviluppo economico ma collaboro con il privato per valorizzarlo". Giustissimo: e non solo per Lugano. Anche Villa Branca rientrava in questa tipologia di oggetto: con l'aiuto dei poteri pubblici avrebbe potuto essere salvaguardata e valorizzata nell'interesse di tutti. Eppure, nonostante il recentissimo e autorevole parere di Berhnard Furrer, Giudici non esita ad affermare che "è stato giusto abbatterla" perché "internamente era distrutta, praticamente una crosta". Una crosta che però è stata inserita nella "Guida dell'arte della Svizzera italiana" il corrispettivo del "Kunstführer durch die Schweiz".
Ecco cosa dice la Guida:
"LUNGOLAGO MOTTA, N. 40. Palazzina Branca. Costruzione neogotica del primo '900 con decorazione a graffito. N.46. Villa Branca. Una prima costruzione fatta erigere dal commerciante di vini Alfredo Branca nel 1902 fu rialzata nel 1910-12 ca, quindi ampliata a N. da Americo Marazzi, 1920 ca. Imponente edificio dal carattere eclettico con reminiscenze neogotiche e liberty, dotato di giardino terrazzato. L'interessante sovrapposizione tipologica del tema della villa signorile con quello della cantina costituisce un unicum nel suo genere. In stato di abbandono".
Capito? UN UNICUM NEL SUO GENERE. Ma è stato giusto abbatterla...
Ortica

mercoledì 22 giugno 2011

Minotti e il furore distruttivo di Giudici

Cara Icchia,
la sciagurata eventualità che il Municipio possa ritirare il messaggio sulla Variante dei Beni culturali ha indotto Paolo Camillo Minotti, segretario della STAN, a reagire pubblicamente. Proprio oggi, il Corriere del Ticino ha pubblicato un suo scritto che merita di essere letto. 

"Leggo sui giornali della possibile intenzione del Municipio di Lugano di ritirare il messaggio sulla variante dei beni culturali, perché non soddisfatto dell'emendamento della Commissione della pianificazione che chiede di ripristinare nell'elenco dei beni culturali da proteggere 33 oggetti che i servizi cantonali avevano consigliato di inserire ma che il Municipio aveva stralciato. Il sindaco Giorgio Giudici dice che "la nostra soluzione viene stravolta senza valutarne le conseguenze". Quasi incredibile l'insensibilità e il furore distruttore del sindaco, che non tollera nemmeno che possano essere salvati contro il suo regale preavviso anche solo 33 edifici, vale a dire un  nulla nell'edificato della Grande Lugano! Spero proprio che il Municipio non avalli questa miope visione dello sviluppo della città visto solo nell'ottica del massimo interesse a breve termine dei costruttori di edifici dozzinali e speculativi e dei privati intenzionati a vendere al prezzo massimo possibile. E' giunto il momento di voltare pagina, di cambiare finalmente registro, di impostare una politica urbanistica degna di questo nome e che miri a un equilibrato sviluppo della città, che valorizzi anche il patrimonio architettonico preesistente. Basta cancellare la memoria storica e il decoro di una città, se non vogliamo diventare un misero paese senza radici né memoria. Un plauso vada anche al Baustopp proposto dalla Lega con una mozione (...)"

Quando ci vuole, ci vuole.
Ortica

martedì 21 giugno 2011

... decontestualizzazione "mon amour"

Cara Ortica,
non immagini quanto sia dura la visione del povero roccolo con l'altrettanto sofferente faggio solitario abbandonati nella landa sabbiosa e terrosa del cantiere di Canobbio. Mi auguro che il faggio sopravviva al caldo dell'estate...ha già infatti patito nella sua bellezza i primi caldi di aprile...
Non sono gli unici esempi di scempio decontestuale. 
Se si amputano delle realtà tali da compromettere il senso di un edificio... tanto vale buttare giù tutto.
La mia è chiaramente una provocazione che però vuol portare a riflettere. 
Cosa fa la bellezza di un edifico, di un quartiere, di una città? L'atmosfera che riesce a (ri)creare.
E sono le atmosfere che stiamo perdendo. 
... in centro città ci sono dei luoghi che sono stati risparmiati dalla demolizione, ma che hanno perso tutto il loro charme. È come se avessero, in fin dei conti, demolito tutto... anzi peggio!
Non ci serve a niente preservare qualche cosa, tenendoci la coscienza pulita per averlo fatto. Ci serve sapere il perché lo si è fatto.
Icchia

venerdì 17 giugno 2011

Il roccolo e l'articolo 22

Cara Icchia,
ti ricordi ancora del roccolo solitario di Canobbio di cui ti avevo parlato tempo fa? Quel roccolo-torretta è tutelato. Ma attorno a questo bene protetto localmente è stata fatta tabula rasa in vista di una nuova edificazione. Un bene tutelato, ma completamente decontestualizzato... Eppure, la Legge sulla protezione dei beni culturali del 1997 raccomanda un perimetro di rispetto attorno ai beni tutelati. L'articolo 22 della legge recita: 

"1 Salvo disposizione contraria, la protezione di un bene culturale si estende all’oggetto nel suo insieme, in tutte le sue parti e strutture interne ed esterne.
2 Se le circostanze lo esigono, nelle adiacenze del bene protetto è da delimitare un perimetro di rispetto entro il quale non sono ammessi interventi suscettibili di compromettere la conservazione o la valorizzazione del bene protetto.
1) Cpv. modificato dalla L 16.10.2006; in vigore dal 15.12.2006 - BU 2006, 515."   

Ebbene, chissà se attorno al nostro roccolo solitario, sempre più solo e meditabondo, i progettisti hanno previsto l'osservanza di un perimetro di rispetto? Ho chiesto lumi a Benedetto Antonini, architetto e urbanista, già direttore della divisione della pianificazione territoriale del Canton Ticino e docente presso Polis Maker. Il perimetro di rispetto, visto che è un bene tutelato localmente, deve essere stabilito dall'autorità comunale la quale deve vegliare al fatto che il progetto in questione salvaguardi la dignità del bene, in altre parole i valori storico-artistici che he hanno determinato la protezione.



"Un roccolo -sottolinea ancora Antonini-  è un edificio che per sua natura dev'essere visibile da lontano nonché dall'alto ed essere relativamente lontano dalle case, poiché dal roccolo si usava sparare agli uccelli da passo".
Se non c'è perimetro di rispetto, "significa che l'autorità non ha adempiuto completamente ai suoi compiti" e "se ci fosse stata negligenza da parte delle autorità  cantonale e o comunale"  -in questo caso comunale- " la domanda di costruzione potrebbe essere impugnata, anche se probabilmente in modo tardivo". Il che "potrebbe però portare i promotori -nel caso avessero fretta di realizzare- a negoziare una variante di progetto più rispettosa dei retaggio storico del luogo".
Ortica

giovedì 16 giugno 2011

Giordano Macchi, Villa Elisa e SIS

Cara Icchia,
per la Commissione della pianificazione, Villa Elisa e una trentina di altri edifici vanno reintegrati nella Variante Beni culturali: che soddisfazione per chi si è battuto per la salvaguardia degli edifici di pregio storico, architettonico e artistico di Lugano! Penso a Giordano Macchi in primis, ma non solo. Autore -con Cristina Zanini Barzaghi- dell'interrogazione per la salvaguardia di Villa Elisa e, nel 2006, di Villa Olga, in questi anni Macchi si è esposto in prima persona a difesa del patrimonio architettonico della città. Sulla coraggiosa decisione dei relatori del rapporto commissionale -Raffaella Martinelli e Giovanni Bolzani- di reintegrare Villa Elisa e altri edifici stralciati dall'elenco di beni da tutelare, ci ha inviato queste sue considerazioni:

"Il sentimento della base si sta trasformando in volontà dei politici:  movimenti di cittadini per il Parco di Moncucco, Salviamo il Salvabile, e molti altri, da soli o in gruppi, hanno contestato e contestano una Città che troppe volte ha con facilità cancellato il proprio passato architettonico per lasciar spazio a progetti speculativi. Ora, dopo anni, arriva il Rapporto della Commissione della Pianificazione della Città di Lugano che non si accontenta della già buona proposta municipale, ma vuole proteggere il numero massimo di edifici secondo gli studi attuali e avviare ricerche per proteggere eventualmente altri oggetti ed estendere il principio anche ai quartieri aggregati. Manca il voto in Consiglio Comunale, che si spera per fine giugno. Un rapporto così coraggioso e gli sviluppi che ne seguiranno, non sarebbe stato possibile senza questi movimenti spontanei, che hanno portato al centro dell’attenzione un tema dimenticato per anni. Grazie a SIS e a tutti gli atri che si sono impegnati in questa causa. Continuate così, perché il lavoro non è finito.
Giordano Macchi, Consigliere Comunale PLR"
Ortica

mercoledì 15 giugno 2011

I tre concetti di Dacia Maraini

Cara Icchia,
è anche nelle sue prese di posizione sul paesaggio - "il grande malato d'Italia" (e non solo) - che si riflette l'impegno civile di Dacia Maraini. Leggevo proprio ieri: "Dovunque ci si volti, si trova che il cemento cresce e diminuiscono l'erba, la terra, l'acqua e in libertà". Quasi, dico io, che la cementificazione sia l'unica via d'uscita alla crisi economica, nell'ottica sorpassata - lo dice Settis - della "retorica dello sviluppo"  promossa da quei cementificatori i quali  - lo dice Maraini - "nella convinzione che ogni filo d'erba costituisca un impedimento al guadagno, non riescono mai a rivolgere uno sguardo verso il futuro". "Le gettate di cemento non risolvono la questione,  anzi l'aggravano", in quanto all'origine di squilibri e disastri ambientali. Il prezzo da pagare? Elevato, poiché i costi ("un mucchio di denaro") vanno a gravare su tutta la comunità. Non solo: "L'equilibrio storico tra popolazione e territorio è già compromesso o sul punto di collassare"  scrive, citando a sua volta Franco La Cecla. Non è così anche da noi? Il rimedio, per Dacia Maraini, sta in tre semplici concetti: meno pretesa di dominio degli uomini sulla natura, meno speculazione, meno voracità.
Ortica

venerdì 10 giugno 2011

Una mozione per i cedri e la vivibilità a Moncucco

Cara Icchia,
tanto tuonò che piovve? La mobilitazione generale per evitare l'abbattimento dei cedri della clinica Moncucco sta sortendo i suoi effetti anche a livello politico. Dopo l'opposizione della Stan e quella di alcuni cittadini, dopo l'appello dei residenti per una revisione del progetto, dopo la petizione -la raccolta di firme è tuttora in corso- lanciata dall'associazione "Salviamo i cedri di Via Moncucco" contro la concessione della licenza edilizia, è scesa in campo anche la consigliera comunale socialista Cristina Zanini Barzaghi. Con altri sette cofirmatari, nei giorni scorsi Cristina Zanini Barzaghi ha inoltrato una mozione che chiede al consiglio comunale di avviare in tempi brevi una variante di PR nel comparto di Moncucco. 
Ortica

martedì 7 giugno 2011

4886 batte 4764

Cara Icchia,
il numero magico per chi si è battuto a favore della rinaturazione della Foce è 4886:
tanti, infatti,  sono stati i sì a favore del dibattuto progetto che, prima e dopo il referendum sfociato nel voto dello scorso fine di settimana, ha fatto scorrere fiumi di inchiostro. Ricordiamo che a suo tempo, i promotori del referendum avevano raccolto  4764 firme.


Ortica

sabato 4 giugno 2011

Lugano è ancora una città "da vivere"?

Cara Ortica,
… e non lo dice solo Furrer!
In questi giorni ho avuto delle lunghe ed arricchenti conversazioni con alcune interessantissime persone preoccupate (o addirittura rassegnate) sulla sorte di Lugano.
Ne è uscito un quadro desolante.
Turisti estranei alla recente realtà locale sono rimasti stupiti dallo scempio perpetrato in questi ultimi anni. Non si lamentano per la proposta culturale, in continuo aumento, ma hanno dei dubbi sull’attrattività che può avere una piccola città come la nostra, senza un vero e proprio nucleo storico conservato con amore.
Di negozi chic, clonati a gogò, se ne trovano a bizzeffe in altre città ben più attrezzate per il genere di clientela che lo apprezza.
E non punterei sulla questione della «piazza finanziaria» in un periodo di insicurezza economica come quello che stiamo vivendo ora.
Uno studioso mi ha invece riferito di aver riletto diversi libri riguardanti la realtà del Sottoceneri degli anni ’50 del secolo scorso, in cui veniva menzionato che la principale fonte di guadagno e la maggiore attrattività per Lugano era il settore turistico. Che cosa rimane di tutto questo ?
Che cosa se ne farà Lugano di stabili anonimi, di altissimo standing e… con il passare del tempo… deserti ?
Lugano è ancora una città « da vivere » ?

Icchia

venerdì 3 giugno 2011

Lugano è più brutta? Sì, lo dice Bernhard Furrer

Cara Icchia,
Lugano è diventata più brutta. Parola di Bernhard Furrer, già presidente della Commissione federale dei monumenti storici e docente alla cattedra di "Recupero, restauro e trasformazione" dell'Accademia di architettura di Mendrisio. Dunque, non l'ultimo venuto.  Lugano, denuncia, è preda di una vera e propria follia demolitrice che lascia dietro di sé beni architettonici di pregio, il cui unico torto è quello di essere edificati su terreni i cui indici fanno gola a operatori immobiliari sempre più aggressivi. "Lugano si sbarazza del suo patrimonio architettonico: un'evoluzione discutibile dettata dagli appetiti senza freno del fiorente mercato immobiliare", scrive senza mezzi termini Furrer in un lungo articolo apparso oggi sulla NZZ. Gli interessi economici sembrano prevalere e condurre a una politica di salvaguardia estremamente restrittiva, soprattutto quando a tutelare è il comune, prosegue Furrer evocando gli stralci effettuati dalla città all'elenco di beni da salvaguardare proposti dal Cantone nell'ambito della variante di PR. " Una scorsa alla lista dei beni stralciati sembra suffragare l'impressione che siano stati privilegiati soprattutto gli interessi derivanti dalla rivalutazione della parcella nel caso di una nuova edificazione".  Tra questi figura un gran numero di edifici, che in qualsiasi città della Svizzera tedesca sarebbero tutelati per  la loro qualità architettonica. In particolare ville del primo decennio del secolo scorso, come Villa Elisa, opera dell'architetto luganese Americo Marazzi. E se molte altre realizzazioni di Marazzi non sono considerate nella variante di PR,  altre finiranno sotto le ruspe come l'omonima Villa Elisa in Via Moncucco "un gioiello dell'architettura ticinese costruita nel 1904 dall'architetto Luigi Luvini" la cui demolizione è stata però avallata. "Reintegrare gli edifici stralciati comprometterebbe lo sviluppo economico della città secondo il sindaco Giorgio Giudici, architetto e in quanto tale direttamente coinvolto nelle nuove edificazioni". Il tempo stringe, occorre attivarsi politicamente prima che Lugano perda ulteriori importanti testimonianze dell'architettura del 19esimo e del 20esimo secolo. Parola di Bernhard Furrer.
Ortica