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lunedì 27 aprile 2015

Maledilizia a Pregassona?


Da qualche anno assistiamo impotenti alla trasformazione radicale del nostro territorio, divenuto ormai terra di conquista per immobiliaristi  d'assalto, cementificatori a oltranza e affaristi di ogni tipo. Purtroppo, l'assalto al territorio non accenna a diminuire e con esso nemmeno lo sfruttamento della manodopera, fenomeno che ha messo radici anche da noi con l'esplosione della crisi nella vicina Italia. I casi di abusi, caporalato, irregolarità non hanno risparmiato neppure l'ex cantiere del LAC, più volte finito sulle pagine dei giornali.


Casi che il più delle volte, tuttavia, non vengono alla luce, complice il silenzio di chi non ha interesse a denunciare le irregolarità perché della maledilizia ci campa: gli operai in nero, sottopagati e sfruttati.


Pregassona, ormai quartiere di Lugano. Casualmente vengo a sapere che un cantiere per la costruzione di una palazzina è fermo da quasi tre mesi. Lo scheletro dell'edificio -giunto ormai a tetto - è un po' straniante, evoca immagini alle quali non siamo abituati. Tutto, apparentemente, sembra in regola. Sul cartello di cantiere, il nome dell'impresa responsabile: risulta iscritta all'albo delle imprese del Cantone e al Registro di commercio.


Vengo pure a sapere che la persona che ha venduto il terreno sul quale sta sorgendo la palazzina è al corrente di alcuni retroscena inquietanti. Gli operai presenti sul cantiere hanno lavorato in nero per cinque mesi senza ricevere uno straccio di stipendio. Le è stato riferito che per tacitare le loro richieste, l'impresa aveva promesso loro di pagarli non appena fossero giunti "a tetto". Nel frattempo, sembrano essersi volatilizzati. Mazziati e pure cornuti, direbbe qualcuno.


La loro testimonianza sarebbe preziosa, ma nell'impossibilità di risalire alla loro identità, l'unica evidenza è l'impunità -certa- di chi ne ha abusato. E la sicurezza di non rischiare alcuna denuncia da parte di chi si sa vulnerabile perché in situazione irregolare sul territorio. L'impresa ha altri due progetti in cantiere che promuove in rete: come escludere con certezza il ripetersi degli abusi?


Tanto più che su Internet mi imbatto in alcuni articoli che gettano un'ombra allarmante sul passato dell'amministratore della società. Nome, cognome, origine tutto collima con le informazioni sul suo conto: e se si trattasse comunque di un'omonimia? Rimane da augurarselo: dagli articoli (di alcuni anni fa) l'uomo risulta implicato in un caso di abusivismo edilizio all'origine del crollo della gradinata di un teatro, come pure coimputato in una maxi-inchiesta aperta in Sardegna per concessioni edilizie e operazioni paesaggistiche abusive. Nonostante la condanna, ha potuto evitare il carcere grazie alla prescrizione.


La vicenda solleva diversi interrogativi che coinvolgono in primis le autorità chiamate a garantire la sorveglianza e la legalità sui nostri cantieri. Ma anche i cittadini chiamati a non rendersi complici dell'omertà grazie alla quale prosperano, indisturbati, il malaffare e il sottobosco immobiliari nel nostro cantone.


Mi dico che il caso meriterebbe un intervento dell'Ufficio dell'ispettorato del lavoro. Consulto il formulario dell'UIL per la segnalazione di situazioni problematiche: purtroppo, l'elenco dei casi passibili di segnalazione non contempla né l'impiego di personale in nero né la mancata retribuzione dello stesso... un invito a nozze, per chi campa di maledilizia.


Eppure, i ripetuti casi di malcostume imprenditoriale richiedono una risposta ferma, corale e univoca da parte di tutti gli attori coinvolti, politici, imprenditori, sindacati. Occorre evitare che esso si diffonda ulteriormente e attecchisca definitivamente all'ombra di normative, mezzi e personali insufficienti come pure di un approccio politico inadeguato a fronte di una realtà di frontiera sempre più  sotto pressione.


Ortica