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venerdì 11 gennaio 2013

Una denuncia di degrado da San Giuliano Milanese

Cari amici del territorio,  ricevo - con grande piacere - queste poche righe alle quali è allegata una segnalazione che pubblico volentieri.
Ortica

Per caso mi imbatto in questo blog e devo solo farLe i complimenti. E' un vero peccato vedere una nazione che autoconsuma la sua cultura e la sua storia.
Mi permetto di segnalarLe il degrado di una chiesa del IX sec. d. C in provincia di Milano, comune di San Giuliano Milanese; nonostante le segnalazioni alla Soprintendenza (premetto che: l'edificio non è vincolato)  e alla curia al quale appartiene non sono stati ancora presi provvedimenti per questo sacro tempio Alto medievale.
Le posto qui un mio articolo e delle immagini unite della costruzione edificata con tutti laterizi di età romana.
Cordialmente,
Mauro Manfrinato, membro del Consiglio direttivo d'Italia Nostra sezione Milano Sud Est

La cultura non è più necessaria, è soltanto questione di interessi economici
Soltanto nel territorio sud – est milanese purtroppo sono decine e decine i casi di monumenti in abbandono, allo stato di rudere o in procinto di essere demoliti da incompetenze di varia natura. Nella zona sud – est milanese però, forse il caso più emblematico di rovina del nostro Patrimonio Culturale è la  chiesa preromanica dei SS Giovanni Evangelista e Paolo di cascina Occhiò; questo abitato era già esistente in epoca preromana e attualmente è una cascina del comune di San Giuliano Milanese. La chiesa altomedievale in questione sorge su un tumulo di terreno artificiale, denominato “Campo del Cimitero”. L’edificio è stato edificato molto probabilmente attorno al secolo X d. C, questo si evince dalla particolare tecnica costruttiva eseguita con tutti i laterizi di epoca romana in frammenti di grosse dimensioni ed anche interi, disposti in parte a spina - pesce, alternati da corsi di mattoni bipedali e sesquipedali, embrici e ciottoli posti regolarmente ad incastro; si notano poi frammenti marmorei e suspensurae, sempre reimpiegate nell’apparecchiatura muraria perimetrale; visibili per effetto del decadimento quasi totale del rivestimento di intonaco sette - ottocentesco. Questi materiali “vecchi” di due millenni, vennero recuperati da un vasto insediamento romano del tipo villa rustica residenziale che sorgeva nei campi attorno, ovviamente prima della chiesa. Con la caduta dell’impero Romano le ville campestri nell’Alto Medioevo andarono in totale rovina e ivi i muratori medievali, in tempi barbari, hanno pazientemente recuperato e riusato per l’edificazione di questo Sacro Tempio, chissà, forse sulle rovine di un sacello pagano.

Nel complesso, osservando la struttura ormai in gravissimo degrado, si evidenziano due fasi principali, la prima identificabile con tutto il lato sud e la facciata del periodo preromanico e poi una fase in cui la chiesa venne ristretta ed accorciata così come oggi si presenta, ricostruendo il lato nord e l’abside quadrato, legando però il muro con argilla sempre riusando laterizi romani, anziché conmalta di calce. All’interno tuttavia, sopravvive ancora una interessante sequenza di strati pittorici, che va grossomodo dal Duecento sino all’Ottocento. Purtroppo già dal 1993 (come si vede da alcune foto pubblicate sul web dall’Associazione Culturale Zivido) si erano aperte le prime falle nel tetto, gli ultimi miseri interventi di sistemazione al tetto furono fatti negli anni settanta dal parroco di San Giuliano Milanese. Ma per l’antica struttura è arrivato il tempo dell’abbandono, dell’incuria, di usi occasionali di ricovero per senza tetto e di ritrovi di piacere con prostitute. Va detto che una pulizia era stata fatta dall’Associazione Zivido attorno al 2001, (recentemente inoltre l’Associazione Italia Nostra Milano Sud – Est ha posizionato un telo protettivo per gli affreschi, ma alla fine più nulla).


Comunque nel 2004 è crollato completamente il tetto e, allo stato attuale la muratura nord, in più punti slegata pende in maniera preoccupante verso l’esterno rischiando di afflosciarsi al suolo. Potrei fermarmi qui, ma devo prima denunciare le cause di questo mostruoso affronto alla cultura materiale, di questo atto vandalico, di questo reato. Si, perché se un vandalo scarabocchia un monumento, oppure strappa le pagine di documenti antichi in un archivio, il vandalo giustamente è passibile di denuncia soprattutto da parte degli organi di tutela. Inoltre era stato presentato dall’allora ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan, il disegno di legge con delega al governo, già approvato in Consiglio dei ministri, sui reati contro il patrimonio culturale. Venne quindi introdotto anche Il “delitto di danneggiamento, deturpamento o imbrattamento dei Beni Culturali e Paesaggistici” che prevede, oltre una multa anche la pena detentiva. Ma che succede se questo reato viene compiuto dalle stesse istituzioni su un edificio pubblico, come in questo caso? Ovvio dire che non succede niente. Si perché le responsabilità sono molteplici, ovvero della parrocchia locale, o per meglio dire dei preti che ivi si sono succeduti dagli anni settanta sino ad oggi, che hanno lasciato andare totalmente al degrado la costruzione, degli uffici dei Beni Culturali della Diocesi Milanese che ben devono sapere lo status dei loro beni, invece sono rimasti indifferenti completamente, delle Soprintendenze, che se è pur verissimo che hanno scarso personale, ma per questa grave emergenza si sono dimostrate di poco polso nel prendere decisioni importanti per la sua salvaguardia, almeno per far che la struttura venisse messa in sicurezza con una copertura provvisoria in metallo, quindi con costi contenuti. La responsabilità è anche stata delle varie amministrazioni comunali succedutesi nel tempo che neanche lontanamente se ne sono interessate; anzi adesso vicino alla chiesa è stato dato parere favorevole anche alla costruzione di un impianto di biogas, parere favorevole arrivato addirittura dall’Ente Parco Sud, roba da matti per giunta di fronte ad un maneggio frequentato da molti bambini.

A tutte queste persone non devo di certo io ricordare che la funzione pubblica di tutela del patrimonio culturale e ambientale assurge alla massima dignità legislativa con l’introduzione, nella Costituzione repubblicana, di un articolo fondamentale. L’art. 9 (commi 1 e 2) afferma che «la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Tale dichiarazione inserisce come componente primaria la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico (che, quindi, è protetto al di là di valutazioni anche patrimoniali). Merita, infine, di essere messo bene in evidenza: che il soggetto cui le norme costituzionali affida il compito di promuovere la cultura (art. 9, 1 c., Cost.) e di tutelare il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico della Nazione (art. 9, 2 c. Cost.) è la Repubblica che, come recita l’art. 114, 1 c. Cost. è “costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle istituzioni di tutela tutte e, dallo Stato”. L’articolo 9 è uno degli articoli fondamentali della nostra Costituzione Italiana. Certo, ma cosa vogliamo aspettarci del resto dalle istituzioni di tutela se permettono addirittura di edificare un parcheggio sotterraneo sotto la piazza della Basilica di Sant’Ambrogio, in Milano? Così si stanno legalizzando dei reati gravissimi. Alla speculazione privata si aggiungono quindi le anarchie di questo o quell’organo pubblico, “solo dei vandali possono pretendere che dalla distruzione dei monumenti possa sorgere un nuovo modello di sviluppo” (A. Cederna).

Invece in un momento storico come questo è proprio sui Beni Culturali che l’economia Italiana dovrebbe basarsi, trovando il suo rinnovato trampolino di sviluppo. I soldi per la cultura però non ci sono mai, uno stato inetto dona “bruscolini” per un patrimonio immenso, mentre una TV di stato, faccio un esempio recente, la RAI, pagata anche con il canone dai cittadini preferisce dare all’Artista Celentano per il Festival 300 mila euro a puntata, per un massimo di 750 mila euro; forse solo con il compenso di Celentano si sarebbero potute salvare due chiese di Occhiò, non una sola. Ovviamente ci sono priorità da rispettare. Un altro esempio, tanti programmi inguardabili per televisione? Perché finanziare isole dei famosi e talk show di dubbio gusto? Perché promuovere ossessivamente la volgarità e soffocare la cultura? E’ sufficiente guardare le facce dei nostri rappresentanti in parlamento per trovare le risposte. La cultura non è più necessaria, è solo questione di interessi economici; la chiesa di Occhiò deve morire? Stato e Istituzioni, vergognatevi.

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