Parole che pesano come macigni. Un
intervento durissimo, quello di Pier Giorgio Gerosa sulla distruzione di Villa
Galli. In un intervento pubblicato sul Cdt di oggi, lo studioso non esita ad accusare di correità
e di negligenza i vertici dello Stato: "Villa
Galli - scrive - è stata vittima di
una soppressione pianificata dai poteri pubblici (...)".
L'abbattimento di Villa Galli è un'"abberrazione culturale" dovuta all'incapacità
di progettare e realizzare una cultura urbanistica ("carenze della cultura fatta ufficialità") degna di questo nome e a "procedure e mezzi di gestione perversa del
territorio". La mancata volontà
di applicare gli strumenti di legge a disposizione per una tutela d'imperio,
l'"applicazione scorretta dei
regolamenti comunali" da parte delle autorità di Melide senza che il
Cantone intervenisse hanno fatto il resto, consegnando la nostra memoria
storica a quelli che lo studioso chiama i
"promotori immobiliari globalizzati".
Il Consiglio di stato ha ignorato i
risultati delle ricerche
storico-architettoniche sul valore della villa e i ripetuti appelli per la sua tutela ("inspiegabilmente inascoltati"); ha avallato scelte che "avrebbe dovuto censurare come autorità di vigilanza" ; ha
rifiutato di "mettere in atto quelle
misure provvisionali che, bloccando la licenza edilizia rilasciata grazie alla
scorretta applicazione dei regolamenti comunali e al vuoto nella tutela
cantonale" avrebbero permesso di inserire le preesistenze naturali e
culturali in un discorso più ampio volto a valorizzare il ruolo del
patrimonio nella vita contemporanea.
Quella che si impone ora - concludo- è
una scelta culturale di fondo. Gerosa la chiama una "cultura dei luoghi": "un modo finalmente più corretto e
generoso di intendere le relazioni fra le testimonianze storiche, memoria
corale, attese di sviluppo, luci del paesaggio". Proprio oggi, di
fronte all'emergenza territoriale che stiamo vivendo, Benedetto Antonini,
vicepresidente della STAN, ha
preannunciato il lancio di un'iniziativa popolare cantonale che tuteli
efficacemente quei beni scampati alla furia demolitrice e devastatrice degli
interessi di pochi a scapito dell'interesse di tutta la collettività. Lo
scrivevo già all'indomani dell'abbattimento di Villa Galli: la tutela dei beni
culturali può e deve ripartire dalle macerie della Romantica.
Ortica
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