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martedì 3 marzo 2015

Rione Madonnetta a rischio: gli inquilini insorgono e scrivono al Municipio

Vento di fronda tra gli inquilini degli stabili di Via Marco da Carona e di Via Ferri a Molino Nuovo. E c'è di che. Gli stabili potrebbero venire demoliti, nonostante il loro inserimento nell'elenco dei beni culturali di interesse locale (BCL) nell'ambito della Variante di piano Regolatore approvata nel settembre 2011. Dopo la decisione del precedente municipio di sostenere il ricorso presentato al Consiglio di stato dalla Cassa pensione di Lugano (CPDL), proprietaria del mappale, contro la loro tutela, i vecchi immobili sono a rischio. Ma i diretti interessati non ci stanno e in una lettera aperta al Municipio chiedono di salvare tutto il Rione Madonnetta.

Con la prevista riqualifica del comparto e dei due fondi adiacenti (pure di proprietà della CPDL) ,  il volto di Molino nuovo - già profondamente segnato dalle trasformazioni degli ultimi anni - rischia di perdere definitivamente parte della sua identità. Il complesso degli stabili di Via Marco da Carona e di Via Ferri costituiscono infatti un esempio di edilizia popolare del periodo postbellico in quello che era un quartiere popolare e artigianale. E per questo, meritevoli di tutela in quanto parte integrante della sua storia e della sua identità.

Ma non solo. La loro realizzazione fu affidata agli architetti Cavadini & Beeler, autori (i primi) di costruzioni significative dell'architettura del '900 ticinese, tra cui l'ex -ahimé- Clinica San Rocco di Lugano ( E qui apriamo una parentesi doverosa e dolorosa. La clinica fu costruita negli anni 1934-1935 da Eugenio e Agostino Cavadini. Citata niente di meno che nella Guida d'arte della Svizzera italiana come "uno dei primi edifici razionalisti del Cantone"  è stata demolita nel 2011 per fare posto... all'ennesima palazzina residenziale).

Dicevamo.  Non è soltanto la qualità architettonica di un'opera che concorre a determinare il suo valore quale bene culturale da tutelare, bensì anche il suo interesse pubblico in quanto testimonianza della nostra memoria. Non è forse quanto afferma la stessa Commissione federale dei monumenti storici? "Un oggetto del passato con particolare carattere di testimonianza diventa monumento storico attraverso il riconoscimento della società".

Al complesso del Rione della Madonnetta, in quanto insieme di stabili di valore sociale, si può pertanto attribuire una connotazione storico-culturale pari a quella della Masseria di Trevano, esempio di costruzione rurale tipica della storia del nostro Cantone. Entrambe sono testimonianze storiche, parte della nostra memoria collettiva. Memoria cui fanno d'altronde riferimento anche gli autori della lettera aperta al Municipio:
 "Chiediamo - scrivono - che anche questo nostro Rione non venga inutilmente sacrificato perché rappresenta una significativa parte della storia della nostra Città, del nostro Quartiere (come pubblicizzato nel sito della Città a riguardo della storia dei quartiere di Molino Nuovo, dove viene proprio citata la “Via Marco da Carona” e la “zona della Madonnetta”).
E proseguono: "Questi stabili, assieme ad altre significative opere adiacenti come l’asilo di via Ferri, sono parte del patrimonio comune e degno di salvaguardia da un destino “incerto” affinché, come diceva Tita Carloni, “…le città non diventino sempre più brutte ed ingiuste ….”.

Ci fermiamo qui. Quale conclusione migliore se non le parole di Tita Carloni?

Ortica


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