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venerdì 5 febbraio 2016

Heiner Hodel, Villa Argentina e il degrado del verde urbano


"Per creare il futuro bisogna guardare al passato": a dirlo, guarda caso, non è un becero nostalgico passatista, bensì Heiner Rodel, architetto del paesaggio responsabile dell'elenco dei giardini storici ICOMOS-FSAP per il canton Ticino.  A Rodel, che lo scorso anno ha aderito al Comitato internazionale per il Parco letterario Hermann Hesse,  è stato commissionato un progetto per il recupero dell'integralità del parco storico della villa da parte del Comitato Parco di Villa Argentina, da anni in prima linea per la sua tutela. Ed è nel corso di una recente intervista a "Ticino Welcome" che il  presidente della sezione ticinese della Federazione svizzera degli architetti del paesaggio (FSAP)  ne ha ribadito l'importanza, poiché ai suoi occhi  è un insieme di notevole valore culturale: "Oltre alla testimonianza culturale della villa vi sono elementi del parco intimamente legati a questo edificio (...) tutti questi elementi sono importanti testimonianze di grande valore culturale, degne di essere restaurate e conservate. Nel parco di Villa Argentina convivono elementi caratteristici dei giardini sia all'italiana sia all'inglese, la cui moda fu tramandata durante tutta la seconda metà del XIX secolo".


dal blog ParcodiVillaArgentina
Il rispetto della storicità del luogo abbinato alla valorizzazione dei suoi contenuti culturali hanno dunque guidato Heiner Rodel: per l'architetto, infatti, "la formazione dell'architetto del paesaggio è votata al rispetto dei luoghi, della storia, delle tradizioni locali e dell'ambiente (...)" "nel rispetto totale del passato". Purtroppo, la forte urbanizzazione degli ultimi decenni, la speculazione edilizia e la conseguente penuria di superfici libere, rendono difficilmente attuabile la messa in pratica di quello che dovrebbe essere lo spirito della professione. Per Rodel sono necessarie strategie offensive che coinvolgano le autorità e i professionisti attivi nella pianificazione del paesaggio:  strategie volte alla rinascita di una cultura del verde urbano, alla rivalutazione del paesaggio degli spazi pubblici aperti e alla conservazione dei giardini storici, pubblici e privati. E qui l'affondo: il degrado del verde urbano si legge ovunque. "Le alberature dei viali hanno fatto spazio a nuove corsie di scorrimento", in ambito privato "giardini, siepe e alberature hanno fatto posto a parcheggi e garage. In un contesto così degradato, appare allora evidente un obbligo nei confronti delle generazioni future".  

Obbligo che passa da una vera e propria inversione di rotta alimentata da un profondo cambiamento culturale che coinvolga tutti in prima persona. Ma "lo scontro tra interessi culturali condivisi e opportunità economiche effimere impedisce la presa di adeguate decisioni dettate da questa nuova sensibilità". Eppure segnali inequivocabili giungono dalla popolazione, sempre più consapevole dell'importanza di salvaguardare quel poco di verde che ancora rimane: lo testimomia l'indignazione di fronte al recente taglio, a Lugano,  di 26 ippocastani sani lungo il fiume Cassarate. Indignazione che si è coagulata nel neocostituito "Libero movimento civile cittadini Nuova Lugano/stop taglio alberi". Pronto, di fronte all'albericidio in corso, a costituirsi parte civile per i danni "avvenuti e futuri". Tagli incomprensibili a fronte dell'auspicio di un professionista che si batte per la preservazione del verde pubblico di mantenere e rivalutare alberi e giardini ancora esistenti. D'altronde, annota Rodel, "se si vogliono creare nuovi parchi e giardini pubblici nel tessuto urbano del Cantone, bisogna partire dai parchi sopravvissuti delle vecchie ville. Il vero strumento per salvare queste oasi verdi ancora esistenti è costituito dai piani regolatori comunali e dalle schede del Piano Direttore Cantonale; ciò vuol dire che le autorità hanno il compito di pianificare e salvaguardare". Non aggiungo altro.


Ortica

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