ti segnalo l'intervista a Fabio Pusterla ai microfoni di Enrico Bianda ("In altre parole", rete 2, 11 agosto). Parole dure, quelle di Pusterla. A fronte di una devastazione avvenuta e irrimediabile, è indispensabile preservare i pochi edifici rimasti "almeno per la loro funzione simbolica". Una sorta di "segnale di rimorso" da parte della collettività, rea di non avere saputo conservare la sua memoria storica. Una devastazione dove è riconoscibile un conflitto di interessi? Sì, risponde Pusterla, ma non solo a Lugano, bensì in tutto il cantone. Che fare? Mettere in luce "i nomi, le filiere di ditte che in un modo o nell'altro -dall'edilizia all'asfalto, dagli studi di architettura e di ingegneria- hanno costantemente degli interessi che conducono nei gangli più delicati di questo dibattito sulla conservazione o sulla distruzione del territorio. Perché l'impressione che si ha è che, tutto sommato, i nomi delle persone, dei gruppi di potere che davvero hanno qualcosa di grosso da guadagnare da tutto questo non siano poi infiniti e conducano a una riconoscibile mano che si stende sulla città". Mi sono andata a rivedere "Mani sulla città" girato da Francesco Rosi nel lontano 1963.
Ortica
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