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martedì 27 marzo 2012

Residenze secondarie: la lungimiranza di Jost Krippendorf

Cara Icchia,
non posso che condividere le considerazioni di Eugenio Foglia (pubblicate tra l'altro sul CdT di oggi) sull'esito - per certi versi sorprendente- della recente votazione sulle residenze secondarie. Un intervento equilibrato che denuncia un malandazzo che va avanti da oltre un trentennio e al quale va attribuita parte della responsabilità di un risultato sul quale nessuno avrebbe scommesso.  Eccolo (le sottolineature sono mie): 

"Si susseguono i commenti sull’esito della votazione sulle residenze secondarie: si passa dalla costernazione per l’esito infelice (non è il mio caso) alla comprensione per la decisione del sovrano (è questo il mio caso). Poi c’è chi, con malcelato senso della vendetta, se la spassa, più che per la vittoria, per la sconfitta degli avversari, rei di avere in passato deturpato irrimediabilmente il paesaggio, di aver solo speculato e di essere la causa di crescenti costi infrastrutturali e dell’aumento degli affitti. Ma dove erano alla fine degli anni settanta questi costernati, i comprensivi e rispettivamente quelli che fanno salti di gioia? Dove erano i politici di allora quando il prof. Jost Krippendorf li rendeva attenti sugli svantaggi e i pericoli di un proliferare di residenze secondarie? Già allora questo esimio professore dell’Università di Berna e direttore dell’Istituto di ricerca sul tempo libero e il turismo organizzava conferenze, pubblicava libri e scriveva articoli sul tema. Egli si esprimeva poi in termini molto critici sul divario sempre più manifesto fra obiettivi e realtà del turismo svizzero e sulle strategie con le quali affrontare il futuro. Al punto “Rapporto fra industria alberghiera e para-alberghiera”, l’obiettivo dichiarato era di raggiungere un miglior equilibrio fra il numero di letti in queste due forme di alloggio. La situazione reale (già allora!), con l’avanzata sfrenata delle residenze secondarie, fu un drastico peggioramento di questo rapporto a sfavore del settore alberghiero, mentre si facevano previsioni di un ulteriore aggravamento. E come si è proseguito? Speculando, cambiando piani regolatori a vantaggio d’immobiliaristi, pianificatori, impresari costruttori per investire nell’industria para-alberghiera e nell’edilizia senza badare molto all’estetica e alla protezione dell’ambiente.
In altre parole si erano fissati degli obiettivi e delle strategie, ma si è fatto il contrario. Si è consentita la distruzione delle fonti primarie di attrazione turistica: il paesaggio (non estensibile) e il patrimonio storico e architettonico. E oggi ci si ritrova con un prodotto turistico in buona parte deteriorato che diventa così sempre più difficile “vendere” agli ospiti.
L’esito della votazione non mi ha quindi sorpreso più di quel tanto: vi è stata una reazione, forse sproporzionata, a una smoderata edilizia. A un eccesso si è risposto con un altro eccesso. Anche il voto del mio comune d’origine, Paradiso, dal territorio martoriato, è stato emotivo ma sintomatico: ha accettato l’iniziativa Weber come dimostrazione d’insofferenza verso il proliferare di edifici di lusso, di residenze secondarie e di un’edilizia divoratrice di verde. E anche il fatto che nel Ticino turistico questa iniziativa abbia raccolto il 46% dei favori la dice lunga sull’indice di gradimento per l’operato della politica nei confronti del territorio.
Tuttavia anche altri, unitamente al prof. Krippendorf, avevano ammonito oltre una trentina di anni fa che si stava esagerando con il permissivismo edilizio, la cementificazione e le residenze secondarie! Anche un nostro scrittore, molti anni or sono, affermò che “in Ticino l’albero che prolifica di più è la gru”.

Ortica


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