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martedì 27 marzo 2012

Il Ticino di nuovo bacchettato da Bernhard Furrer

Cara Icchia,
in materia di salvaguardia del territorio e del patrimonio noi ticinesi siamo gli ultimi della classe. Il giudizio - severo -  è quello di Bernhard Furrer che in una lunga intervista al blog di Villa Argentina ci rimanda un'immagine del nostro cantone davvero desolante.
È vero che negli ultimi 40 anni in tutta la Svizzera  lo sviluppo urbano ha conosciuto un'accelerazione  tale da avere indotto le autorità, verso la fine degli anni '70, ad adottare profonde modifiche degli strumenti di pianficazione. Ma il caso di Lugano non è paragonabile a nessun altro.
Qui, " il patrimonio costruito e i giardini sottostanno a una pressione che rispetto al resto della Svizzera è eccezionale. Lo sviluppo economico e i guadagni finanziari prevalgono in modo quasi assoluto sulle considerazioni che riguardano alla qualità urbanistica e alla salvaguardia delle risorse storiche. Anche dopo la recente definizione dei beni protetti a livello comunale, che è stata migliorata in modo considerevole grazie alla pressione dell'opinione pubblica, rimane il fatto che il numero dei beni sotto protezione è estremamente limitato se paragonato a quello di una città svizzera francese o tedesca".
E i nuovi edifici non brillano certo per le loro qualità estetiche.
"Il costruito degli ultimi decenni e di oggi, nella sua maggioranza, non risponde alle esigenze minime di uno sviluppo adeguato della città. I volumi sono troppo massicci, troppo alti e soprattutto la qualità architettonica tanto in struttura quanto in facciata non è soddisfacente."
Verrebbe da chiedersi perché. E il perché è che noi ticinesi non siamo sufficientemente consapevoli "dell'importanza della salvaguardia di edifici storici se questi ultimi non sono di carattere sacro". Negli altri cantoni svizzeri la demolizione di Villa Branca e di Villa Galli non sarebbe nemmeno stata presa in considerazione. Anzi! "Tutte e due sarebbero state messe sotto protezione da anni o decenni, le misure necessarie sarebbero state incluse nel piano regolatore e oggi sarebbero in buono stato di conservazione, avrebbero un uso appropriato e sarebbero oggetti di orgoglio tanto per i proprietari quanto per il Cantone".
Il patrimonio è una sorta di archivio storico tridimensionale: a chi mai verrebbe in mente di buttare via un vecchio documento? "Nel suo insieme il patrimonio edificato testimonia della nostra storia; la sua presenza nella nostra vita di ogni giorno ci accompagna, ci dà la sicurezza della costanza. Rappresenta un bene della comunità intera (...) appartiene a noi tutti come ricchezza culturale".
La salvaguardia del costruito non deve limitarsi ai singoli beni, ma estendersi al loro contesto, soprattutto se qualificante per una città a misura d'uomo. Parliamo degli spazi pubblici. Per troppo tempo i pianificatori hanno dimenticato che "i luoghi dove la gente si dà appuntamento, dove ci si incontra per caso, dove sono possibili feste e manifestazioni sono indispensabili per formare e per rinforzare una comunità, specialmente in una democrazia".
E non sono certo i grandi centri commerciali...
Ortica


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