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giovedì 3 marzo 2011

La lettera di Melitta

Cara Icchia, oggi è arrivata posta. Indovina da chi? Da Melitta Jalkanen. Un lungo scritto che, spero, non sia l'ultimo. Come spero che sia il primo anche da parte di altre persone sensibili alla salvaguardia del nostro territorio...
"Quando vediamo demolire vecchi edifici, siamo tristi. Ma noi dove abitiamo? Come ci muoviamo?
La realtà è che pochi di noi sarebbero stati disposti ad andare a abitare nella bellissima Villa Antonietta, in Via Besso. Fare tutte quelle scale. Rinunciare a un posteggio. Rinunciare...
C’è anche un altro aspetto: il numero di abitanti nel nostro territorio è in aumento, come pure l’appetito di spazio abitativo. Conseguenza di questo appetito smisurato: la cementificazione del territorio. Più strade, più traffico, più inquinamento, meno qualità di vita in città e lungo le strade, dunque la gente vuole andare sempre più lontano... Un circolo vizioso.
Un’alternativa ci sarebbe: occupare tutte le abitazioni esistenti, prima di costruirne di nuove.
Ma qui andiamo a toccare la libertà della persona, il diritto di fare quello che vuole, con la sua proprietà. Se vuole comprarsi cinque case e non abitarci, è difficile vietarglielo. Ci sono tentativi di limitare i “letti freddi”, ma la resistenza è forte.
Se un edificio caratteristico è di mia proprietà, e potrei guadagnare una bella cifra sfrattando gli abitanti e trasformando l’oggetto, che cosa me lo può impedire? Piano regolatore, tutela? La coscienza civica del proprietario rimane il fattore decisivo. In Via Peri 11/13 l’edificio protetto è stato totalmente svuotato. Resterà il guscio. Verrà creata un’autorimessa sotterranea. Tutto legale. Lungo Via Cattedrale, che è la porta d’entrata dei turisti che scendono dalla stazione, nella curva c’era un bel cortiletto (che per un periodo ospitava un grazioso locale pubblico “Creperia dal riit”, con un’incantevole vista): oggi è l’elegante entrata a un’autorimessa privata. Non è brutto. È solo morto, sterile. Un’occasione mancata, un piccolo tassello perso, che avrebbe potuto far parte di una città attraente, viva, variegata.
Sarebbe nell’interesse di TUTTI che questi pezzi di bellezza, poesia, piacere, restassero. Ma chi può obbligare il proprietario a rinunciare a un suo diritto legale, e a fargli fare ciò che è l’interesse di TUTTI – dunque anche il suo? Per ora nessuno. Per ora le leggi hanno sempre tutelato il diritto del singolo, anche quando nuoce alla collettività – e dunque anche a sé stesso. Quando ci sono le elezioni, eleggiamo ancora le persone delle quali sappiamo bene che sono cementificatori e portatori di traffico e tagliatori di alberi?
A Lugano, oggi un appartamento modesto non rende, viene trasformato in “standing elevato” il che spesso significa ufficio, boutique o appartamento di vacanza, dunque di sera VUOTO. La città muore. Risultato? Il turista non si trova a suo agio e va altrove. Il ticinese fugge nei centri commerciali. Era questo ciò che volevamo? Una vita all’interno di abitazioni “di standing elevato” e i soldi per evadere comodamente da una città che non vive."
Melitta Jallkanen

3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  2. Quando si dice capitare a fagiolo! Melitta è fra i politici in prima fila nella salvaguardia del patrimonio paesaggistico e architettonico; è consigliera comunale dei verdi. Per più info il nostro indirizzo di posta elettronica lo trova sotto "Contatti".

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  3. Molto interessante.
    Tra le altre cose, vorrei sapere se un privato che aveva nel suo giardino in area centrale a Lugano un albero quasi centenario, e parlo al passato perché quel bellissimo cedro del libano non c'è più; dicevo se un privato decide di tagiarlo lo può fare a che condizione?

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