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venerdì 18 marzo 2011

Divagazioni sull'archeologia industriale

Cara Icchia,
a proposito di archeologia industriale… proprio accanto al pallone del gas in fase di smantellamento, l’ex centrale termica  ci mostra come la salvaguardia e la riconversione ad altro uso di stabili industriali dismessi possa arricchire il tessuto urbano.  A patto che dietro ci sia un’idea forte. La riconversione dell’ex Termica in multicinema si è rivelata vincente, preservando al contempo l’edificio quale testimonianza architettonica di un quartiere un tempo a vocazione industriale. A Viganello sorgeva, fino a qualche anno fa, anche l’ex stabilimento Campari, purtroppo raso al suolo. Si sarebbe magnificamente prestato ad una riconversione simile a quella effettuata oltre 20 anni fa a Zurigo con l’ex  “Mühle Tiefenbrunnen”: birreria, poi mulino industriale riconvertito in un complesso che ospita bar, ristorante, gallerie, centro fitness, abitazioni e addirittura un museo sull’industria molitoria.  Risultato di una felice intesa tra pubblico e privato.
veduta Mühle Tiefenbrunnen
(foto Mühlerama)
Lungimiranza? Non solo. Anche l’ex stabilimento Campari apparteneva  a privati... a riprova che l’interesse privato non collima forzatamente con quello pubblico. Parte dei mali che affliggono il nostro territorio deriva proprio da questa inconciliabilità di interessi.  Non c’è alcun modo di venirne a capo? Martin Luther King  aveva un sogno: una società senza discriminazioni razziali.  Anche io, nel mio piccolo, ho un sogno: pensa se un giorno i piani regolatori premiassero chi preserva i beni architettonici o naturali… se le zone non edificabili  improvvisamente valessero di più delle zone edificabili... se queste venissero improvvisamente declassate rispetto a quelle non edificabili... non pensi che le ruspe diventerebbero meno voraci?   Che tanti edifici di pregio, magari immersi in parchi secolari, verrebbero salvati?  
Ortica

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