Nei giorni scorsi mi sono imbattuta in un bel articolo di Claudio Ferrata
apparso sul Corriere del Ticino. Il titolo era "Il lago Ceresio:
contemplazione o offshore?". Il
contributo merita una riflessione poichè affronta il problema spinoso di cosa
si intenda per valorizzazione del nostro patrimonio paesaggistico e, di
riflesso, le scelte che gli operatori turistici sono chiamati a fare. Per lungo
tempo Lugano ha vissuto di un turismo attratto dalle sue bellezze naturali e
-aggiungiamo noi- da quelle di un'architettura ancora preservata. Oggi Lugano
cerca affannosamente di risalire la china offrendosi come contenitore di eventi
suscettibili - stando ai promotori - di rilanciare un turismo asfittico, senza
rendersi conto che la strada imboccata da oltre un decennio a questa parte è la
principale causa del suo declino. Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso,
verrebbe da dire: la bellezza del paesaggio è ormai un lontano ricordo.
Deturpata dalla bulimia edificatrice, la Lugano di un tempo è ormai l'ombra di
sé stessa. A nulla o poco serve investire in eventi che contribuiscono ad aumentare
traffico, inquinamento e turismo di massa anziché puntare sulla riqualifica del
territorio. Discorso da dietrologi, diranno alcuni. Ma la dietrologia è forse
quella di chi rincorre, scimmiottando altri lidi, facili soluzioni che durano
lo spazio di qualche giorno. Di seguito, la versione integrale del contributo di Claudio Ferrata.
Ortica
"Di passaggio nel borgo di
Lugano nell’agosto del 1932, lo scrittore francese François-René de
Chateaubriand compì un lungo giro in barca nel golfo lasciandosi incantare
dalle meraviglie del lago di quella «piccola cittadina dall’aspetto italiano».
Questo non è che uno dei tanti esempi che testimoniano dell’apprezzamento delle
acque del Ceresio che venivano assimilate alla calma, a un rapporto con la
natura, alla contemplazione del paesaggio. Proprio per queste caratteristiche la cittadina del Ceresio era
apprezzata da una numerosa clientela: la valorizzazione della dimensione
lacustre aveva permesso a una piccola località come Lugano di inserirsi con una
certa facilità nel circuito del nascente turismo internazionale. Nel medesimo
periodo, precisamente nel 1925, Hermann Hesse, che già risiedeva a Montagnola e
che si era innamorato del paesaggio del sud del Ticino, pubblicava il suo
racconto dedicato a quella che chiamava «la città per stranieri al sud» nel
quale, pur manifestando il suo attaccamento per la regione e considerando
Lugano come una sorta di «città ideale», incitava i suoi abitanti a mantenere
quegli elementi che rendevano attrattivi e unici i suoi paesaggi.
Cito questi due autori perché la
stampa ci ha recentemente informato che ai numerosi «eventi» che vengono
organizzati nella nostra città se ne aggiungerà uno nuovo, che coinvolge
direttamente le acque del golfo. Infatti, a inizio giugno, Lugano ospiterà una
tappa del campionato mondiale di motonautica offshore con catamarani XCat
(extreme catamaran).
Nel corso della gara, queste formule
1 degli specchi d’acqua percorreranno 20 volte un anello che le porterà dalla
foce del Cassarate sino a Caprino, poi a Paradiso e da Paradiso di nuovo verso
la foce. I motori di 400 cavalli che permettono a queste imbarcazioni di
raggiungere i 200 km/h, produrranno notevoli emissioni sonore e l’intero golfo
sarà inagibile per il periodo delle prove e della gara. La nuova, e tanto
apprezzata, sistemazione della foce del Cassarate, progettata pensando al
rapporto armonioso con l’acqua, ospiterà alcune strutture di questa
manifestazione (servizi tecnici, torre di controllo e «palco vip»).
Si prospetta quindi un uso del lago
ben diverso rispetto a quello dei pescatori, dei canottieri e dei canoisti, dei
velisti, dei turisti da diporto che del lago apprezzano, oltre all’aspetto
sportivo, la calma, i riflessi e i colori delle acque, la dimensione estetica.
Davanti a questo attivismo del
pubblico e del privato nell’autorizzare e organizzare manifestazioni di questo
genere (si pensi al «Rombo day» o al circuito della «Formula E», progetto che
ha fatto discutere e che al momento è sospeso) che occupano la città in modo
invasivo e poco rispettoso delle identità locali e paesaggistiche, occorrerebbe
domandarsi se eventi di questo genere siano opportuni e non siano
controproducenti. Permettono veramente di risolvere i problemi che vive il
turismo nel nostro paese? Rappresentano veramente ciò di cui è alla ricerca il
turista che ci visita? Questo non preferirebbe piuttosto ritrovare alcuni
tratti di quella cittadina tanto apprezzata dai visitatori del secolo scorso di
cui facciamo tutto il possibile per cancellare anche le ultime tracce? Siamo
sicuri che adottare il modello di sviluppo di Montecarlo o di Dubai sia
veramente la migliore operazione che si possa fare per la nostra città? Le
acque del lago costituiscono una grande risorsa per la città. Dovremmo allora
valorizzare le qualità del nostro paesaggio in modo rispettoso e recuperare e
aggiornare quel «senso del lago» che tanto era apprezzato dai viaggiatori e
turisti che avevano fatto di Lugano la loro meta di elezione. Lasciamo scelte
come quella della motonautica offshore ai Paesi del Golfo – dai quali questa
manifestazione proviene – che adottano modelli di sviluppo «globalizzati» e non
proprio sostenibili."
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