26 gennaio 2015: inizio dei lavori sul
cantiere del futuro teatro dell'architettura di Mendrisio. 9 febbraio 2015: le
motoseghe entrano in azione e abbattono i due maestosi cedri che si ergevano sul
retro dell'ex Ospedale Beata Vergine. Tra le due date, un'interpellanza dei
consiglieri comunali verdi Tiziano Fontana e Claudia Crivelli-Barella. Rimasta
inevasa. Tale fretta non fa onore né al
municipio di Mendrisio e nemmeno all'Accademia di Mendrisio, nonostante il pronto
rammarico espresso per l'intervento. Che, cela va-de-soi, a suo avviso era
inevitabile. Il cantiere -si è giustificata- avrebbe accelerato la fine di uno degli
alberi già morente e compromesso l'altro, troppo vicino al primo per
sopravvivere. Alberi centenari sacrificati sull'altare della prevista riqualifica
dell'area, riqualifica il cui significato, tuttavia, differisce profondamente da
quello attribuitole da Tiziano Fontana. E ha fatto bene a puntualizzarlo:"I
veri architetti rispettano profondamente il contesto in cui inseriscono le loro
opere e proteggono il patrimonio storico
e naturalistico per il suo valore culturale e civile".
Altrettanto amareggiata Claudia
Crivelli-Barella, di cui riproduciamo integralmente l' intervento sul portale "ticinonews":
“Ti auguro di vivere in tempi
interessanti” era nell’antica Cina una maledizione, essendo definiti
interessanti i tempi di guerre e delle carestie che ne facevano seguito…Anche
noi viviamo in tempi interessanti, viene da pensare girando per le strade intasate
dal traffico, e senza rispetto per niente e per nessuno che non siano i
temporanei interessi economici dell’ultima impresa in corso, etichettata con la
sigla di moda che varia da “valore aggiunto” a “eco” a “cultura”: sigle vuote
alle quali ci hanno abituati decenni di pubblicità intese solo ad incrementare
i profitti.In un’altra cultura, differente dalla nostra, il Giappone, si usava
onorare gli alberi come testimoni di un Tempo sacro al quale l’umano si
inchinava. È ancora usanza compiere dei giri attorno ai grandi alberi secolari,
riflettendo sulla propria vita e augurandosi che ogni anello fatto benedica
ciascuno degli anni che restano da vivere sulla terra.
Da noi, gli alberi si
tagliano appena danno fastidio. Si dice che sono malati, e certo che lo sono:
incurie, costruzioni selvagge, inquinamento, disamore…anche i bambini e gli
anziani non se la passano bene, e tutti noi nel mezzo arranchiamo in qualche
modo.Ho un nodo alla gola oggi, guardano le fotografie dei cedri abbattuti
vicino a Palazzo Turconi, e passerò per un ultimo saluto quando scenderà sera.
Non voglio scagliare improperi e maledizioni, ma non intendo neppure per ora
ascoltare le spiegazioni che già conosco, le stesse usate per gli altri alberi
abbattuti per far posto al cemento che avanza. Mi inchino alla loro storia, e
li ricorderò finché avrò vita, temendo che i bambini che ora stanno crescendo
non potranno ricordare una Mendrisio dove ancora esistevano alberi maestosi.
Gli
alberi non votano, non hanno valore commerciale, non sono importanti. Per
alcuni. Per me, come era per gli antichi druidi ma anche per le persone che
incontro e che piangono per la sofferenza degli alberi, la loro scomparsa è un
dolore fisico.
Non ho molto da aggiungere, eccetto un
suggerimento ai promotori della "Residenza ai Cedri" di Via Turconi 2
la cui consegna è prevista nel giugno di quest'anno. Siete ancora in tempo per
trovarle un nuovo nome. "Residenza agli ex cedri" sarebbe più
azzeccato.
Ortica
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