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martedì 10 febbraio 2015

La fine ingloriosa dei due cedri di Palazzo Turconi

26 gennaio 2015: inizio dei lavori sul cantiere del futuro teatro dell'architettura di Mendrisio. 9 febbraio 2015: le motoseghe entrano in azione e abbattono i due maestosi cedri che si ergevano sul retro dell'ex Ospedale Beata Vergine. Tra le due date, un'interpellanza dei consiglieri comunali verdi Tiziano Fontana e Claudia Crivelli-Barella. Rimasta inevasa.  Tale fretta non fa onore né al municipio di Mendrisio e nemmeno all'Accademia di Mendrisio, nonostante il pronto rammarico espresso per l'intervento. Che, cela va-de-soi, a suo avviso era inevitabile. Il cantiere -si è giustificata- avrebbe accelerato la fine di uno degli alberi già morente e compromesso l'altro, troppo vicino al primo per sopravvivere. Alberi centenari sacrificati sull'altare della prevista riqualifica dell'area, riqualifica il cui significato, tuttavia, differisce profondamente da quello attribuitole da Tiziano Fontana. E ha fatto bene a puntualizzarlo:"I veri architetti rispettano profondamente il contesto in cui inseriscono le loro opere e proteggono il patrimonio storico e naturalistico per il suo valore culturale e civile".

Altrettanto amareggiata Claudia Crivelli-Barella, di cui riproduciamo integralmente l' intervento sul portale "ticinonews":

“Ti auguro di vivere in tempi interessanti” era nell’antica Cina una maledizione, essendo definiti interessanti i tempi di guerre e delle carestie che ne facevano seguito…Anche noi viviamo in tempi interessanti, viene da pensare girando per le strade intasate dal traffico, e senza rispetto per niente e per nessuno che non siano i temporanei interessi economici dell’ultima impresa in corso, etichettata con la sigla di moda che varia da “valore aggiunto” a “eco” a “cultura”: sigle vuote alle quali ci hanno abituati decenni di pubblicità intese solo ad incrementare i profitti.In un’altra cultura, differente dalla nostra, il Giappone, si usava onorare gli alberi come testimoni di un Tempo sacro al quale l’umano si inchinava. È ancora usanza compiere dei giri attorno ai grandi alberi secolari, riflettendo sulla propria vita e augurandosi che ogni anello fatto benedica ciascuno degli anni che restano da vivere sulla terra.

Da noi, gli alberi si tagliano appena danno fastidio. Si dice che sono malati, e certo che lo sono: incurie, costruzioni selvagge, inquinamento, disamore…anche i bambini e gli anziani non se la passano bene, e tutti noi nel mezzo arranchiamo in qualche modo.Ho un nodo alla gola oggi, guardano le fotografie dei cedri abbattuti vicino a Palazzo Turconi, e passerò per un ultimo saluto quando scenderà sera. Non voglio scagliare improperi e maledizioni, ma non intendo neppure per ora ascoltare le spiegazioni che già conosco, le stesse usate per gli altri alberi abbattuti per far posto al cemento che avanza. Mi inchino alla loro storia, e li ricorderò finché avrò vita, temendo che i bambini che ora stanno crescendo non potranno ricordare una Mendrisio dove ancora esistevano alberi maestosi.

Gli alberi non votano, non hanno valore commerciale, non sono importanti. Per alcuni. Per me, come era per gli antichi druidi ma anche per le persone che incontro e che piangono per la sofferenza degli alberi, la loro scomparsa è un dolore fisico.

Non ho molto da aggiungere, eccetto un suggerimento ai promotori della "Residenza ai Cedri" di Via Turconi 2 la cui consegna è prevista nel giugno di quest'anno. Siete ancora in tempo per trovarle un nuovo nome. "Residenza agli ex cedri" sarebbe più azzeccato.

Ortica


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