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domenica 30 novembre 2014

Megavilla di Davesco-Soragno fuori zona: urgono risposte

Le immagini pubblicate da La Regione ad illustrazione di quello che sembrerebbe avere tutta l'aria di un caso di abusivismo edilizio - come chiamarlo altrimenti? -  e rivelato dal quotidiano alcuni giorni fa sono ben lungi dal rispecchiare le effettive dimensioni del disboscamento effettuato a Davesco-Soragno: semplicemente gigantesche. Basta mettere a confronto queste due foto, per rendersi conto dell'enorme impatto dell'intervento.





È aberrante che il proprietario sia riuscito a far passare come "lavori di sistemazione del bosco"  l'averlo, di fatto, semplicemente raso al suolo. Sorgono spontanee alcune domande:  si giustifica ancora una semplice multa per "disboscamento eccessivo" di fronte alla reale entità dei lavori intrapresi?  È sufficiente intimare il "ripristino della zona bosco" alla luce del fatto che per la ricostituzione dello stesso occorreranno anni e anni?  Che ne è rimasto inoltre della parte ad uso agricolo del mappale in questione?  Le immagini parlano da sole.  Eppure, stando a La Regione, due mesi fa il DdT (interpellato da un vicino) scriveva: "Non vi sono gli estremi per un nostro intervento". Ma la risposta si basava su un reale sopralluogo?

E che dire della villa fuori zona che attorno agli anni '70 ha sostituito l'antica masseria ed ora ha lasciato il posto all'attuale? Come è stato possibile accordare una licenza edilizia malgrado la crassa violazione di quello che era considerato un terreno non edificabile?  "È il Comune che esegue formalmente la licenza e controlla i lavori, ma a decidere nei territori ‘fuori zona’ è il Cantone" ha dichiarato il capodicastero di Lugano Angelo Jelmini  interpellato in proposito dal quotidiano. Intanto il caso continua a far discutere,  nonostante l'assordante silenzio dei media a fronte del clamore della vicenda e dei numerosi interrogativi che essa pone.

Ma che dice la legge sulle costruzioni fuori dalle zone edificabili? Per l'Ufficio federale dello sviluppo territoriale "le licenze di costruzione fuori delle zone edificabili sono subordinate al rispetto di condizioni molto severe e hanno valore solo quando sono rilasciate dalla competente autorità cantonale o sono da essa approvate per iscritto (attraverso una decisione)". Inoltre, "chi apporta modifiche che non sono state approvate, rischia, anche dopo decenni, di dover ripristinare lo stato originario di legalità (la sottolineatura è mia).  Ciò vale anche per eventuali successori".
Anche la LPT rimanda all'autorità cantonale, specificando che è "il servizio competente a decidere se il progetto edilizio sia conforme alla zona o se un'eccezione possa essere autorizzata". Nel caso di Davesco-Soragno è forse stata fatta un'eccezione?  E se sì, da chi? E per quale motivo?
Dal canto suo, in caso di violazioni materiali, la Legge edilizia cantonale prevede che "prima di ordinare la demolizione o la rettifica di edifici o impianti fuori dalle zone edificabili il Municipio debba chiedere l'avviso al Dipartimento" ed inoltre che "la demolizione non esclude la procedura di contravvenzione" (Art.47 cap.V).  

Da non dimenticare, infine, che per giurisprudenza costante la prescrizione per gli atti accertati come abusivi fuori da zona edificabile è di 30 anni. Visto che sono trascorsi al massimo due anni dall'esecuzione dei lavori, è auspicabile che le autorità cantonali e comunali uniscano i loro sforzi per ripristinare lo stato di diritto e soprattutto per far ripristinare lo stato primitivo del terreno. Aspettiamo con impazienza la presa di posizione delle autorità competenti. Sul caso, Sergio Savoia ha già promesso di inoltrare un'interrogazione al Governo....


Ortica

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