La recente demolizione di Villa Salvioni
a Bellinzona - uno dei molti edifici citati dalla Guida d'arte della Svizzera
italiana ad essere finiti sotto le ruspe- ha il merito di avere aperto gli
occhi a molti bellinzonesi sull'insufficiente tutela di cui gode il ricco
patrimonio storico-architettonico della città. Bellinzona, contrariamente alla martoriata
Lugano, vanta ancora innumerevoli testimonianze architettoniche della fine '800
e degli inizi del '900 le quali, se mantenute e ristrutturate anziché demolite,
potrebbero fare della capitale un vero gioiello . La loro salvaguardia,
tuttavia, è lungi dall'essere garantita.
Il rischio che corre la Turrita ha indotto cinque consiglieri comunali PPD a presentare una mozione al Municipio, sollecitato a sua volta dalla Stan ad adottare in tempi rapidi una revisione del piano regolatore. Ma la
consapevolezza che è urgente intervenire prima che sia troppo tardi sta maturando
anche nella popolazione. Emblematico, in proposito, quanto scritto di recente da Marchio
Tenchio sul CdT : "Centro storico,
ville e castelli sono una sola cosa: patrimonio culturale, architettonico e spirituale
dei bellinzonesi, patrimonio da mantenere a tutti i costi per i nostri posteri".
Come annotava già nel lontano 1910 Theodore Roosevelt a proposito di salvaguardia ambientale, occorre "impedire che una minoranza priva di principi
distrugga un patrimonio che appartiene alle generazioni che verranno". Un'esortazione che non ha perso d'attualità. Abbiamo l'obbligo civile e morale di intervenire non solo a tutela delle
ville di Bellinzona, ma anche alla luce di quanto sta accadendo sulle
rive del Ceresio, dalle parti di Melide.
Ortica
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