Che un piano regolatore unitario sia della massima urgenza lo dimostra il
consenso unamime con il quale il legislativo luganese ha approvato, lo scorso
mese di maggio, lo stanziamento di quasi un milione e mezzo destinato a
finanziare l'unificazione dei 21 piani regolatori in un unico Masterplan. Se non bastasse, a dimostrare l'urgenza di un
PR unitario, le note vicissitudini di Gandria - dove nonostante la bocciatura da
parte del TF del progetto Borgo degli Ulivi, l'edificabilità dei terreni non è
stata rimessa in discussione - come pure la mozione inoltrata da un gruppo di consiglieri comunali per avviare al più presto una variante di
PR che consenta di dezonare al pian Scairolo il comparto del Corona. Occorre
evitare che la transitorietà nella quale ci si trova possa andare ulteriormente
a scapito della zona, già cementificata ad oltranza.
E sempre nel Luganese, fa riflettere l'ennesimo caso di una villa storica
a rischio abbattimento la cui tutela era stata suggerita dal Cantone. La villa
in questione si trova a Massagno, comune dove in passato sono state consentite
demolizioni scellerate, come quelle che hanno visto l'annientamento dello
storico quartiere di Santa Lucia. Ora rischia di essere abbattuta una villa di
inizio Novecento che il Cantone avrebbe messo sotto tutela quale bene di
interesse locale, ma che il comune non ha voluto inserire nella lista di variante
di PR all'esame di Bellinzona. Leggo che per fare spazio all'ennesimo
parallelepipedo, verrebbero abbattuti due faggi che lo stesso municipio ritiene
meritevoli di conservazione! In un passato recente, Massagno ha subito una
profonda trasformazione che ha visto cadere sotto le ruspe innumerovoli
testimonianze della sua storia. Non rimane che sperare nel preavviso cantonale.
Rimaniamo sempre nel Luganese, questa volta a Lugano. Che la lista di
beni protetti inseriti nella variante di PR approvata sei anni fa sia lacunosa
e meritevole di essere ampliata lo dimostra anche il caso del quartiere di
Montarina. Correva l'anno 2011 e in un'intervista al GdP, Giordano Macchi,
allora presidente della commissione della pianificazione all'epoca
dell'approvazione del messaggio muncipale sulla variante dei beni culturali di
interesse cantonale e locale, si
esprimeva così: "L'elenco è un
ottima base di partenza, ma è evidente frutto di un compromesso. Da una lista
preparata dai tecnici, neppure tanto lunga, il Municipio ha stralciato molti
oggetti. Quindi si tratta di una lista troppo corta".
Parole profetiche. Infatti, il
fatto che la variante fosse il risultato di un compromesso lo si misura oggi. Nella stessa intervista, Macchi tacciò la politica di tutela del
municipio "da molto banda a
inesistente. A parole tutti vogliono difendere il bello. Poi nella realtà
vincono il denaro e il cemento." Re
Giorgio nel frattempo è caduto, le bellezze storico-architettoniche di Lugano
sono meglio tutelate, ma si potrebbe
fare ancora meglio. Infatti, a dimostrare le lacune della variante di PR
approvata nel 2011, è l'interrogazione urgente con la quale lo scorso luglio i verdi hanno sollecitato il municipio a istituire una zona di pianificazione per la tutela dell'intero quartiere di Montarina, una richiesta analoga della STAN e le polemiche sorte sulla mancata protezione di due edifici in via
Loreto. Il primo oggetto di una domanda di costruzione alla quale la STAN si
oppone, il secondo oggetto di una richiesta di messa sotto tutela da parte
degli stessi proprietari. Frattanto, lo scorso giugno, il Consiglio di Stato ha
reso noto di avere individuato 22 altri beni culturali da tutelare. Quel che è
certo è che se si avesse avuto il
coraggio di stilare un elenco esaustivo sei anni fa, anzichè corrrere ai ripari oggi chiedendo la messa
tutela a posteriori di edifici snobbati a suo tempo, si sarebbe risparmiata la
demolizione di altre testimonianze del patrimonio culturale, storico e architettonico
di cui Lugano è stata privata negli ultimi sei anni.
Ortica
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