Inghiottito, fagocitato dalla lenta e inesorabile avanzata del cemento
anche l'ultimo pezzo di verde alle "5 vie", all'uscita nord
dell'autostrada, in quella che un tempo era una zona agricola del comune di
Breganzona e che il municipio del comune ora scomparso decise di rendere parzialmente edificabile - anche parte delle zone ZAC per l'avvicendamento culturale.
A nulla sembra essere valso l'appello della sezione massagnese dei "Cittadini per il territorio" che a inizio settembre chiedeva alle autorità cantonali e cittadine di preservare l'ampia e preziosissima zona agricola sita sul Pian Povrò, a confine con il Comune di Massagno verso la Crespera.
Ma c'è dell'altro: oltre essere una delle ultime zone ancora libere e inedificate, questo terreno diventato proprietà della grande Lugano ha visto scrivere una pagina di storia del nostro Cantone: è infatti qui, nel lontano autunno 1802, che avvenne il "pronunciamento del pian Povrò" commemorato in un volumetto dato alle stampe nel 2003. Vi si leggeva, a firma dell'allora sindaco di Breganzona Ignazio Bonoli, "ben venga ... ogni contributo - anche modesto - che possa risvegliare in tutti i cittadini attuali il senso di appartenenza a una comunità (ndr: Breganzona) che ha origini antichissime...".
Lugano ha però la memoria corta, soprattutto quando si tratta di memoria storica da preservare. Quel pezzo di terra ricevuto in eredità dopo che il comune Breganzona fu spazzato via dalla fusione ospiterà la nuova sede della Croce Verde. Che importa se su quelle terre, in seguito ai moti antifrancesi e antirepubblicani che nell'estate del 1802 ebbero ragione della Repubblica, il "pronunciamento del pian Povrò" sancì la proclamazione dell'autonomia del Luganese? La memoria storica di nuovo sacrificata sull'altare del cemento. Non c'è di che andarne fieri.
Ortica
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