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venerdì 3 febbraio 2017

Quartiere San Giovanni protetto: Bellinzona capitale morale della tutela del patrimonio


Una decisione storica. Per chi  si batte per la salvaguardia del patrimonio, la tutela cantonale del quartiere San Giovanni di Bellinzona apre una nuova pagina tutta da scrivere. La decisione - una prima ticinese- fa ben sperare a fronte della febbre che l'apertura di Alptransit non ha mancato di suscitare tra i promotori immobiliari. Dopo lo scempio perpetrato ai danni del territorio del Sottoceneri, Bellinzona non poteva permettersi di compromettere in modo irriversibile un tessuto urbano sviluppatosi armoniosamente nel tempo.

Ed è proprio il quartiere di San Giovanni, costruito 120 anni fa sotto la stazione che - complice lo sfruttamento degli indici rimasto sinora inferiore a quanto consentito dal PR- sarebbe stato esposto maggiormente al rischio di essere stravolto completamente dall'appetito delle ruspe.

È l'insieme armonico del quartiere e la qualità architettonica dei suoi edifici ad avere spinto il Dipartimento del territorio a procedere alla sua tutela ai sensi della LBC mediante la modifica dell'estensione del perimetro di rispetto attualmente in vigore. Un passo che non sarebbe stato possibile senza la volontà politica del comune. A fronte dei rischi corsi dai beni potenzialmente degni di essere protetti, nel 2013 aveva deciso di correre ai ripari adottando - in attesa del nuovo  PR - una zona di pianificazione provvisoria che di fatto aveva congelato gli edifici all'interno del suo perimetro.

La decisione ha consentito di procedere all'esame preliminare dei beni passibili di tutela: e quanto scaturito, oltre la tutela del quartiere San Giovanni e quella di 15 nuovi oggetti di importanza cantonale, è la protezione di ben 177 beni di importanza locale. Che sommati ai 66 che già beneficiano di protezione nell'ambito del Piano particolareggiato del centro storico, li portano alla ragguardevole cifra di 243.

Il 2013, quindi, un anno di svolta. Ripensando alla demolizione del Villino Salvioni -  sfortunatamente allora non figurava tra i beni tutelati dalla città- a quella dell'ex istituto Soave, alla distruzione - sventata- di villa Carmine, o ancora alla petizione lanciata dalla STAN a difesa delle ville storiche (senza contare gli  interventi in consiglio comunale a difesa del patrimonio storico-architettonico della città), non si può non ricordare quanto scriveva una lettera aperta indirizzata quello stesso anno al sindaco Mario Branda: "Non è troppo per proteggere insieme unitari valorizzando un'eredità che la Turrita ha saputo conservare praticamente intatta".

Ebbene, nel giro di neanche un quadriennio, Bellinzona ha saputo sfoderare la volontà politica necessaria a salvaguardare quelle pregevoli testimonianze architettoniche che altrove -leggasi Lugano- una politica miope e affarista ha invece dato in pasto alle ruspe.

Ortica

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