Una
decisione storica. Per chi si batte per la
salvaguardia del patrimonio, la tutela cantonale del quartiere San Giovanni di
Bellinzona apre una nuova pagina tutta da scrivere. La decisione - una prima
ticinese- fa ben sperare a fronte della febbre che l'apertura di Alptransit non
ha mancato di suscitare tra i promotori immobiliari. Dopo lo scempio perpetrato
ai danni del territorio del Sottoceneri, Bellinzona non poteva permettersi di compromettere
in modo irriversibile un tessuto urbano sviluppatosi armoniosamente nel tempo.
Ed è proprio
il quartiere di San Giovanni, costruito 120 anni fa sotto la stazione che - complice
lo sfruttamento degli indici rimasto sinora inferiore a quanto consentito dal
PR- sarebbe stato esposto maggiormente al rischio di essere stravolto completamente
dall'appetito delle ruspe.
È l'insieme
armonico del quartiere e la qualità architettonica dei suoi edifici ad avere spinto
il Dipartimento del territorio a procedere alla sua tutela ai sensi della LBC
mediante la modifica dell'estensione del perimetro di rispetto attualmente in
vigore. Un passo che non sarebbe stato possibile senza la volontà politica del
comune. A fronte dei rischi corsi dai beni potenzialmente degni di essere
protetti, nel 2013 aveva deciso di correre ai ripari adottando - in attesa del
nuovo PR - una zona di pianificazione
provvisoria che di fatto aveva congelato gli edifici all'interno del suo perimetro.
La
decisione ha consentito di procedere all'esame preliminare dei beni passibili
di tutela: e quanto scaturito, oltre la tutela del quartiere
San Giovanni e quella di 15 nuovi oggetti di importanza cantonale, è la
protezione di ben 177 beni di importanza locale. Che sommati ai 66 che già
beneficiano di protezione nell'ambito del Piano particolareggiato del centro
storico, li portano alla ragguardevole cifra di 243.
Il 2013,
quindi, un anno di svolta. Ripensando alla demolizione del Villino Salvioni
- sfortunatamente allora non figurava tra i beni tutelati dalla città- a quella dell'ex istituto
Soave, alla distruzione - sventata- di villa Carmine, o ancora alla petizione
lanciata dalla STAN a difesa delle ville storiche (senza contare gli interventi in consiglio comunale a difesa del
patrimonio storico-architettonico della città), non si può non ricordare quanto
scriveva una lettera aperta indirizzata quello stesso anno al sindaco Mario
Branda: "Non è troppo per proteggere
insieme unitari valorizzando un'eredità che la Turrita ha saputo conservare
praticamente intatta".
Ebbene, nel
giro di neanche un quadriennio, Bellinzona ha saputo sfoderare la volontà
politica necessaria a salvaguardare quelle pregevoli testimonianze
architettoniche che altrove -leggasi Lugano- una politica miope e affarista ha invece
dato in pasto alle ruspe.
Ortica
Nessun commento:
Posta un commento