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sabato 24 ottobre 2015

Mala edilizia e mattone selvaggio nelle denunce di Giovanni Bolzani e di Falò

Gli scandali di mala edilizia negli ultimi tempi si succedono con una frequenza sconcertante. In questo solo mese di ottobre, a tenere banco è stato il fallimento lampo dell'Adria, poi quello decretato contro l'impresa di costruzione Cea di Melide: in entrambi i casi, fanno da corollario scoperti per svariati milioni. Ed ora, a far parlare, è il fallimento di un'altra impresa di costruzione, questa volta denunciato dai banchi del Consiglio comunale dal consigliere PLR Giovanni Bolzani, da sempre attento al territorio. Al centro dell'interrogazione, un cantiere di Pregassona fermo da quasi un anno. Ne avevamo parlato anche noi nel nostro post del 27 aprile scorso "Maledilizia a Pregassona?". Stando a Bolzani, nel frattempo la ditta in questione sarebbe fallita, lasciando dietro di sé lo scheletro della palazzina in costruzione. Di sicuro, non naviga in buone acque. Come non pensare al caso Molina e al crack della sua società, il cui progetto immobiliare a Breganzona ha lasciato sul terreno due palazzine non ultimate? Dietro questi fallimenti spesso vi sono finanziamenti poco chiari, cumuli di precetti esecutivi, oneri sociale e salari non pagati. Ad andarci di mezzo, come sempre, maestranze e creditori.

La mala edilizia  è un male insidioso che, come ha denunciato la recente inchiesta di Falò "Mattone selvaggio",  si insinua nel tessuto sociale ed economico alla stregua di un tumore grazie a leggi spesso inadeguate e a sanzioni pecuniare irrisorie rispetto al danno che causa. Un tumore che si propaga anche tra chi dovrebbe far rispettare le leggi, come è il caso del sindaco di Corecepolo, comune dove nel 2011 è stata costruita una  strada prima ancora dell'ottenimento della licenza edilizia, accordata... nel 2014! A fronte di questo abuso macroscopico reso possibile dall'inossservanza spudorata della legge, il sindaco se l'è cavata con una multa di ... 700 franchi. Stesso discorso valgasi per l'aumento abusivo della SUL di uno stabile edificato a Vernate (aumento pari a 243 metri cubi, quasi un terzo in più di quanto consentito) denunciato dal sindaco del comune Giovanni Cossi, purtroppo inerme di fronte alla possibilità accordata dalla legge di acquistare metri quadrati in eccedenza ai confinanti.

L'abuso a Vernate; immagine tratta da Falò

Una legge che spalanca la porta agli abusi e favorisce i grossi speculatori con ingenti mezzi finanziari. Ecco allora che la politica del fatto compiuto sembra diventare sempre di più un modus operandi scelto deliberatamente nella consapevolezza di incorrere in sanzioni pecuniarie irrisorie rispetto al danno provocato. Ma a volte, fortunatamente, non è così. Ad Ascona, è esemplare il caso dell'attico abusivo costruito dall'ex vicesindaco (!) con il concorso, in guisa di architetto, del pianificatore comunale. Abuso sanzionato  con una multa pecuniaria di 5000 franchi e l'obbligo di ripristino dello stato antecedente i lavori.

Il ballo del mattone non conosce tregua e rischia di travolgere figure istituzionali chiamate a vegliare sul rispetto della legge. Come non pensare allo scandalo della villa di Davesco-Soragno edificata fuori zona edificabile e all'operato delle autorità comunali e cantonali preposte a far osservare le disposizioni in materia? Pur avendo difeso a spada tratta l'operato dei funzionai del DDT e ribadisto che tutto è stato autorizzato nel rispetto della legge, le asserzioni dell'ex consigliere di stato Marco Borradori a Falò non hanno aiutato a fugare i dubbi e fare interamente luce su una vicenda che presenta ancora diversi punti oscuri. Punti oscuri che l'avvocato Claudio Cereghetti, interpellato in proposito, ha sintetizzato così: "Ci si può chiedere come mai sia sia giunti al rilascio del permesso"!

Occorre reagire e agire con fermezza per impedire che il malvezzo mini la fiducia dei cittadini nelle istituzioni corrodendole dal suo interno. Occorre dotarsi di leggi più consone a fronteggiare un fenomeno che sta mettendo a prova il territorio nella sua componente più delicata: il rapporto tra autorità e cittadini. Benvenga dunque la chiarissima presa di posizione del Governo a favore dell'approvazione da parte del Gran Consiglio di buona parte dei postulati dell'iniziativa popolare della STAN "Un futuro per il nostro passato" per una più incisiva tutela del paesaggio. Poiché, riprendendo le conclusioni del mio post sulla mala edilizia a Pregassona, "i ripetuti casi di malcostume imprenditoriale richiedono una risposta ferma, corale e univoca da parte di tutti gli attori coinvolti, politici, imprenditori, sindacati. Occorre evitare che esso si diffonda ulteriormente e attecchisca definitivamente all'ombra di normative, mezzi e personale insufficienti come pure di un approccio inadeguato a fronte di una realtà di frontiera sempre più sotto pressione".

Ortica

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