Ci sono voluti ben cinque anni, per
vedere accolta (seppur parzialmente) la mozione interpartitica che nel
2010 chiedeva di porre un freno alla
speculazione edilizia sul Monte Bré mediante la revisione del Piano regolatore.
Eppure questi cinque anni hanno funto
da laboratorio, da fucina democratica,
che ha visto confrontarsi (spesso a muso duro) i fautori di una politica dello
statu quo e quelli di una pianificazione condivisa tra cittadini e autorità, in
primis l'associazione "Uniti per Bré" nata proprio per salvaguardare il
villaggio e l'ambiente circostante da una nuova colata di cemento nella
pregiata zona cosiddetta "Ai piani".
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da "Uniti per Bré" |
La svolta impressa ieri dal Consiglio
comunale con l'accettazione all'unanimità di tre dei cinque punti della mozione (allestimento di un nuovo piano regolatore,
di un piano particolareggiato delle zone limitrofe e la ridefinizione delle
zone edificabili) è emblematica e significativa di come la percezione del
territorio stia mutando- e in meglio. Si fa strada una nuova sensibilità che
nel territorio vede sempre di più un bene comune da preservare e sempre di meno
una risorsa da saccheggiare. Una trasformazione che si innesta in un discorso
molto più ampio, in atto un po' ovunque, alla nostre latitudini e non solo. Pensiamo,
a livello federale, alla nuova Legge sullo sviluppo territoriale o, per quel che concerne il nostro Cantone, alla
recente riuscita delle due iniziative "Spazi verdi per i nostri
figli" e "Un futuro per il nostro passato" ma anche, a livello
istituzionale, della brusca frenata impressa dal Dipartimento del territorio
alle scelte pianificatorie del municipio di Mendrisio per il comparto di Valera
(leggete in proposito il commento di Daniela Carugati "Un mondo alla rovescia" apparso
su "La Regione").
La nuova realtà venutasi a creare con le
aggregazioni e l'accorpamento nella grande Lugano (ormai soltanto tale in
quanto a superficie...) anche di villaggi inseriti nell'Inventario federale
ISOS -come Bré, appunto- impone un
ripensamento di quello che è l'attuale contesto urbano: non più locale ma
regionale. Lungimirante in proposito, il commento dell'ingegner Pierino Borella
apparso nel novembre di due anni fa sul "Corriere del Ticino". Oggi,
oltre muoverci in nuovo contesto urbano regionale, occorre fare i conti con i
piani di paesaggio comprensoriali previsti dalla nuova LST. La revisione del PR di Lugano - scriveva
Borella - si presenta pertanto come un'opportunità unica per allestire un disegno paesistico con importanti ricadute
sulla qualità urbana e "dovrebbe essere incorniciata in un progetto di
paesaggio comprensoriale regionale".
La decisione di ieri del CC potrebbe
essere il primo, importante passo in questa direzione. Tanto più che un
progetto paesaggistico di ampio respiro è imprescindibile da quello che
l'architetto e docente all'Accademia di Mendrisio João Gomes da Silva (citato
da Borella) considera "un processo d'ascolto per capire le caratteristiche
intrinsiche di quel luogo, per comprendere l'intensità e le potenzialità delle
energie che determinano le funzioni che sostengono quel dato paesaggio". Partecipazione condivisa, progetto d'ascolto,
bene comune, rivisitazione dei margini tra edificabile e non edificabile ...benvenga
la nuova svolta voluta, fortissimamente voluta, da tutti i gruppi e le
associazioni di cittadini che in questi anni si sono battuti con tenacia e caparbietà per una
grande Lugano più rispettosa dei grandi valori storici e culturali del suo
comprensorio.
Ortica
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